Il ritorno di Enzo Sculco: «Non mi candido ma neppure mi ritiro»

Dopo l’ordinanza della Corte d’Appello che lo riabilita all’elettorato e all’esercizio dei pubblici uffici, il leader de “I Demokratici” avvisa: «E’ ora che in Calabria si cominci davvero a governare»
di Stefano Mandarano
9 agosto 2017
14:37
Enzo Sculco
Enzo Sculco

«Sono stato perseverante, ho voluto a tutti i costi che ci fossero risultati che mi restituissero anche l’onore, la cosa non finisce qui promuoverò anche gli atti finali che concluderanno spero in via definitiva questa vicenda».

 


Un’ordinanza della Corte d’appello di Catanzaro lo ha recentemente riabilitato all'elettorato attivo e passivo, dichiarando espiate anche le pene accessorie, tra cui l’interdizione dai pubblici uffici. Così il leader politico crotonese, Enzo Sculco, torna sulla scena dopo una vicenda giudiziaria lunga 17 anni.

 

Cosa farà adesso Enzo Sculco?

«Continuerò a fare ciò che ho sempre fatto. Ho svolto per lungo tempo un impegno in ambito sociale. Ho svolto funzioni di rappresentanza nel mondo del lavoro per circa 30 anni, poi mi sono dedicato all’attività politica. Molti mi chiedono “che farà?”, “Si candiderà, non si candiderà?”, e io rispondo che questo desiderio non c’è, perché in campo c’è Flora, che sicuramente è più brava di me».

 

Il suo movimento, “I demokratici”, raccoglie consensi importanti, specie nel Crotonese. Come si posizionerà nei prossimi appuntamenti elettorali?

«C’è da esprimere una profonda preoccupazione per ciò che sta avvenendo in Calabria e da auspicare che si cominci veramente a governare. D’altra parte la Calabria ha una dotazione di risorse che sono contenute all’interno del “Patto della Calabria”, che mette insieme le risorse derivanti dai fondi strutturali (circa 4 miliardi) e quelli del Fondo di coesione (altrettanti). Quindi parliamo di 8 miliardi di euro, che non sono pochi. Si potrebbe fare molto e noi dobbiamo provarci. E devono provarci soprattutto coloro i quali hanno responsabilità di guida e di governo della nostra regione. Questo è l’imperativo categorico ed è la sollecitazione, lo stimolo e la spinta forte che continueremo a dare anche nei prossimi mesi».

 

 

Stefano Mandarano

 

Giornalista
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