L’intervista

Autonomia differenziata, Fiorita: «Con la legge Calderoli saremo sindaci di città fantasma»

Il primo cittadino di Catanzaro lancia l'allarme sugli effetti dello spopolamento che saranno innescati dalla riforma. Definisce ridicolo l'osservatorio voluto dalla presidente Anci Succurro e invita Occhiuto a un atteggiamento più deciso sul tema

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di Massimo Clausi
5 settembre 2024
06:15

Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro e docente dell’Unical, è uno dei più agguerriti oppositori alla riforma sull’autonomia differenziata. Più volte ha sfidato il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, a dire una parola chiara sul tema ed è arrivato anche a “strappare” con la presidente dell’Anci, Rosaria Succurro, per la sua posizione ambigua sulla riforma Calderoli.

Sindaco, quali le maggiori conseguenze della riforma per un sindaco del Sud?
«Se passa la riforma, tra dieci anni i sindaci amministreranno città fantasma. Ci sarà, non lo dico io ma autorevoli studi, un esodo biblico verso il Centro Nord e le nostre città si svuoteranno».


L’esodo verso il Nord non pare una novità…
«Già ora le cose non vanno bene. Catanzaro negli ultimi cinque anni ha perso più di quattromila abitanti, Reggio Calabria settemila, Cosenza tremila, Vibo Valentia quasi un migliaio. Il trend si accentuerà in maniera drammatica con l’autonomia come l’ha disegnata Calderoli. Soprattutto i giovani, ma anche le loro famiglie, troveranno più conveniente trasferirsi in regioni dove sarà più facile trovare lavoro, dove ci saranno stipendi più alti, dove la sanità funziona meglio. Ma già dai primi anni di applicazione, la legge produrrà enormi danni alle città del Sud che potranno contare su sempre minori risorse. Pensiamo alla scuola. Noi abbiamo una spesa storica più alta delle Regioni del nord e quindi l’allineamento alla media nazionale ci costringerà a chiudere scuole, soprattutto nelle aree interne, e accorparle, con una diminuzione del numero degli insegnanti. Ma è solo un esempio. Si aprirà una voragine in tutti i settori della vita sociale ed economica tra Nord e Sud».

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L'Anci è disunita. L'istituzione di un osservatorio è stata molto criticata dai sindaci delle città capoluogo. Oltre la protesta cosa intendete fare?
«È successo quello che temevamo al momento dell’elezione di Rosaria Succurro, vale a dire l’appiattimento acritico dell’associazione sulle posizioni della presidenza della Regione. Senza i sindaci delle cinque grandi città capoluogo, ma anche di quasi tutte le città medio-grandi della Calabria, l’Anci ha perso autorevolezza e indipendenza. Provate ad immaginare Anci Lombardia senza i sindaci di Milano, Bergamo, Brescia, Pavia. Succurro ha voluto fare melina, evitando di prendere posizione sulla legge Calderoli e – cosa molto grave – ha ignorato l’appello che 130 sindaci, su mia iniziativa, hanno inviato ad Occhiuto e Mancuso chiedendo loro di impugnare la legge davanti alla Consulta e di richiedere il referendum abrogativo come hanno fatto Sardegna, Puglia, Campania, Toscana ed Emilia».

Però la Succurro non è che abbia espresso entusiasmo sulla riforma…
«L’istituzione di un gruppo di studio sugli effetti dell’autonomia differenziata sfiora il ridicolo perché è solo un tentativo di prendere tempo. Noi siamo andati avanti e siamo stati in prima linea nella raccolta delle firme per richiedere il referendum. E’ stata un’ondata popolare e questa ondata, se il referendum si terrà come riteniamo, travolgerà tutte le tattiche attendiste».

Ci dia allora qualche dato sulla raccolta firme a Catanzaro...
«I dati precisi li avremo tra qualche giorno dai comitati. Posso solo dire che l’asticella che avevamo fissato in Calabria era di 18.000 firme, vale a dire l’1 per cento della popolazione, è stata ampiamente superata, raddoppiata o più probabilmente triplicata, se mettiamo assieme le firme on line e quelle raccolte ai banchetti. Ma continueremo a raccoglierle fino all’ultimo giorno utile».

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Che ne pensa del ripensamento di Forza Italia e della proposta di Occhiuto su una moratoria per le materie non Lep?
«Guardi, avevo apprezzato le posizioni critiche del presidente Occhiuto rispetto alla legge Calderoli, anche se capivo che la sua intenzione era più indirizzata a modificare la legge piuttosto che contrastarla. In questi giorni registro un atteggiamento più morbido del presidente Occhiuto, forse perché – evidentemente – gli sono bastate le rassicurazioni della Meloni. Io penso che sbagli molto a fidarsi delle garanzie della premier. Non sono sicuro che ci saranno moratorie e le recenti dichiarazioni, molto bellicose, del governatore veneto Zaia la dicono lunga. Le Regioni del nord hanno ottenuto quello che volevano e ora pretendono di vedersi assegnare le materie non oggetto di Lep. La Regione Calabria è rimasta alla finestra, non assumendo nessun atto ufficiale. Peccato perché Occhiuto, se avesse assunto una posizione netta come quella di De Luca e della Todde, avrebbe dimostrato di essere il presidente di tutto il popolo calabrese».

A proposito di Lep… Ci faccia qualche esempio di diseguaglianze nelle risorse. Quanto viene trasferito dallo Stato a Catanzaro per gli asili nido, il trasporto pubblico, il servizio mensa ecc.
«Partiamo da un dato storico che riguarda la stragrande maggioranza dei Comuni del Sud: all’appello mancano diversi miliardi di euro che lo Stato dovrebbe trasferire agli enti locali per garantire la perequazione sociale ed infrastrutturale. Da diversi decenni, il Comune di Catanzaro riceve, nell’ambito delle somme distribuite con il Fondo di solidarietà comunale, molte meno risorse rispetto a quelle necessarie a coprire il fabbisogno. Quest’anno la quota assegnata è stata di 16milioni circa, quando ne servirebbe praticamente il doppio».

Ci faccia qualche esempio…
«Parlando di singole voci, abbiamo a disposizione per gli asili nido 220mila euro, per i trasporti dei disabili quasi 100, per i servizi sociali circa 680mila euro: somme che, solo parzialmente, possono soddisfare i bisogni di un Capoluogo di Regione. Un trend partito non oggi, ma almeno quindici anni fa, e che ha visto una drastica riduzione dei fondi che sono destinati a ciascun Comune per garantire i servizi essenziali. Questo lo dicono tutti gli studi di settore, sul tema a più puntate è intervenuta anche la Corte dei Conti. Un sistema perverso, che nel drenare risorse a cui il Sud ha diritto, finirà per avvantaggiare ulteriormente i Comuni del Nord, aggravando un divario storico destinato ad acuirsi in maniera irreversibile se le cose non cambieranno».

Giornalista
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