Coronavirus nelle rsa, Guccione (Pd): «La Regione avvii subito ispezioni»

Il consigliere regionale dopo i casi di Chiaravalle e Torano invita l’ente a setacciare le residenze per anziani collocate sul territorio: «Serve un piano di vigilanza»

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di Redazione
18 aprile 2020
12:51
Il consigliere regionale Carlo Guccione
Il consigliere regionale Carlo Guccione

«La Regione si metta subito al lavoro e attivi un Piano di vigilanza e controllo di tutte le strutture sanitarie e socio assistenziali». È l’invito del consigliere regionale Pd, Carlo Guccione che spiega: «È a dir poco allarmante il quadro che sta emergendo in questi giorni in Calabria sulle rsa e sulle strutture socio assistenziali che accolgono persone in difficoltà, anziane e con disabilità, finite in questi giorni anche sotto la lente degli investigatori. Il lavoro dei Nas – aggiunge - ha fatto emergere la drammaticità del caso. I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e sanità e del Comando Provinciale di Reggio Calabria, hanno eseguito ispezioni e nuovi controlli all’interno di residenze sanitarie, case di risposo – comunità alloggio e case famiglia di Reggio e Provincia, facendo emergere una serie di irregolarità e criticità delle realtà assistenziali».

I casi nelle rsa calabresi

Al momento «risultano emblematici i casi delle Rsa di Chiaravalle e di Villa Torano (ad oggi le persone risultate positive al Covid-19 sono 77; i casi interessano un’area che coinvolge non solo il Comune di Torano ma anche altri territori come Montalto, Acri, Bisignano, Luzzi, Santa Sofia D’Epiro)».


«La Regione Calabria – evidenzia Guccione - non può rimanere passiva, non può restare ferma a guardare l’evolversi delle vicende. Il silenzio assordante da parte della Regione rischia di gettare un’ombra sul suo operato. Bisogna fare chiarezza e agire con trasparenza, avviare immediatamente una urgente campagna di controllo non solo per verificare se le strutture sanitarie e socio assistenziali hanno i requisiti strutturali, organizzativi e funzionali, ma anche per controllare la qualità del servizio offerto a categorie deboli e persone in difficoltà».

«Serve il controllo della Regione»

Pertanto «è necessario che la Regione autonomamente avvii una attività ispettiva sulle strutture e le prestazioni sanitarie e socio sanitarie erogate. Il compito dell’ente è quello di vigilanza e controllo, previsto dalla legge e che tra l’altro afferma che “qualora in attività di controllo, di verifica e ispezione risultino elementi tali da far ritenere compromesso il mantenimento dei requisiti stabiliti in sede di autorizzazione all’esercizio ovvero all’accreditamento, il direttore generale è comunque tenuto ad assumere ove ne ricorrono i presupposti ogni altra iniziativa di carattere urgente diretta ad evitare rischi per la salute dei cittadini”».

 

Come è evidente dai fatti, «questo compito non è stato svolto adeguatamente nel corso di questi anni. Addirittura la Regione – rimarca - si è tenuta per vent’anni, abusivamente, anche la gestione del sistema del Welfare: unico caso in Italia visto che solo dal 2015 ha provveduto a riorganizzare l’assetto istituzionale del sistema integrato degli interventi in materia dei servizi e politiche sociali trasferendo la gestione ai distretti, applicando in questo modo la legge 328/2000 e la legge 23/2003».

 

«Serve – continua il consigliere dem - una operazione trasparente e per questo deve essere coinvolto l’intero Consiglio regionale e la Terza commissione Sanità e attività sociali. In Calabria si riveda in modo sistematico l’organizzazione delle strutture sanitarie e socio assistenziali avendo la certezza che al centro del sistema, nell’erogazione di servizi e prestazioni, ci sia il cittadino e non meramente interessi contabili o di profitto. Bisogna mettere mano a una vera e propria riforma strutturale che superi la mancata integrazione, tutta calabrese, dei servizi socio assistenziali con quelli sanitari; un sistema errato che da anni sta creano storture, sprechi e sovrapposizioni costosissime a danno dei cittadini. Non è più possibile – conclude - che si operi con un Piano regionale degli interventi in materia di servizi e politiche sociali fermo agli anni 2007-2009, mentre le altre regioni d’Italia non solo lo hanno aggiornato ma l’hanno integrato dando vita ad unico Piano di servizi sanitari e socio assistenziali.  Questo è quello che serve ora alla Calabria.

 

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