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«Con l’Autonomia al Sud cittadini di serie B: i diritti dipenderanno dalla latitudine», i numeri shock nell’analisi di Marco Esposito

La truffa dei fabbisogni standard nella relazione depositata dal saggista in Parlamento: «Per il trasporto pubblico locale i cittadini di Corigliano Rossano e Lamezia hanno diritto a zero euro ciascuno». Allarme sulle strategie contro lo spopolamento: «Pensano di rispondere spostando giovani dal Mezzogiorno al Nord ma non servirà a nulla»

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di Pablo Petrasso
29 luglio 2024
12:38
Nel riquadro, il giornalista e saggista Marco Esposito
Nel riquadro, il giornalista e saggista Marco Esposito

Ha chiamato la sua relazione “don Milani alla rovescia”, cioè “inalim nod”, «perché don Milani come sappiamo riteneva sbagliato fare parti uguali tra disuguali» ed è proprio ciò che sta accadendo in Italia con la riforma Calderoli. Marco Esposito, giornalista e saggista che ha inaugurato in Italia la riflessione sulle distorsioni dell’Autonomia differenziata, offre alla commissione bicamerale sul Federalismo fiscale un documento che ne illumina alcune contraddizioni.

La sua è un’analisi su venti grandi comuni capoluogo, da Roma a Ravenna, e sui venti maggiori comuni non capoluogo, di popolazione tra i 60mila e i 120mila abitanti, su due servizi: il trasporto pubblico locale e l’istruzione.


Trasporti locali: zero euro per i cittadini di Corigliano Rossano e Lamezia

Nel resoconto delle sua recente audizione in commissione, Esposito dedica un passaggio significativo alle anomalie che si rilevano nel trasporto pubblico locale: «Vediamo – spiega – che ci sono dei comuni non capoluogo del Mezzogiorno, sono 5 su 20, che hanno riconosciuto come fabbisogno standard, quindi da garantire assolutamente alla propria popolazione, zero». È evidente che quello zero è un’anomalia: «Siamo pur sempre di fronte a centri di oltre 60mila abitanti, ovvero città articolate, con la necessità quindi di un trasporto pubblico specifico, interno ai confini municipali».

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Nell’elenco dei cinque “zeri al Sud”, per citare il titolo di uno dei più fortunati libri di Esposito, ci sono due città calabresi: Corigliano Rossano e Lamezia Terme. Corigliano Rossano è il più popoloso dei centri con fabbisogno standard zero sul trasporto pubblico locale: «È palesemente un comune non solo popoloso – 74.000 abitanti – ma è un comune sparpagliato, quindi si può immaginare che il trasporto locale sia una necessità, e invece siamo di fronte a quota zero. Il massimo tra i comuni non capoluogo è Sesto San Giovanni, con 30 euro pro capite. Segnalo che Sesto San Giovanni riceve come fabbisogno addirittura più del comune di Bari, che è a quota 27 euro ed è al centro, come è noto, di un'area metropolitana, mentre Sesto San Giovanni fa parte di quella di Milano».

È uno degli esempi più chiari di “don Milani al contrario”: è che come dire che gli abitanti di Corigliano Rossano (ma anche Lamezia Terme, Casoria, Castellammare di Stabia e Afragola) stanno bene così, non hanno bisogno del trasporto pubblico locale. Il fatto è che prendere per buoni questi fabbisogni senza sistemare le cose significa certificare le differenze e creare cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ed è il rischio principale delle fughe in avanti che si registrano sull’Autonomia differenziata.

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Esposito: «Anche sull'istruzione la latitudine influenza i diritti»

Le anomalie rischiano di essere ancora più pesanti per l’istruzione: «Anche qui – dice Esposito in commissione – abbiamo delle differenze molto forti che sono legate sostanzialmente al fatto che il tempo pieno, come sappiamo, è molto differenziato sul territorio, senza che ve ne sia una reale ragione; anzi, l'assenza di tempo pieno, soprattutto nei comuni del Mezzogiorno, porta un maggior disagio per le famiglie che si accompagna a un minore tasso di occupazione femminile. Quindi, è un tema non solo di istruzione in senso stretto, ma anche un tema sociale».

