Prende corpo l’ingresso di Censore (Pd) in giunta regionale al posto di Viscomi

A prevedere questa soluzione sarebbe un patto a tre siglato con il segretario regionale del partito Ernesto Magorno e con il governatore Mario Oliverio prima delle elezioni
15 marzo 2018
16:29

Uscito dalla porta della politica che conta potrebbe rientrare dalla proverbiale finestra. L’ex deputato dem Bruno Censore, sconfitto nelle consultazioni di domenica 4 marzo nel collegio uninominale Vibo-Soverato dalla candidata di centrodestra Wanda Ferro, è tra i nomi cladi che potrebbero entrare a far parte della nuova giunta regionale attraverso il rimpasto annunciato dal presidente Mario Oliverio. Per lui ci sarebbe in ballo un ruolo di peso, vale a dire quello corrispondente alla casella lasciata libera da Antonio Viscomi (eletto nel proporzionale). Nel prossimo governo regionale sarebbe, quindi, vicepresidente.

 


L’ex parlamentare di Serra San Bruno nell’ultimo periodo si è recato più volte in Regione dove, secondo i bene informati, avrebbe incontrato Oliverio chiedendo il rispetto di un patto siglato prima delle elezioni. Sulla base di questo accordo a tre, siglato tra gli stessi Censore e Oliverio e il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno, il primo avrebbe rinunciato al “paracadute” della più sicura candidatura nel proporzionale e in cambio, in caso di sconfitta nel collegio (cosa poi avvenuta), sarebbe stato ripescato alla Regione.

 

A giocare a favore di Censore vi sarebbero due elementi in particolare. Il primo è che nei primi quattro anni di governo Oliverio la provincia di Vibo Valentia non è mai stata rappresentata in Giunta (Viscomi è residente a Pizzo, ma è originario del catanzarese, e non è mai stato percepito come un “vibonese”). Il secondo è che nella débâcle generale del Pd, a Vibo Valentia il partito ha provato a limitare i danni, trainando il principale soggetto politico di centrosinistra al di sopra della soglia del 20 per cento, miglior dato tra gli otto collegi camerali calabresi. L’ipotesi Censore in Giunta, dunque, appare plausibile, toccherà ora al presidente Oliverio sciogliere le riserve nel quadro della complessiva operazione di rimodulazione dell’esecutivo.

 

C.A.

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