Lamezia, ex consigliera Caruso: interdittive, accuse e presunti rapporti con le cosche

La commissione di accesso nella relazione sullo scioglimento dedica pagine e pagina all'ex membro dell'assise e al marito da oggi ai domiciliari con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta
di Tiziana Bagnato
21 dicembre 2017
10:57
Carolina Caruso
Carolina Caruso

«Un quadro a tinte fosche circa la conduzione delle attività imprenditoriali dei coniugi CarusoTitina e Cristaudo Giuseppe, con l’aggravante di ingenti somme di denaro sottratte all’Erario ed ai creditori delle società fallite». E’ questo uno degli stralci della relazione della commissione d’accesso agli atti dedicato all’ex consigliera di Forza Italia Carolina Caruso e al marito Giuseppe Cristaudo, quest’ultimo da oggi ai domiciliari con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione dei redditi e peculato nell’ambito dell’Operazione “Tyche 2” condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria - Gruppo Tutela Economia di Catanzaro.


La relazione parla di circostanze rese "eticamente" ancora più gravi se si pensa che «Caruso Titina, dal 2010 in avanti, ricopre ininterrottamente una carica pubblica, quella di consigliere comunale, e per di più, con un accresciuto riconoscimento politico in tale legislatura (dove ricopre la carica di vicecapogruppo del PDL, partito di maggioranza relativa diretta espressione dell’attuale Sindaco). Senza dimenticarsi che, il settore merceologico in cui operano i predetti coniugi (sale da gioco ed affini), è notoriamente permeabile agli ambienti di criminalità organizzata».


I rapporti tra il marito di Carolina Caruso e Giuseppe Giampà secondo il pentito Torcasio

A tale proposito viene riportata la dichiarazione del pentito Angelo Torcasio in relazione a «rapporti sinallagmatici tra il predetto Cristuado Giuseppe ed il pregiudicato Giuseppe Giampà». Torcasio riassumendo il cambiamento di scenario intervenuto dopo l’omicidio di Vincenzo Spena e Domenico Vaccaro, avrebbe affermato: «sto Spena gestiva all'epoca, io non so direttamente, ma io sono a conoscenza da Pasquale Mille Lire e da Giuseppe, da Bonaddio, videopoker, una cosa del genere, macchinine, poker, slotmachine, mò non so proprio di preciso. E in pratica, siccome Giuseppe Giampà era amico con uno che adesso è vicino omississ lo aiutava la famiglia Giampà a mettere i poker dentro Lamezia Omississ perché tra il titolare delle slot-machine e magari il bar, facevano all'epoca Peppino il sessanta e il titolare del bar il quaranta; invece appoggiato sto’ Spena da Bruno Gagliardi, facevano all'incontrario, il sessanta lo davano al padrone del locale... Quindi automaticamente i padroni dei locali, bar, pizzerie, toglievano quelle di Caruso, di sto Peppino Cristaudo va di cognome se non mi sbaglio, comunque ha un Porsche Cayenne nero, è una persona alta... se lo vedo in foto lo conosco, ed era intimo amico... è intimo amico con Giuseppe. In pratica facendo 'sta modifica che hanno fatto Bruno Gagliardi con stò Spena, alla famiglia Giampà entrava qualcosina in meno, perché in pratica questo Caruso... stò Peppino gli faceva un regalo alla famiglia Giampà.....omississ».

"Una pervicace distrazione di beni"

Delle tante società gestite dalla consigliera insieme al marito la “SLOT VILLAGE SRL”, si legge, «è l’unica che, di fatto risulta attiva ed operativa; le altre sono tutte in fallimento, amministrazione giudiziaria o liquidazione volontaria».
Nel 2015 il Tribunale di Lamezia Terme, emetteva a carico di cinque indagati, tra cui Carolina Caruso e il marito, misura cautelare interdittiva con divieto di esercitare imprese, in qualsiasi forma, o uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese. Il Gip, nel motivare il provvedimento, parla di «pervicace e preordinata distrazione di beni dell’impresa, con l’intento di occultare il patrimonio ai creditori, nonché, per le ipotesi di peculato e riciclaggio, la strumentalizzazione consapevole e non scevra da complessiva macchinazione, delle proprie posizioni di imprenditore a fini illeciti, indicano, nella doppia valutazione oggettiva e soggettiva, l’esistenza di una sostanziale abitualità della condotta criminosa medesima e giustifica l’esistenza di gravi ragioni di cautela di cui alla lettera c) dell’art. 274 c.p.p.»
Il 21 dicembre 2016 arrivava una nuova informativa di reato per, tra l’altro, bancarotta fraudolenta e patrimoniale e documentale a carico di Giuseppe Cristaudo. Il 21 giugno scorso, il Gip emetteva per entrambi i coniugi la «misura del divieto temporaneo di esercitare ogni attività di impresa ed uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese e tutte le attività ad essi inerenti».

 

Tra i coindagati il marito della dirigente Aiello

E’ qui che la relazione fa notare però un altro aspetto. Tra i coindagati c’è Battista Cristaudo, marito della dirigente del Comune Nadia Aiello, e difeso da Giuseppe Spinelli, cognato del sindaco Paolo Mascaro.

Tiziana Bagnato

Giornalista
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