Regione paralizzata: i guai del governatore Oliverio bloccano anche palazzo Campanella

Il presidente della giunta vuole rimanere in sella ma dovrà procedere a riorganizzare gli assetti di governo. Dopo la Befana previsto un vertice di maggioranza. In attesa anche il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto che ancora non ha convocato i capigruppo per far riprendere l'attività dopo l'ultima riunione dello scorso 19 dicembre

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di Riccardo Tripepi
5 gennaio 2019
17:23

Se c’è un dato certo dopo la crisi che investito la Regione con il coinvolgimento di Mario Oliverio nell’operazione “Lande Desolate”, è che il governatore non ha nessuna intenzione di mollare la presa e punta ad arrivare alla fine della legislatura.

Lo ha detto ai suoi anche nell’immediatezza della misura cautelare che lo costringe a San Giovanni in Fiore, lo ha ribadito durante la riunione al circolo del Pd del Comune silano per lo scambio degli auguri natalizi, presto trasformatasi in comizio politico.



Lo ha manifestato anche ai consiglieri e ai big che si sono affacciati a incontrarlo, compreso Carlo Guccione che dopo tre anni di opposizione totale duratura è andato a trovare il presidente per offrirgli la propria solidarietà. Occasione troppo ghiotta per il consigliere cosentino, ansioso di uscire dalla posizione di isolamento nella quale si è costretto dopo essere stato defenestrato dalla prima giunta Oliverio, a causa del suo coinvolgimento in “Rimborsopoli”.

Ma il presidente dimostra anche oggi di voler restare fermamente al timone della Calabria con il video messaggio diffuso sulla questione relativa al decreto sicurezza e alla protesta dei sindaci che ha portato ad un durissimo scontro tra i primi cittadini e il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Oliverio, non soltanto ha offerto sostegno all’iniziativa dei sindaci che hanno annunciato di non volere applicare il decreto, ma ha addirittura annunciato iniziative politiche future. «Assieme ad altre Regioni del nostro Paese che in questi giorni stanno evidenziando le nostre stesse preoccupazioni ed annunciando iniziative presso la Corte Costituzionale promuoveremo tutte le azioni utili al fine di stoppare una legge che viola diversi trattati internazionali sui diritti umani e i principi fondanti la nostra Costituzione».

Sulla volontà, insomma, nessun dubbio. Sul come procedere per raggiungere l’obiettivo, invece, è buio pesto. Oliverio sperava di ottenere immediatamente la revoca dell’obbligo di dimora, ma così non è stato. Ci sarà, dunque, adesso da gestire una fase di vuoto per la quale servirà il sostegno pieno di tutta l’attuale maggioranza. Il governatore, dunque, sarà verosimilmente costretto ad aggiustare gli equilibri di governo dando maggiore spazio alla politica. Con una rimodulazione all’interno della giunta dei tecnici o nelle forme che potranno trovarsi nel vertice di maggioranza che si terrà subito dopo l’Epifania.

Le linee telefoniche del Pd sono bollenti, anche perché presto monterà la protesta di opposizioni e cittadini sullo stato di paralisi in cui versa la Regione. Il Consiglio si è riunito l’ultima volta lo scorso 19 dicembre per approvare il bilancio. Seduta già programmata prima dell’esplodere della grana giudiziaria che ha coinvolto Oliverio.

Da allora più nulla si è mosso. Il presidente Nicola Irto non ha ancora convocato neanche la Conferenza dei capigruppo per programmare i lavori alla ripresa. Il calendario delle Commissioni è vuoto e si aspetta che dalla Sila si prendano le dovute decisioni.


Una stasi dell’attività politica che è una vera iattura per la Calabria e le sue continue emergenze, aggravata dalla circostanza che si è ormai giunti all’ultima fase della legislatura.


Paralisi che difficilmente potrà accettare anche il Pd sempre che rimane con il congresso regionale in bilico, con quello nazionale da preparare e con le liste per le europee da formalizzare. Il governatore, insomma, non ha molto tempo per fare le sue mosse.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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