Minniti nel ritratto del The Guardian: «Il ministro Pd che piace a destra»

Il noto quotidiano britannico traccia il profilo del capo del Viminale: «Le sue iniziative in materia di immigrazione hanno ottenuto un’enorme riduzione degli arrivi dalla Libia»
di Redazione
7 settembre 2017
12:46
Il ministro Minniti
Il ministro Minniti

Una figura "controversa", un ministro "di un governo di centrosinistra che piace alla destra", le cui iniziative in materia di immigrazione "hanno ottenuto un'enorme riduzione" degli arrivi dalla Libia" ma hanno anche sollevato i dubbi di chi sostiene che i suoi metodi "siano fragili" e lascino inalterati i "destini di decine di migliaia di migranti intrappolati in Libia in campi disumani". E' il ritratto che il Guardian traccia del ministro dell'Interno, Marco Minniti, al quale dedica un lungo servizio. "Un ex comunista con profonde connessioni con l'intelligence italiana e le leve dello Stato", scrive il quotidiano britannico, "è uno dei politici più controversi in Europa. Il suo successo nel ridurre i flussi migratori gli ha portato lode e popolarità dalla destra e notorietà a sinistra".

 


Il giornale inglese da' un ampio resoconto di quello che Minniti ha raccontato dei suoi timori per la tenuta delle istituzioni democratiche italiane di fronte alla imponente ondata migratoria e degli accordi che sarebbero stati stretti nel deserto per indurre tribù e milizie a porre fine al traffico di esseri umani. E di quando nel mese di giugno si era trovato di fronte alla necessità di trasmettere il messaggio che il governo italiano aveva la capacità di reagire con le riforme già progettate per fermare il flusso, e il pericolo che in quel momento i frutti del suo sforzo fossero invisibili. "Il punto cruciale per me era stato quello di andare in Libia per trovare una soluzione", ha spiegato il ministro al giornale, "in Turchia c'era un forte leader con cui lavorare - forse troppo forte. In Libia è stato l'opposto".

Poi il Guardian fa l'elenco dei passi fatti da Minniti: a febbraio la firma di un memorandum con il leader del governo riconosciuto dall'Onu, Fayez al-Serraj; l'introduzione di un nuovo livello di cooperazione tra la guardia costiera libica e gli italiani, compresa la fornitura di quattro navi di pattuglia; la riunione il 31 marzo a Roma con i capi delle tribù fino al viaggio il Libia, il 13 luglio, per incontrare i sindaci di 14 città interessate dal traffico.

 

“Nessuna equazione tra terrorismo e mancata integrazione”

Quindi gli obiettivi portati avanti dal ministro: che l'Onu regoli i campi di detenzione libici; più soldi per aiutare con il rimpatrio volontario i migranti intrappolati in Libia e, a lungo termine, miliardi dall'Ue per aiutare l'economia africana. Nei prossimi 10 giorni , riporta l’Agi, il ministro pubblicherà una politica di integrazione per l'Italia che copre temi come la cultura, la lingua, i percorsi di lavoro per i richiedenti asilo, la dispersione dei centri di accoglienza e la governance, il finanziamento e la trasparenza delle moschee e degli imam. "Sono convinto che non esista alcuna equazione tra il terrorismo e la migrazione", dice Minniti. "E' un errore di approccio, ma se vediamo cosa è successo in Europa, c’è una relazione tra il terrorismo e una mancanza di integrazione e sono convinto che sia attraverso l'integrazione e con i valori comuni che costruiamo una politica di sicurezza".

 

 

 

 

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