Referendum: il Pd vittima di un 'corto circuito'

Dopo una campagna elettorale in sordina, durante la quale nessuno aveva deciso di schierarsi tranne qualche eccezione, avevano battuto un colpo solo il segretario regionale Magorno e il presidente Mario Oliverio
di Riccardo Tripepi
18 aprile 2016
22:50

Torna a riunirsi il Consiglio regionale. La seduta sarà interamente dedicata al question time e a qualche provvedimento amministrativo di routine. L’occasione, però, pare assai ghiotta per misurare la temperatura alla maggioranza di centrosinistra e al Pd, una volta archiviato il referendum sulle trivelle.


Anche il giorno dopo alla chiusura delle urne, è proseguito in Calabria il corto circuito soft di cui è rimasto vittima il Pd sulla consultazione. Dopo una campagna elettorale in sordina, durante la quale nessuno aveva deciso di schierarsi tranne qualche eccezione (vedi il presidente della Commissione antindrangheta Arturo Bova), avevano battuto un colpo il segretario regionale Magorno e il presidente Mario Oliverio. Il primo adeguandosi ai diktat renziani (l’entourage del premier aveva fatto partire un meccanismo di moral suasion telefonica durante gli scorsi giorni) e dichiarando di essere per l’astensione. Il secondo annunciando il proprio voto favorevole al referendum. Poi la domenica del voto in cui i big renziani hanno disertato le urne (compresi big come il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto e il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà), mentre l’area cuperliana, sempre sotto voce, è andata alle urne.
Anche a risultati acquisiti, però, Oliverio e Magorno, senza nominarsi mai, hanno continuato ad assumere posizioni assai diverse. Per il governatore "Siamo in una fase nella quale l'astensionismo è dilagante e non solo ai referendum. Dato questo, che dovrebbe far riflettere e non farei trionfalismi. Anzi mi auguro che venga invertito questo trend. Il prossimo appuntamento sarà quello sulla riforma costituzionale. Io voterò sì e spero vivamente si inverta l'attuale tendenza alla scarsa partecipazione”. Che sembra anche una sorta di avvertimento.



Magorno la pensa radicalmente diversa e non nasconde la propria soddisfazione. “Alle parole del Presidente del Consiglio dei Ministri e Segretario Nazionale del nostro Partito, Matteo Renzi, che invita a mettere fine alle polemiche, comunque gli italiani abbiano votato, non c’è nulla da aggiungere. Nel rispetto imprescindibile di chi si è recato alle urne per esprimere il proprio voto, c’è da rilevare che il risultato emerso rappresenta la bocciatura netta e chiara di un referendum, fin troppo strumentalizzato politicamente, che poteva essere evitato con un grande risparmio economico”.


Intorno nessun altro commento. Nessuno scontro. Eppure Mario ed Ernesto dovranno presto ragionare insieme in vista delle prossime amministrative (che non promettono nulla di buono né a Cosenza, né a Crotone) e riprendere in mano la questione sanità che pare essere finita in soffitta dopo la presa di posizione del Consiglio regionale contro il commissario Scura. Una nuova quiete dopo la tempesta in attesa delle risultanze del tavolo “Adduce” e delle decisioni del ministro Lorenzin sul piano di rientro. Tra qualche giorno, insomma, le tensioni fin qui sopite su un appuntamento referendario sul quale nessuno ha voluto strafare, potrebbero riesplodere tutte insieme. E avere ripercussioni consistenti anche in ordine alla chiusura delle alleanze sui territori e dunque pure sul fondamentale accordo con Ncd che il Pd continua ad inseguire.


Riccardo Tripepi

Giornalista
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