Regionali, Occhiuto furiosi con Salvini. Ora sperano che la Lega si defili

I due fratelli contrariati per le parole dell'ex ministro. Ma il loro piano va avanti, cullando l’ipotesi che il leader del Carroccio abbia alzato la voce solo per ritirare il simbolo come a Lamezia

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di Pietro Bellantoni
14 ottobre 2019
16:33

«Sì, Mario e Roberto sono inc....ti neri con Salvini». Ai fratelli Occhiuto la schiacciante offensiva della Lega, che negli ultimi due giorni ha radicalmente mutato i piani di guerra del centrodestra calabrese, non è proprio andata giù.

Non era difficile immaginarlo, dal momento che l'ex ministro dell'Interno e il suo plenipotenziario Cristian Invernizzi hanno, di fatto, bombardato col napalm la candidatura del sindaco di Cosenza.
Ma sono stati soprattutto gli argomenti che la Lega ha scelto a fare uscire dai gangheri gli Occhiuto.


I due fratelli hanno digerito a fatica la prima dichiarazione di sfida fatta trapelare dal quartier generale del Carroccio: «Ci sono tante donne e uomini calabresi (senza problemi con la giustizia) che possono rappresentare meglio il futuro»; sono però sbottati irrimediabilmente dopo aver visto l'ultimo video-selfie di Salvini dall'Umbria, quello in cui l'ex vicepremier, per la Calabria, chiede «il nuovo, candidati non indagati, non pluriprocessati, che guardino avanti, non che ci riportino indietro».

«Ma come – avrebbero esclamato gli Occhiuto –, parla proprio lui che è stato salvato dalle inchieste grazie al voto del Parlamento?». Si dice che, tra i due, il più arrabbiato sia Roberto. Mario, con i suoi toni sempre compassati, ha invece già chiarito pubblicamente il suo pensiero: «Il garantismo non si può fare a fasi alterne. Strano che a sollevare tali questioni sia la Lega, che fa del garantismo una bandiera e che, fra l'altro, è stato difeso dagli alleati per tutte le vicende che lo hanno riguardato».

Ancora avanti

Il pesante attacco del Carroccio, al di là del modo in cui è stato condotto, avrebbe comunque convinto gli Occhiuto a proseguire il percorso già tracciato, a dispetto di tutto, anche del buonsenso.
E poco importa che la gran parte dei quadri calabresi di Fi sia già pronta a riposizionarsi e ad appoggiare un candidato gradito e a Berlusconi e a Salvini; per loro, adesso, è fondamentale insistere, persistere, non mollare.

«Vogliono andare avanti, sono convinti che alla fine la spunteranno», racconta – con una certa perplessità – uno degli azzurri che negli ultimi giorni ha avuto modo di parlare con gli Occhiuto.

L'appoggio di Fi

Mario e Roberto, in questo senso, possono dire di aver avuto segnali positivi dal partito nazionale. Il fatto che la candidatura del sindaco di Cosenza sia stata difesa da Berlusconi in persona («avrò modo di parlare con Salvini») ne sarebbe, a loro avviso, la riprova.

E poi vanno considerati il supporto del vicepresidente Antonio Tajani («mi pare che il nostro candidato abbia consenso e seguito in Calabria»), quello della capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini («sono certa che gli amici leghisti accetteranno un accordo ragionevole, noi su Occhiuto siamo convinti) e quello, ancor più decisivo, di Mara Carfagna, alla cui area si sono iscritti da tempo i due fratelli e i loro supporter.

Molti maggiorenti del partito, inoltre, ritengono che Berlusconi abbia manifestato sollecitudine nei confronti di Occhiuto proprio per non indispettire ulteriormente la vicepresidente della Camera, e non darle così un argomento in più per una scissione.

Gli alleati

Sull'appoggio – più o meno convinto – dei berlusconiani alla causa di Occhiuto, in realtà, non c'erano mai stati grossi dubbi. Le resistenze maggiori – con ogni probabilità insuperabili – si riscontrano nel campo alleato.

L'inguaribile ottimismo dei fratelli cosentini li spingerebbe perfino a ipotizzare una semplice mossa tattica da parte della Lega, un modo per disimpegnarsi e non presentare il proprio simbolo alle Regionali.
«A loro parere – spiegano fonti ben informate –, Salvini avrebbe deciso di fare la voce grossa solo per creare una spaccatura nel centrodestra e avere il pretesto per non presentare una lista, così come già fatto a Lamezia».

Un simile scenario lascerebbe i berluscones padroni del campo, con il partito di Giorgia Meloni, ripetono in ambienti cosentini, «pronto a dare il proprio appoggio a Occhiuto». E a poco serve ricordare che Fdi ha da tempo invocato la candidatura alla presidenza della Regione, schierando Wanda Ferro in prima linea: nel magico mondo degli Occhiuto il destino sembra sempre benevolo e sorridente.

Il castello

La verità è che sia Mario, sia Roberto, temono di veder crollare tutto il loro castello di (false) certezze. Entrambi sanno bene quanto sia peregrina l'ipotesi di un disimpegno del Carroccio in una regione come la Calabria, considerata strategica nell'ambito del progetto di radicamento di una Lega davvero nazionale.

Così come sanno di correre il rischio di rimanere isolati definitivamente e di essere costretti alla fuga solitaria, privi finanche della protezione del simbolo di Fi.

«Lo sanno», confessa un forzista calabrese. «E sanno che sarebbe un vero massacro».

Giornalista
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