Consulta, i parlamentari 5 stelle: «Il Pd non canti vittoria»

È quanto dichiarano i parlamentari del M5s Dieni, Nesci, Parentela e Morra in merito all'udienza pubblica della Corte costituzionale relativa ai ricorsi contro la legge elettorale calabrese presentati dalla Democrazia cristiana e dall'ex candidata presidente Ferro
di Redazione
19 ottobre 2016
17:37

«Forse il Pd e tutti gli altri alleati del governatore Oliverio farebbero bene a ripassare un po' di diritto costituzionale, almeno eviterebbero figuracce colossali che hanno anche l'effetto di disinformare l'opinione pubblica calabrese».

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È quanto dichiarano i parlamentari del M5S Federica Dieni, Dalila Nesci, Paolo Parentela e Nicola Morra in merito all'udienza pubblica della Corte costituzionale relativa ai ricorsi contro la legge elettorale calabrese presentati dalla Democrazia cristiana e dall'ex candidata presidente Wanda Ferro.

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«La Consulta – continuano gli esponenti 5 stelle –, al di là di quanto vogliono far credere i corifei di regime, per il momento ha semplicemente dichiarato inammissibile l'istanza presentata dalla Dc. Per il resto, continuerà l'esame di quella proposta dal Tar, che ha investito del caso la Corte costituzionale dopo il ricorso avanzato da Wanda Ferro, esclusa dal consiglio regionale nonostante sia stata la candidata presidente più votata dopo Oliverio».

 

I parlamentari del M5S aggiungono: «È del tutto evidente che la Consulta, dopo aver vagliato il ricorso del Tar, potrebbe anche decidere di annullare la legge elettorale calabrese – approvata quando il Consiglio si trovava in regime di prorogatio – e dichiararla incostituzionale, con tutti gli effetti che ne seguirebbero».

«Male fanno, dunque – sottolineano Dieni, Nesci, Parentela e Morra –, tutti coloro che si ostinano a praticare una narrazione che non ha alcuna aderenza con la realtà e che non trova nessuna giustificazione dal punto di vista giuridico». «Quanto a noi – concludono i parlamentari –, non possiamo che augurarci la fine anticipata di una legislatura fallimentare, che in soli due anni ha fatto sprofondare ancora di più una regione già martoriata come la Calabria».

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