Angela Marcianò lascia il Pd e sfida Falcomatà. Centrodestra reggino nel caos

Renzi l'aveva voluta nella segreteria nazionale del partito compromettendo i rapporti con il primo cittadino di Reggio. A distanza di un anno l'ex assessore ai Lavori pubblici formalizza il suo addio. Potrebbe sfidare proprio il sindaco alle prossime comunali e nel centrodestra gli altri aspiranti affilano le armi

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di Riccardo Tripepi
14 luglio 2018
13:48
Giuseppe Falcomatà e Angela Marcianò
Giuseppe Falcomatà e Angela Marcianò

Angela Marcianò formalizza il suo abbandono: lascia il Pd e la segreteria nazionale senza aspettare le decisioni di Maurizio Martina in ordine ad eventuali riconferme dell’organismo voluto da Matteo Renzi. Del resto Angela Marcianò è scomparsa dalla vita del partito, nazionale e locale, da mesi. Non si è più vista alle riunioni e non ha mai siglato un intervento come componente della direzione. Non ha neanche mai preso la tessera del partito, notizia che aveva fatto il giro d’Italia quando Renzi aveva deciso di volerla nella segreteria nazionale. Questo sì un vero mistero. L’allora segretario nazionale, fresco di riconferma, aveva voluto rinnovare la squadra dirigente del partito e, fino ad un istante prima di compilare la lista dei componenti, aveva garantito il posto al sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà. Poi, all’ultimo istante, il cambio di programma sul quale non si esclude la longa manus di Marco Minniti.

 


Fatto sta che da quel momento i rapporti fra Renzi e Falcomatà sono arrivati al limite della rottura, mentre quelli tra Falcomatà e Angela Marcianò lo hanno decisamente superato. Falcomatà ha quasi immediatamente consumato la propria vendetta “silurando” l’assessore dalla sua giunta.

Ad oggi di quella scelta che ha fatto ballare palazzo San Giorgio e fatto perdere a Renzi il sostegno di un altro sindaco rimane poco o niente. Nella lettera con la quale la Marcianò ha formalizzato la sua decisione dice che dopo un anno di “prova”, non sarebbe stata messa nelle condizioni di dare un contributo fattivo per il suo territorio e, quindi, torna ad essere autonoma.

 

In realtà la sua estrazione di centrodestra è tornata prepotentemente a galla e l’ex assessore della giunta Falcomatà vuole adesso avere le mani libere per, magari, provare a sfidare il sindaco alle comunali del 2019. Da più parti, Italia dei valori prima di tutti, si leva una richiesta di impegno in prima persona alla guida di una lista civica per lanciarsi alla conquista di palazzo San Giorgio.

Centrodestra nel caos

Anche se, in realtà, la mossa della Marcianò rischia adesso di complicare anche i piani del centrodestra reggino che non gode certo di grande salute e rischia di spaccarsi in mille rivoli. Gli aspiranti alla guida del Comune sono parecchi e ci sarà da azzuffarsi fino all’ultimo istante. Il nome più accreditato, al momento, è quello del presidente del Parco d’Aspromonte Giuseppe Bombino.  Forse l’unico che potrebbe aggregare davvero l’intero schieramento. Ma sul tappeto ci sono anche le ambizioni del deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro che avrebbe individuato nella preside del Liceo  “Leonardo da Vinci” Giuseppina Princi la candidata dal profilo ideale.

 

Nel mentre il fronte scopellitiano, pericolosamente in bilico tra Lega e Movimento sovranista, cerca di puntellare il territorio avanzando una propria candidatura di bandiera legata al nome di Franco Germanò, commissario comunale del Mns. Un nome messo in campo più che altro per segnare il posto al tavolo delle trattative. Da tenere in contro le ambizioni di Fratelli d’Italia che avrebbero tra il consigliere comunale Massimo Ripepi e il consigliere regionale Alessandro Nicolò due possibili aspiranti.

Insomma, come l’anno scorso, l’estate si conferma la stagione di Angela Marcianò che, con le sue scelte politiche, continua a regalare forti emozioni in riva allo Stretto. Dovesse formalizzarsi davvero una sua candidatura alle prossime comunali, sarebbero davvero da osservare i volti di Falcomatà che l’ha scelta per la sua giunta e di Renzi che, addirittura, l’ha voluta  nella direzione nazionale di un Pd che ha ridotto a partito senza identità e senso di appartenenza.

 

Riccardo Tripepi

 

Giornalista
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