Katya Gentile demolisce il mito di Occhiuto: «Vero come il tesoro di Alarico»

L'ex vicesindaco sul sistema Cosenza, a suo dire contrario ai principi di trasparenza, economicità, trasparenza e correttezza

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di Salvatore Bruno
19 febbraio 2019
06:30

Che Katya Gentile, vicesindaco defenestrato della prima consiliatura targata Mario Occhiuto, guardi con interesse alle amministrative di Cosenza del 2021, o del 2020 nel caso in cui il sindaco dovesse entrare in consiglio regionale, è più di un sospetto. Alla guida dell’Associazione Legittimamente, ha diffuso agli organi di stampa una lunga riflessione sull’operato dell’esecutivo di Palazzo dei Bruzi, dal 2011 ad oggi. Ecco il testo:

Molti di quelli che parlano di un ottimo amministratore e non osano metterne in dubbio le capacità, inseguono il mito dell'Amministrazione Occhiuto, che è tanto vero quanto la leggenda del tesoro di Alarico. Si, perchè, il messaggio che viene esportato oltre il Campagnano, con una massiva campagna di disinformazione quotidiana, è: grazie a questo sindaco (ma che dico sindaco, profeta), che con la sua feconda produzione di progetti è sempre un passo avanti agli altri e riesce a utilizzare tanti finanziamenti, Cosenza in questi anni è cambiata ed i segni sono evidenti a tutti. Da piazza Bilotti a piazza Loreto, da piazza Riforma a San Domenico, da piazza XXV luglio a Santa Teresa fino alla nuova piazzetta di via Roma, la città ha cambiato il suo volto, è vero. Ma cos'è davvero cambiato oltre la facciata e quali sono le conseguenze di questo cambiamento?


Le opacità del sistema Cosenza

Occhiuto, attraverso la sua fabbrica di progetti, ha impunemente sdoganato il sistema Cosenza, che, purtroppo, non risponde a principi di trasparenza, nè di economicità, nè tanto meno di correttezza e legalità. Questo sistema prevede, intanto, un esercito clientelare di dirigenti, ditte amiche e supporti al Rup, anche con incarichi stabili nei diversi settori del Comune, composto da collaboratori del suo studio, ex soci e colleghi creditori (architetti e imprenditori), che grava per la gran parte sulle casse comunali. Prevede che gli impegni e le liquidazioni, quando non c'è capienza sui relativi capitoli di spesa, vengano iscritti su somme vincolate provenienti da mutui o finanziamenti dedicati, con una conseguente, puntuale, distrazione di fondi di bilancio. Prevede il metodo del frazionamento e del sotto soglia intrinseco al sistema Cosenza che è diventato negli anni una vera e propria mangiatoia per i prescelti. Capita, poi, che la stessa ditta, in un breve lasso di tempo, per combinazione, riesca ad aggiudicarsi quattro grossi appalti, diversi, e che ci ritroviamo Cosenza tappezzata di pietra lunare e di granito cinese di scarsissima qualità, tant'è che alcuni tratti di piazza Fera-Bilotti, ad esempio, sono stati già rifatti almeno tre o quattro volte in due anni, con dispendio di nuove ed ulteriori risorse economiche.

La questione dei debiti del sindaco

Sempre lo stesso sistema prevedeva pure che i debiti personali del sindaco ricadessero sulle casse del Comune, attraverso un meccanismo contorto di inerzia, con la complicità di qualche dirigente. Paradossalmente, l'ente risulta non essersi mai costituito in più di un giudizio, fino alla contumacia, ribaltando, così, i pignoramenti del primo cittadino sul nostro Comune. Peraltro, non è dato sapere come sia andata a finire la storia, nè se il giocattolo si sia rotto temporaneamente o a tempo indeterminato, dopo lo sbianco. Certamente lo scopriremo tra qualche tempo. Ma nell'immaginario collettivo, di chi vive oltre i confini cosentini, si è instaurato anche un altro mito: Cosenza uguale a città del benessere, del divertimento, della movida, delle grandiose e partecipate manifestazioni pubbliche a base di luci, canti e cotillons. Da ex amministratore e con cognizione di causa, posso dire che dietro a quest'immagine fintamente patinata, abilmente costruita in otto anni di bugie, mistificazioni, risultati truccati di farlocchi sondaggi commissionati, e con l'ausilio di una certa stampa servizievole e prezzolata, ci sono ancora troppi cosentini che hanno l'acqua in casa solo per tre ore al giorno, perchè il problema non è stato mai considerato e affrontato seriamente; abbiamo un centro storico abbandonato al degrado, fisico e sociale; abbiamo un teatro di tradizione declassato dal Ministero per la mancata programmazione della stagione lirica (in compenso assistiamo, al teatro Rendano, a spettacoli che di solito si tengono nei cinema); abbiamo una biblioteca civica i cui dipendenti non vengono pagati da anni ed il simbolo della cultura cosentina è passato da Telesio ad Alarico e alle buone feste cosentine (per i circenses, sine pane, si continuano a sperperare tanti milioni di euro).

