Vitalizi, Morrone (FI) perde la “memoria” e la riforma resta al palo

Bufera in prima Commissione e nuovo stop. L’esponente di Forza Italia propone la pensione anche per la giunta, ma dimentica di aver già dato l’assenso al progetto di legge di Giudiceandrea (Dp). I suoi emendamenti bloccano i lavori: «Pronto a fare marcia indietro se si trova accordo complessivo»

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di Riccardo Tripepi
14 novembre 2018
14:22
Morrone e Giudiceandrea
Morrone e Giudiceandrea

Come la tela di Penelope. La legge sul taglio dei vitalizi in Consiglio regionale si fa e si disfa ad ogni riunione di Commissione. Con tanto di stregonerie che provocano amnesie nei consiglieri regionali. E’ il caso di Ennio Morrone che, da due riunioni dimentica di aver dato l’assenso alla trattazione congiunta del suo testo di legge insieme a quello di Giuseppe Giudiceandrea e presenta una serie di emendamenti che stravolgono l’impianto in discussione. Tanto che il consigliere dei Democratici e Progressisti è costretto a chiedere al presidente Franco Sergio il disabbinamento delle proposte di legge.

«Le iniziative assunte dal consigliere Morrone con la presentazione degli emendamenti eludono – ha dichiarato Giudicenadrea - i presupposti di cui alla proposta di legge a mia firma, reintroducendo il contributo di solidarietà ed il sistema non su base contributiva».


In buona sostanza con gli emendamenti targati Morrone ci si limiterebbe ad intervenire sul sistema pensionistico dei nuovi consiglieri introducendo il sistema contributivo. Mentre per i vitalizi acquisiti dai consiglieri regionali delle precedenti legislature sarebbe previsto soltanto un contributo di solidarietà con la creazione di un fondo regionale da utilizzare per fini sociali e culturali.

 

Secondo Morrone per introdurre ulteriori modifiche, come quelle proposte da Giudiceandrea che prevedevano il taglio degli assegni dei vitalizi attraverso ammortizzatori sociali per un risparmio da quasi due milioni di euro all’anno, sarebbe necessaria una legge a parte.

Non solo negli emendamenti elaborati da Morrone si allargano le maglie della spesa regionali. La pensione verrebbe introdotta anche per i componenti della giunta che non sono consiglieri. Dunque anche per tutti i tecnici del governo attuale che oltre ad aver aumentato le spese correnti andrebbero ad aumentare anche quelle future delle già provate casse regionali. Non solo. Per chi avesse completato più di una legislatura regionale, il limite di età per la riscossione dell’assegno previdenziale scenderebbe da 65 a 60 anni.

Letteralmente furibondo Giudiceandrea che ha insistito per una trattazione separata delle proposte di legge e avanzato dubbi sulla reale volontà dell’Assemblea di procedere al taglio della spesa pubblica. Alla fine la Commissione, dopo alcuni minuti di sospensione imposti dal presidente Franco Sergio, decide per disabbinamento delle proposte che torneranno separatamente all’esame dell’organismo. Un passo avanti e uno indietro.

 

«Non sono smemorato. Il testo di legge sul quale ci stavamo confrontando in Commissione era diverso da quello che avevamo concordato». È quanto afferma dal canto suo Morrone, che sulla questione ha voluto fare alcune precisazioni, dicendosi pronto a fare marcia indietro se si trova «un accordo complessivo». «Anche io - ha rimarcato - voglio tagliare la spesa come lo vuole fare Giudiceandrea, solo che lo voglio fare in modo diverso e rispettando la legge».

Tanto che nei prossimi giorni i due dovrebbero nuovamente confrontarsi prima di ritornare in Commissione e decidere il da farsi. «Probabilmente opteremo per presentare due proposte diverse: una che introduce il sistema contributivo per i consiglieri regionali in carica e un’altra per la riduzione dei vitalizi. In maniera tale che se la seconda dovesse essere impugnata, almeno la prima venga salvata. Siamo l’unica Regione che non ha un sistema previdenziale per i consiglieri regionali».

Per quanto attiene gli emendamenti sull’abbassamento dell’età pensionabile e sull’allargamento del trattamento ai componenti della giunta, Morrone spiega: «A volte bisogna provocare per essere ascoltati. Comunque io non ho nessun interesse personale a fare queste modifiche. Posso anche fare cadere tutti gli emendamenti per trovare un accordo complessivo».


Riccardo Tripepi

 

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Giornalista
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