Minniti a Reggio: molto apparato e poca politica

Timida l'accoglienza politica per la prima uscita ufficiale dell'ex Ministro dell'Interno nella sua città. Intanto la  Commissione regionale per il congresso ha chiesto ufficialmente la proroga al nazionale per il rinvio dell'assise fissata originariamente al 16 dicembre. Con tutta probabilità si andrà al nuovo anno

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di Riccardo Tripepi
24 novembre 2018
15:01
Marco Minniti e Nicola Irto
Marco Minniti e Nicola Irto

Molto apparato e poca politica. La presentazione del libro “Sicurezza e libertà” di Marco Minniti non ha certo sbancato il botteghino. La prudente scelta della sala Federica Monteleone, del resto, lasciava presagire che non ci sarebbero state folle oceaniche ad accogliere l’ex ministro dell’Interno, fresco di candidatura al congresso nazionale.

 


Al tavolo dei relatori, insieme a lui, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, il sindaco Giuseppe Falcomatà e monsignor Antonio Iachino, oltre al moderatore Lino Morgante. In platea molti rappresentanti di curia e forze dell’ordine ma nelle prime tre fila, di politici si è visto soltanto il consigliere Mimmetto Battaglia, il quale non ha ancora deciso con chi schierarsi al congresso. Il confronto con Gigi Meduri è serratissimo e produrrà il risultato nelle prossime ore. A metà presentazione è spuntato il capogruppo Sebi Romeo, accompagnato da Rocco Albanese, ma è stato esplicito che si è trattato di un passaggio di cortesia, essendo certo il suo posizionamento su Nicola Zingaretti. Lo stesso passaggio di cortesia che il governatore Mario Oliverio (anche lui su Zingaretti) farà a Cosenza dove pomeriggio Minniti concederà il bis della presentazione.

 

Anche dai consigli comunali e metropolitani si sono mossi in pochi. Ad accompagnare il sindaco soltanto il suo vice Riccardo Mauro e l’assessore al Bilancio Armando Neri,  l'assessore alle politiche comunitarie Giuseppe Marino e un drappello di consiglieri regionali. Neanche il cognato del sindaco Demetrio Naccari Carlizzi si è fatto vedere dando un ulteriore segnale del suo progressivo allontanarsi dal partito.

 

Scontate la presenza del responsabile della Commissione per il congresso Giovanni Puccio e dell’ex deputato Demetrio Battaglia che curerà la campagna di Minniti in Calabria. Entrambi hanno passeggiato più che altro nel cortile antistante la sala per evitare pericolosi incroci con la stampa. In platea anche Massimo Canale, sfidante di Ernesto Magorno alle ultime primarie calabresi.

Poi nulla più. Poco per la “sua Reggio”, almeno dal punto di vista del consenso politico. E, del resto, lo stesso Marco Minniti ha evitato le domande e le interviste, limitandosi a due veloci battuta al momento della firma degli autografi sui libri: «il congresso in Calabria non è in discussione» e sulla possibilità di una candidatura Battaglia «è sicuramente una persona che stimo».

In realtà le trattative sono in alto mare e dietro il nome del sempre più riottoso Demetrio Battaglia, si muovono le fila delle correnti. I renziani sono proprio i più attivi con Antonio Viscomi (altro papabile candidato insieme ad Ernesto Alecci) che è attivissimo per il rinvio del congresso previsto per il 16 dicembre. In tutta la sala nessuno, ad esempio, ha detto che la Commissione di Garanzia ha già chiesto la proroga alla Direzione nazionale e che dovrebbe essere accordata. Anche se non dovesse essere concessa, comunque dalla data del rifiuto si riconterebbero 30 giorni per presentare le candidature. Quindi anche se la decisione arrivasse nella settimana prossima pare difficile che il Pd possa svolgere la sua assise tra Natale e Capodanno.

Non una parola neanche sulla sorpresa dell’ultima ora e cioè sulla decisione di Mariella Saldino, iscritta al Partito Democratico dal 2014 e già candidata alle ultime elezioni europee nel collegio Italia Meridionale, contribuendo con circa 26mila preferenze al 41% totale ottenuto dal Pd, di candidarsi al congresso nazionale in quota Emiliano. Due calabresi al congresso nazionale, forse cominciano ad essere troppi. Ma si sa nel Pd nulla è come appare. E dove c’è Marco Minniti il principio è ancora più valido.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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