Tutti i problemi della città

E poco importa se, finanche nel salotto buono della città, si vedono circolare topi anche d'inverno, anche se un'opera di massiccia derattizzazione si era annunciata in agosto; se si è perso il conto delle strade e dei marciapiedi dissestati; se la città si allaga nei primi dieci minuti di pioggia; se all'improvviso si aprono voragini sulle strade; se, ancora nel 2019, ci sono cosentini che vivono in una macchina; se ci sono abitanti dei quartieri popolari e del centro storico abbondonati a se stessi, con l'eternit sui tetti ed i cumuli di spazzatura davanti la porta di casa. Poco importa se quello che lui chiama piano di mobilità dolce ha stravolto la viabilità cittadina, ha messo ulteriormente in crisi il commercio, mandato in tilt il traffico e aumentato esponenzialmente le immissioni di smog nelle uniche strade percorribili in auto. A chi interessa se ci sono tanti esercenti esasperati sull'orlo del fallimento, se ci sono innumerevoli cittadini che imprecano intrappolati su via Roma, su via Popilia o nei pressi dell'ingresso autostradale e se ci sono ambulanze bloccate nel traffico che tardano nei soccorsi, per effetto dei divieti e degli imbuti creati ad hoc da strade interdette, Ztl e cambi di sensi di marcia, mai approvati in un PUT (piano urbano del traffico) obbligatorio per legge; persino il Piano di emergenza della Protezione Civile attualmente in vigore non è applicabile.

Il pasticcio della chiusura di Viale Mancini

Nessuno s'è accorto che ha dato il via ai lavori del parco del benessere, primo stralcio dei lavori della metro, senza che il progetto esecutivo dell'intera opera fosse stato approvato in Regione e senza che fosse stato inviato alla Commissione Europea. Quindi, stralcio di cosa? Il metodo utilizzato è lo stesso usato per piazza Bilotti. Anche in quella circostanza, che fece scuola, si iniziò dai lavori complementari, senza che il progetto esecutivo fosse stato approvato, per intascare l'anticipazione ed il primo SAL dalla Regione, rendicontando, peraltro, spese che di fatto sono inammissibili. Fatti che denunciai in Procura. Ahinoi, viviamo in una città dove non importa a nessuno se una sentenza del TAR, che ordina la sospensione dei lavori di viale Mancini, viene disattesa per giorni. E sorge il dubbio che si sapesse già che il Consiglio di Stato, solerte come non mai, si sarebbe espresso, addirittura, di DOMENICA, per sospenderne gli effetti.

La questione del nuovo ospedale

Alle nostre latitudini, poi, abbiamo anche la spinosa questione del nuovo ospedale. Non dimentichi che se si rischia di perdere i finanziamenti è per responsabilità di quello stesso Sindaco, della sua ostinata reticenza e del suo inattuabile progetto, che, proprio per com'è stato pensato, prevede tra l'altro, un dispendio di svariati milioni di euro aggiuntivi. Un buon amministratore, per essere definito tale, dovrebbe amministrare perseguendo principi di legalità, trasparenza, economicità, sussidiarietà e ragionevolezza, esattamente il contrario di ciò che accade da quando ad amministrare la città di Cosenza c'è Mario Occhiuto.

Odiatori e complottisti

A causa di un consiglio comunale muto, sordo e cieco e di una truppa di yes man, all'uopo assoldata e preposta a divulgare il verbo, è abituato ad essere l'uomo solo al comando, tranne quando c'è da scaricare qualche responsabilità. Chiunque provi a muovere una critica politica o un parere di dissenso viene immediatamente etichettato nella categoria degli odiatori o dei complottisti. Con questa tecnica, sminuisce e azzera (nella sua mente) qualsiasi problematica, mortifica la libertà di opinione e di parola di qualunque cittadino, singolo o associato, omette di dare risposte concrete ed appropriate e si veste da vittima.

Giornalista
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