Caso Bilardi e riforme istituzionali in stand by: Ncd a rischio?

I senatori calabresi vorrebbero garanzie da Alfano, ma il ministro non sembra intenzionato a spendersi. Inevitabile rivolgere lo sguardo al movimento di Verdini che, paradossalmente, potrebbe essere un approdo più sicuro
di Riccardo Tripepi
16 settembre 2015
09:56


Si complica la vicenda Bilardi. Il voto del Senato sul suo arresto, già autorizzato dalla giunta di palazzo Madama, pare destinato a slittare nelle seconda metà di ottobre e, comunque, dopo il voto sulla riforma che il governo Renzi vuole ottenere senza concedere nulla alle opposizioni.

 


La motivazione ufficiale è di natura tecnica, come avrebbe lasciato trapelare la maggioranza. La relatrice Stefania Pezzopane (Pd) non avrebbe ancora depositato la relazione sulla situazione relativa al senatore calabrese finito nel mirino della Procura nell’ambito dell’inchiesta “Erga Omnes” legata alle spese pazze dei gruppi. All’epoca dei fatti Bilardi era il capogruppo della lista “Scopelliti presidente”.

 

Inevitabile, però, i senatori calabresi e Gentile in particolare comincino a sentire puzza di bruciato. La manovra del Pd di Renzi avrebbe il fine di tenere ben stretti i consensi in Ncd in vista dell'esame del ddl Boschi. Così domani l'Aula, che aveva all'ordine del giorno l'esame dei documenti della giunta dovrà occuparsi di altre decisioni prese dall'organismo presieduto da Dario Stefano (Sel) senza arrivare ad affrontare appunto il caso Bilardi. Per la stessa ragione, sempre secondo quanto si apprende, al Senato non si sarebbe ancora provveduto al rinnovo delle presidenze delle commissioni (alla Camera c'è stato prima dell'estate) proprio per evitare di scontentare alcuni senatori del partito di Alfano il cui voto potrebbe rivelarsi determinante per la riforma della Camera alta.

 

L’imbarazzo tra le truppe calabresi, insomma, è massimo e Gentile e i suoi hanno adesso da decidere il da farsi. Vorrebbero garanzie da Angelino Alfano, ma il ministro dell’Interno non sembra intenzionato a spendersi, così come aveva fatto in passato per la vicenda analoga del senatore Azzolini. Ed allora è inevitabile rivolgere lo sguardo al movimento di Denis Verdini che, paradossalmente, potrebbe essere un approdo più sicuro per i vivaci senatori meridionali. Tra riforme istituzionali e voto su Bilardi, insomma, cresce sempre di più il rischio di implosione per il partito di Alfano.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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