Bevacqua boccia la svolta civica di Oliverio e lascia il gruppo Pd: bufera nel centrosinistra - VIDEO

Consiglio regionale ad alta tensione. Mentre la sinistra implode a destra tensioni sui capigruppo e sulla surroga di Wanda Ferro: Mangialavori non si dimette e blocca Parente. A palazzo Campanella anche il senatore di Forza Italia Marco Siclari che ha incontrato Pino Gentile e i consiglieri ex Ncd

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di Riccardo Tripepi
18 giugno 2018
21:40

E’ furibondo il governatore Oliverio al termine dei lavori del Consiglio regionale. Stavolta i suoi hanno superato il limite. E seppure si sono presentati a ranghi compatti, dopo le ultime sei sedute consecutive in cui il centrosinistra non è stato in grado di garantire il numero legale, hanno comunque trasformato la riunione nell’ennesima crisi interna.

 


Stavolta ci ha pensato il franceschiniano Domenico Bevacqua a dare fuoco alle polveri. In apertura dei lavori ha annunciato la sua decisione di autosospendersi dal gruppo del Pd, ma non dal partito. «Un segnale politico» ha detto per protestare contro la crisi che sta attraversando la maggioranza, ma anche per rimarcare le perplessità sulla svolta civica annunciata da Mario Oliverio. «Va bene provare ad allargare la base del consenso – ma se si tratta di una mera sostituzione o un’alternativa rispetto al progetto del Pd allora non va bene». Bevacqua ha poi spiegato i moitvi che lo hanno spinto ad annunciare la sua decisione in Consiglio regionale «L’ho fatto nella sede istituzionale perchè non c’è un segretario regionale, non ci sono organismi a cui affidare queste mie riflessioni». E, soprattutto, non c’è un gruppo consiliare del Pd. «Non c’è un governo del gruppo – la stoccata di Mimmo Bevacqua a Sebi Romeo - se ci fosse stato non saremmo mai arrivati a questa determinazione».

 

Le parole di Bevacqua hanno ovviamente infiammato gli animi dell’opposizione che con Tallini, Orsomarso, Gallo e Nicolò hanno puntato l’indice contro un centrosinistra ormai arrivato a fine corsa. «La legislatura può considerarsi finita» il ritornello degli interventi del centrodestra che ricordato tutte le volte in cui solo per la presenza in Aula dei gruppi di opposizione il Consiglio ha potuto ultimare i suoi lavori.

 

Anche all’interno del centrosinistra, però, l’intervento non è passato inosservato. Arturo Bova ha versato altra benzina sul fuoco: «siamo davanti a una crisi che non riguarda soltanto il Pd, ma l’intero centrosinistra. Senza uno scatto di orgoglio mettiamo a rischio la storia e la stessa sopravvivenza del centrosinistra calabrese». Proprio quel Bova che a Catanzaro, appena qualche giorno fa, ha fatto saltare i nervi a Tonino Scalzo e Franco Pacenza con la presentazione di un’autonoma proposta di legge sull’integrazione tra l’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e l’azienda universitaria “Mater Domini” di Catanzaro.

 

Chi si aspettava al termine del dibattito la replica del governatore Oliverio o quantomeno una risposta del capogruppo Romeo, è rimasto deluso. I due, che pure hanno confabulato a lungo durante la seduta, hanno preferito lasciare correre. Anche se, a questo punto, una riunione di maggioranza sembra essere non più rinviabile.

Surroghe e bagarre nel centrodestra

Se Atene piange, Sparta non ride. Dopo tre mesi e mezzo dalle elezioni politiche arriva finalmente il momento delle surroghe tra i banchi del centrodestra. Esce il parlamentare di Forza Italia Francesco Cannizzaro e al suo posto fa il suo ingresso il primo dei non eletti nella Casa delle Liberà Giuseppe Pedà. A dire il vero Cannizzaro non è che sia proprio uscito e, seppur dai banchi riservati al pubblico, ha voluto presenziare alla seduta della sua sostituzione. Forse per assicurarsi che tutto filasse liscio dopo le mille polemiche sulla carica di capogruppo della Casa delle Libertà, poi andata a Gianluca Gallo, e la gestione delle strutture.

 

La seconda surroga, invece, è fittizia. Al posto di Wanda Ferro è entrato Giuseppe Mangialavori, eletto al Senato. «Non può essere presenta» ha spiegato il presidente Nicola Irto. Mangialavori, dunque, non si è dimesso dalla carica e non ha dato spazio al reale sostituto di Wanda Ferro che dovrebbe essere Claudio Parente. Tra i due i rapporti sono pessimi considerati i ricorsi spinti da Parente contro l’elezione di Mangialavori. E c’è la possibilità concreta, dunque, che la giunta delle elezioni di palazzo Campanella debba riunirsi di nuovo per arrivare alla dichiarazione di incompatibilità del senatore. Fuori dai giochi, almeno per il momento, Gianpaolo Chiappetta che pure annuncia ricorsi perché secondo la sua interpretazione il seggio lasciato libero dalla Ferro, e poi da Mangialavori, spetterebbe a lui e non a Chiappetta.

 

Un caos totale insomma. Se a ciò si aggiunge la riunione informale che ha avuto luogo tra il senatore Marco Siclari e l’intero gruppo di Ncd (confluito in Forza Italia prima delle elezioni) guidato da Pino Gentile, si capisce come le fibrillazioni interne siano assolutamente bipartisan. Siclari, del resto, ha avuto modo di spiegare a LaC come gli azzurri stiano aspettando la riorganizzazione del partito. «Faccio il mio appello alle personalità che non hanno gradito le ultime decisioni di aspettare la riorganizzazione e di non lasciare adesso». La posizione di Siclari, così come quella dei Gentile, dovrebbe rafforzarsi parecchio se, come pare assai probabile, nelle prossime giornate Antonio Tajani sarà davvero nominato vice di Berlusconi.

Gli altri provvedimenti approvati

Approvati, nell’indifferenza generale di fine seduta, gli altri provvedimenti all’ordine del giorno e, tra questi, la proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Esposito e Giudiceandrea recante “Disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria”. Soddisfatto il consigliere Francesco D’Agostino autore di diversi emendamenti al testo. «Le nuove disposizioni in materia funeraria e di polizia mortuaria colmano il vuoto normativo in un settore delicato della vita della comunità calabrese. Mi corre l’obbligo – ha detto ancora - di ringraziare i colleghi consiglieri per la sensibilità dimostrata nel voler approvare il corpo di emendamenti che ho presentato allo scopo di garantire, nella definizione dei requisiti per l’esercizio dell’attività funebre, il giusto equilibrio tra la tutela del lavoro regolare e la sopravvivenza dei piccoli operatori del settore».

 

Riccardo Tripepi

 

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Giornalista
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