«Calabresi che non chiedono reddito mafiosi»: è bufera su Grillo

L’infelice uscita del leader del Movimento 5 stelle presente a Catanzaro per il suo spettacolo “Insomnia” ha scatenato una serie di reazioni e polemiche

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di Redazione
13 marzo 2019
12:44
Beppe Grillo
Beppe Grillo

«O lavorate in nero o siete tutti della 'ndrangheta». Ieri sera Beppe Grillo, al "Politeama" di Catanzaro, dove è andato in scena il suo show "Insomnia", aveva commentato alla sua maniera i dati sul reddito di cittadinanza, che, a suo dire, evidenziano come la Calabria sia la regione che ha presentato meno domande. Le polemiche non si sono fatte attendere.


Per Marco Siclari, senatore di FI, «non si possono offendere tutti in Calabria per i maledetti delinquenti calabresi che sono sempre meno grazie alla magistratura. Grillo ha superato ogni limite ed ancora una volta confonde i ruoli. Non può fare il comico - aggiunge - violentando la dignità di milioni di calabresi. Grillo rappresenta un movimento politico che è al governo e non può permettersi di etichettare i cittadini calabresi, anziani, giovani incensurati e neonati come 'ndranghetisti per "sillogismo" o soltanto perché nati in Calabria. Torni a fare il comico, che èuna vera professione, perché come politico ha dimostrato di non essere all'altezza del nostro Paese».
Siclari chiede agli amministratori calabresi di condannare e opporsi a chiunque offenda e mortifichi la dignità dei calabresi. «La Calabria deve liberarsi da stereotipi - continua - ed etichette che non gli appartengono perché questa terra è composta da cittadini onesti, che sono oltre il 99%, che soffrono per la mancanza di pari opportunità, dalla sanità al lavoro fino al problema della criminalità organizzata che ripudiano tutti i cittadini onesti. Grillo - a parere di Siclari - con la sua uscita non fa altro che umiliare, danneggiare e mortificare il presente ed il futuro della Calabria e dei calabresi. Bisogna far sapere a Grillo che i rappresentanti delle istituzioni, dei partiti ed i politici in particolare modo, hanno l'obbligo di incoraggiare e promuovere il nostro Paese e questo vale soprattutto per la parte più sofferente dell'Italia. Mi appello a tutti gli amministratori locali, le autorità religiose, a tutte le istituzioni, affinchè condannino e si oppongano in ogni modo legittimo a tutti coloro, Grillo compreso, che vogliono affossare il futuro della Calabria con etichette che non ci rappresentano e che servono solo per avere visibilita'. Non possiamo essere affossati dalla 'ndrangheta e allo stesso tempo essere etichettati 'ndranghetisti da chi dovrebbe essere contro ogni forma di mafia soltanto perché nati in Calabria». Il senatore annuncia una lettera al Presidente della Repubblica «perchè i calabresi non possono più essere etichettati solo per le loro origini e gli chiederò di venire in Calabria ad incontrare i calabresi».



Un altro esponente di Forza Italia, il consigliere regionale Domenico Tallini, parla di «inaccettabile teorema del "povero comico" che ha fondato il Movimento Cinquestelle».  Per Tallini e' come dire: «Calabresi non cercate un lavoro onesto, non chiedete allo Stato di promuovere l'occupazione, non studiate. C'è il reddito di cittadinanza che risolve tutto. State seduti sul sofa' di casa e vi arrivano 780 euro. Che vi devono bastare. Dov'è finito il movimento Cinquestelle che diceva che bisogna rifiutare l'assistenzialismo? Ci sarà un motivo - dice - se c'è un crollo verticale nei sondaggi per un ex movimento diventato partito, con tanto di poltrone, ministri e sottosegretari, presidenti di commissione. Ai calabresi Grillo avrebbe dovuto dire che questo Governo gialloverde non sta facendo un c per la Calabria, tanto per usare espressioni gentili ed educate cosi' care al comico genovese. E invece no. I calabresi - dice Tallini - sono lavoratori in nero o 'ndranghetisti perchè rifiutano l'elemosina del reddito di cittadinanza che è solo una mancetta elettorale e non un aiuto alla poverta' vera. Meditino i calabresi che un anno fa hanno assegnato ai CInquestelle il 40% dei voti. Anzi, hanno già riflettuto, a giudicare dal teatro semivuoto che - osserva - ha accolto il "re dei ciarlatani"».

 

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