Il saggista evidenzia le situazioni «del tipo che due comuni tra loro distanti appena una ventina di chilometri, come Aprilia e Pomezia nel Lazio, hanno un fabbisogno riconosciuto che è praticamente la metà contro il doppio: ad Aprilia sono 437 euro per bambino, a Pomezia arriviamo a 1092».

E, torna un caso calabrese, «avremo scostamenti simili anche se andiamo a confrontare Reggio Calabria e i suoi 545 euro con Milano e i suoi 1118 euro, più del doppio». In questo caso il dato «dovrebbe essere tendenzialmente omogeneo sul territorio o comunque differenziato per ragioni oggettive, come può essere una maggiore o minore presenza di disabili, un diverso costo di riscaldamento e così via, ma chiaramente si evidenziano delle differenze molto forti».

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Tra i grandi comuni Roma è a quota 1091 euro, Milano a 1118, per Napoli già si scende a 694, con Torino si risale a 965, Genova 951, Bologna 1040, Firenze 922, Bari 618. «Ancora una volta, sembra che la latitudine influenzi quelli che sono i diritti riconosciuti».

Autonomia differenziata e collasso demografico

Il ragionamento di Esposito e i dati che certificano la distanza sui diritti tra i cittadini hanno un esito scontato: «Se noi differenziamo i servizi per residenza, se noi creiamo un aggancio, un legame tra il posto dove vivi e i diritti che ti spettano, inevitabilmente spingeremo le persone a trasferirsi». Il passaggio dall’assenza di servizi allo spopolamento è l’ultima parte del dramma: «Che le persone si spostino verso i luoghi che offrono migliori opportunità è del tutto normale ma noi siamo a un passo dal collasso demografico».

Un rischio che riguarda tutto il Paese: al Sud, però, se ne vedono già gli effetti, mitigati al Nord dal trasferimento di forza lavoro e giovani laureati. Per Esposito non si può credere «che spostare giovani da Sud possa essere una risposta alla crisi demografica, ma sarebbe una strategia miope come fronteggiare l’invecchiamento trasferendo anziani dalla Lombardia alla Liguria».

D’altra parte, «l’emigrazione di laureati dal Sud al Nord in una fase di brusca contrazione demografica ha un effetto negativo per tutta Italia: lo certifica l’ultimo rapporto Istat sulle migrazioni interne e lo sottolinea indirettamente il governatore della Banca d’Italia quando rileva il basso livello dei salari dei laureati. Infatti tutte le regioni italiane sono in perdita nel saldo dei movimenti del laureati verso l’estero, segno di scarsa attrattività internazionale persino nelle aree più dinamiche».

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Anche il Nord è in crisi, le risorse migliori vanno all'estero

È un passaggio in cui risuona lo stesso allarme sollevato dal presidente di Svimez Adriano Giannola nell’intervista a LaC News24: la strategia del Settentrione è perdente, serve soltanto a rallentare un declino nei confronti dell’Europa e, soprattutto, della Germania che ha in mano le chiavi della crescita.

«Lombardia ed Emilia Romagna – spiega Esposito nella sua relazione – in dieci anni hanno perso 20mila laureati tuttavia, nello stesso periodo, ne sono arrivati centomila dalle altre regioni d’Italia, quindi cinque volte di più. Le imprese di quei territori, grazie agli ingressi di laureati a basso costo da Sud, non di rado sostenuti economicamente dalle famiglie d’origine, non hanno alcuna spinta a trattenere i laureati che intendono trasferirsi all’estero. Con il risultato che i salari dei laureati sono bassi, poco competitivi in Europa, per cui l’Italia perde le risorse migliori». Per alcuni la fuga in avanti sull’Autonomia differenziata è la risposta. Ma è la risposta sbagliata.

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