Uomini, perché continuate ad ucciderci?

Fiumi di sangue sono stati versati dalle donne assassinate negli ultimi anni. Nel lasso di tempo tra il 2000 e il 2018 a morire per mano di un uomo sono state in tremila. E nessun uomo nero. Ad uccidere sono mariti e fidanzati

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26 novembre 2018
15:35

Scannate, massacrate, crivellate dal piombo, gettate nel vuoto, bruciate, annegate, fatte a pezzi, accoltellate, soffocate, strangolate, sepolte vive con il nostro bimbo in grembo. Non sapete più cosa fare per annientarci, cancellarci, impedire un abbandono, piegare la nostra volontà cocciuta a prezzo della vita. Probabilmente mentre scrivo una donna sta esalando l’ultimo respiro, come è altrettanto verosimile che mentre voi state leggendo queste righe una donna stia invano combattendo per l’ultima volta cercando di rubare un filo d’aria alle mani del suo carnefice.

 


Eppure siamo ancora qui, le “sopravvissute”. Perché di questo stiamo parlando. Chi di noi non ha mai avuto a che fare, anche indirettamente, con un uomo “irascibile”, “collerico”, “umorale”. Tratti caratteriali socialmente accettati, ma che in alcuni casi nascondono qualcos’altro. Ieri in migliaia sono scese in piazza occasione della Giornata mondiale contro la violenza. Intere città invase da slogan e parate, panchine, spillette e scarpe rosse. Comizi, interventi, adesioni illustri.

 

E oggi? È vero, i simboli sono importanti, fondamentali. Che un intero paese faccia capire di essere dalla parte delle donne è senz’altro un buon segno. Ma è anche vero che le donne, soprattutto quelle che lavorano, nel nostro paesenon hanno certo vita facile. Vengono pagate meno dei colleghi maschi, non hanno a disposizione una rete di asili nido e servizi di supporto per i bambini, devono affrontare da sole il difficile momento della maternità, l’accesso alle mense non è consentito a tutti. Le donne vengono spesso lasciate sole a barcamenarsi tra casa e figli, con conseguenze di grande stress fisico e mentale. Che può avere, e la cronaca ce lo ha raccontato più volte, conseguenze anchetragiche.

 

Se “l’uomo nero” non è nero

Ma c'è un numero che fa più impressione degli altri. Secondo i dati diffusi dall’Erues, In Italia, tra il 2000 e oggi sono morte più di 3000 donne, in tre casi su quattro per mano di un parente. 3000 donne. Un paese di piccole dimensioni scomparso nel nulla.

 

Dall’inizio dell’anno in corso le donne uccise in Italia sono state più di cento. Nel 70,2 per cento dei casi le violenze che fanno da preliminari al delitto avvengono fra le mura domestiche, a opera di mariti, compagni, molto più raramente padri o fratelli. Eures segnala inoltre un aumento progressivo dell’età media delle vittime, che si attesta sopra i 52 anni.

 

Tutte arrivano al più triste dei finali dopo aver denunciato, anche più volte, i loro aggressori. Spesso è il fenomeno dello stalking a degenerare nel femminicidio. I numeri dimostrano che “l’uomo nero”, quello con la pelle scura, che arriva sui barconi a stuprare le nostre e donne e a rubare il nostro lavoro, abita solo nelle filastrocche dei bambini, sotto il letto e nell'armadio di Salvini. Nella realtà è bianco e molto capace di nascondere il buio fino alla provocazione finale. Un tradimento, un abbandono, una risposta di troppo. Allora la sua vera natura esce fuori. Non è più nulla. Marito, padre, fidanzato. È l’uomo nero, che ha il volto deforme dell’assassino.

 

Loredana Colloca

 

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