La campagna di LaC

«L’Autonomia differenziata di Calderoli non si farà: mancano 100 miliardi», Loiero e i conti (che non tornano) della riforma

L’ex governatore stronca la legge voluta dalla Lega: «Non va bene nulla, soprattutto il fatto che sia agganciata al bilancio». Centrosinistra promosso con riserva: «Schlein non mi dispiace ma non conosce i territori. Guardi la Calabria…»

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di Massimo Clausi
24 agosto 2024
11:15
Nel riquadro, l’ex governatore Agazio Loiero
Nel riquadro, l’ex governatore Agazio Loiero

Era il 2003 quando Agazio Loiero, all'epoca deputato dell'Ulivo, scrisse un pamphlet per i tipi di Rubbettino dal titolo “Il patto di ferro la devolution contro il Sud con i voti del Sud”. Nel volume si parlava dell'accordo politico fra Bossi e Berlusconi e del progetto di devolution del senatùr. A distanza di venti anni quel disegno sembra essersi realizzato con il Governo Meloni, anche se la Lega non gioca più un ruolo centrale nell'alleanza di centrodestra.

Loiero, in molti dicono che con Berlusconi in vita l’Autonomia differenziata non sarebbe mai nata. Lei invece immaginava che questo governo l’avrebbe approvata e così in fretta?
«Sì, certo. Meloni come moltissimi altri politici pur di salire le scale di Palazzo Chigi avrebbe fatto di tutto. Non è un caso che l’autonomia cozza con il premierato. Quindi alla lunga a lei politicamente non conviene, ma quelle scale a cui accennavo hanno un profilo dorato».


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La parola autonomia le è cara. Lei ha fondato il Pdm immaginando un Pd federativo ed infine la lista “Autonomia e diritti”. A quale autonomia pensava e che tipo di autonomia dovrebbe rivendicare la Calabria? 
«Pensavo all’autonomia nell’ambito di un Paese unito. L’incipit dell’articolo 5 della Costituzione suona così “La Repubblica, una e indivisibile, promuove le autonomie…"».

Cosa non le piace della legge Calderoli? 
«Tutto. Il fatto soprattutto che sia agganciata al bilancio. Ma come si può pensare che su una legge siffatta il Parlamento non possa intervenire».

Ci sono i quattrini per finanziare i Lep? Ma soprattutto, prima di questo, come si colmano i divari infrastrutturali fra le diverse aree del Paese? 
«No non ci sono. Occorrono circa 100 miliardi e per quanto riguarda i divari chi li dovrebbe colmare, la Lega?».

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Ha firmato per il referendum abrogativo? Ritiene che sia lo strumento più adeguato per fermare la riforma?
«Il referendum inaspettatamente è stato firmato da un numero elevato di italiani. Non solo del Sud, segno che c’è nel fondo di una memoria sconosciuta una naturale diffidenza per le iniziative della Lega. Io credo che si potrà vincere ma se si arrivasse a oltre il 40 per cento come può fare la Meloni a non tenerne conto?».

Le opposizioni sembrano aver trovato collante su questa vicenda dell’autonomia. Pensa che il nuovo corso varato dalla Schlein sia quello giusto? 
«L’intesa prima o poi avrebbero dovuto trovarla. Con qualsiasi legge elettorale se le opposizioni non sono unite si perde, com’è avvenuto la volta scorsa. La Schlein non mi dispiace affatto solo che non conosce i territori. Guardi la Calabria...».

Giornalista
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