Bausone (Pd): «Che fine ha fatto la legge sulle lobby?»

Secondo la dirigente del Partito democratico «potrebbe essere il fiore all’occhiello della Regione e dell’intera legislatura»

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13 febbraio 2019
17:02
Alessia Bausone
Alessia Bausone

«Meno di un mese fa si è tenuto un incontro a Roma organizzato dall’Istituto Jemolo dal titolo “Regolamentazione delle lobby: un’opportunità per la crescita del sistema Italia” alla presenza di illustri giuristi e quell’occasione è stata importante per riflettere sui “processi decisionali pubblici” nella nostra Regione, ossia quei procedimenti che portano alla formazione delle leggi o dei regolamenti regionali, degli atti amministrativi, di programmazione o di pianificazione». Così Alessia Bausone, dirigente del Partito democratico.


«Le lobbies – prosegue -, parola spesso intesa con accezione pregiudizialmente negativa in Italia, costituiscono in realtà una delle “ruote del sistema” che va inquadrata all'interno della dimensione pubblica istituzionalizzata. La rappresentanza degli interessi è insita nel meccanismo di lobbying e non è un’attività illecita, anzi, è essenziale nel processo di formazione delle decisioni pubbliche. La società tutta è realizzata dalla presenza di una miriade di interessi particolari; nell'ambito delle decisioni pubbliche è proprio il democratico, legittimo e corretto bilanciamento degli interessi particolari che costituisce quello che, comunemente, chiamiamo come "interesse generale"».



La Bausone ricorda che «tre anni fa il report “Eppur si muove – la regolamentazione del lobbying in Italia nel 2016” curato da Riparte il futuro ha lanciato la campagna #occhiaperti per l’approvazione di una legge quadro nazionale che non ha visto la luce. In quel report si parla anche di Calabria che ha una legge, assai apprezzata sul piano nazionale, la 4 del 12 febbraio 2016 sulla “Disciplina sulla trasparenza dell’attività politica e amministrativa della Regione Calabria e dei suoi enti strumentali sull’attività di rappresentanza di interessi particolari” che porta la firma di Giuseppe Graziano. Con questa legge vengono introdotte importanti regole contro il fenomeno delle “porte girevoli” con l’obiettivo di impedire il ricollocamento di ex politici nei ruoli apicali della pubblica amministrazione, anche attraverso l’adozione di un cosiddetto cooling-off period (letteralmente un “periodo di congelamento”) di due anni, in cui l’ex amministratore pubblico non può ricoprire determinati ruoli in aziende municipalizzate o partecipate dal pubblico».


E ancora: «Viene, inoltre, istituito un apposito registro pubblico dei rappresentanti di interessi particolari, fornisce una definizione dell’attività di lobbying e introduce una disciplina applicabile non solo ai componenti del Consiglio Regionale ma anche alla Giunta Regionale al fine di “garantire la massima trasparenza nei processi decisionali”. Uno strumento, quindi, che ha la funzione di limitare le interferenze di cordate più o meno organizzate il cui obiettivo è concorrere alla definizione delle decisioni delle istituzioni. Per legge i rappresentanti di interessi devono “rispettare i principi di legalità, trasparenza e correttezza istituzionale” e comunicare “comunicare qualsiasi dono, bene, prestazione di servizio od offerta in denaro di importo superiore a centocinquanta euro erogato, anche indirettamente, ai decisori pubblici e a loro familiari, compresi quelli donati in circostanze di ordinaria solennità”, sbarrando anche la strada espressamente ai condannati definitivi per reati contro la Pubblica istruzione».


«Una legge epocale – incalza la Bausone - che potrebbe essere il fiore all’occhiello della Regione e dell’intera legislatura, se solo non fosse che al compimento del suo terzo compleanno pochi giorni fa è ancora rimasta lettera morta in una Calabria in cui chi partecipa alle decisioni politiche rimane nell’ombra. Lecito chiedersi, allora, chi decide veramente in Calabria?», conclude l’attivista.

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