Il Forrest Gump di Santa Maria del Cedro che corre senza meta per scappare dalla vita

VIDEO | L'uomo ha 60 anni e vive da tempo in condizioni di estremo disagio sociale, aggirandosi per la cittadina tirrenica come un invisibile. Una perizia dell'Asp di Cosenza lo ha dichiarato capace di intendere e di volere, valutazione che impedisce alle istituzioni locali di intervenire, ma il suo dramma umano è evidente e preoccupante. Ecco la sua storia

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di Francesca  Lagatta
18 giugno 2019
11:56

Salvatore non smette di correre, avanti e indietro, sembra voler andare sempre più forte. E mentre cammina a passo sostenuto guarda dritto, in un punto fisso, come fosse un obiettivo da raggiungere. Fuori ci sono 40° all'ombra, ma lui cammina, cammina, e la sua fronte gronda sudore. Ha addosso abiti sudici, una camicia e dei pantaloni strappati e un cappotto che sembra essere stato morso da un pitbull. Li avrà addosso da almeno un anno. Ma lui continua a correre, per quel che le sue gambe gli consentono. Poi si riposa, osserva il mondo con occhi spenti, e riparte. Proprio come il Forrest Gump del regista Robert Zemeckis, non si ferma, passa da un punto all'altro di corso del Tirreno, a Santa Maria del Cedro, a qualsiasi orario del giorno e della notte. Anche quando fuori piove. Anche quando fuori è buio pesto. Come il personaggio interpretato da Tom Hanks, forse nemmeno lui sa perché continua a correre, ma è l'unico modo per esorcizzare il dolore e tenersi aggrappati alla vita, che scorre via portando con sé il suo senso più profondo.

 


Salvatore è un uomo di 60 anni con un passato da lavoratore e, qualcuno suggerisce, da persona benestante. Nessuno sa poi cos'è accaduto di preciso e quando, ma quell'uomo dall'accento campano a un certo punto ha smesso di vivere pur continuando a respirare. Oggi non ha amici, non ha il telefono cellulare, vive in un appartamento di pochi metri quadri sommerso dalla sporcizia. Sui muri ci sono segni di fuoco e delirio. In paese tutti lo conoscono e molti quotidianamente gli offrono del cibo, ma ultimamente i suoi disagi mentali si sono inaspriti e la sua presenza nelle vicinanze ha cominciato a destare preoccupazione. Più testimoni riferiscono che espleti i suoi bisogni innanzi ai locali commerciali e che butti in strada il cibo che gli viene donato. Ma, nonostante l'interesse di tanti cittadini e delle forze dell'ordine, al momento Salvatore non può essere aiutato, perché una perizia redatta dall'Asp di Cosenza ha stabilito che è una persona capace di intendere e di volere e che non si può fare nulla contro la sua volontà.

L'intervento delle istituzioni

Già da tempo, il Comune di Santa Maria del Cedro aveva cercato di fare luce sulla vicenda. Il primo intoppo burocratico è sorto per il fatto che Salvatore ha la residenza in un altro Comune del Cosentino, precisamente a Cleto. Ma il sindaco Ugo Vetere è andato avanti comunque e ha chiesto l'intervento dell'Asp di Cosenza per capire come intervenire. Peccato che proprio lo stabile bruzio di via Alimena abbia posto il veto: una perizia psichiatrica ha stabilito che Salvatore è perfettamente capace di intendere e di volere e che ogni azione contro la sua volontà sarebbe penalmente perseguibile. Com'è stato possibile? Secondo i medici Salvatore non ha nessuna patologia tra quelle ufficialmente riconosciute, non ha disturbi mentali e non è depresso. Per la medicina Salvatore è semplicemente un vagabondo che si è lasciato andare ai drammi esistenziali di ogni essere umano. Il suo disagio, per intenderci è meramente di carattere psicologico. Ma se anche così fosse, perché non può essere ugualmente aiutato ad uscire dalla trappola che si è costruito con le sue stesse mani?

 

Lo ha pensato anche il primo cittadino santamariese, che, con caparbia e determinazione, non si è arreso alla diagnosi e ha cercato di aggirare l'ostacolo puntando sulla collaborazione dell'assessorato alle Politiche sociali, di cui è responsabile Roberta Rizzo. Così, hanno dapprima mandato le donne delle pulizie nel suo appartamento e poi, in pianta stabile, gli hanno fatto recapitare un pasto caldo al giorno. Nel frattempo la situazione si è aggravata e la dottoressa Rizzo cerca di convincerlo a ricoverarsi volontariamente in una struttura sanitaria privata. Miracolosamente ci è riesciuta, ma dopo qualche giorno Salvatore è scappato ed è tornato a Santa Maria del Cedro, perché ha riferito agli assistenti sociali, aveva bisogno di un periodo di vacanza.

Il grido di aiuto

Dopo averlo osservato a lungo per capirne vizi e abitudini, lo incontriamo ieri pomeriggio sotto il sole cocente, mentre è seduto su una panchina per uno dei suoi riposi. Quando ci avviciniamo a lui non è spaventato, anzi, sembra che stesse aspettando qualcuno con cui scambiare una parola. Dopo nemmeno un paio di minuti durante i quali cerchiamo di capirne di più, ci parla della sua casa bruciata andata a fuoco per colpa di una sigaretta e ci invita a vederla. Noi lo seguiamo e a pochi metri dalla trafficatissima ss18, si spalancano innanzi ai nostri occhi le porte dell'inferno. C'è un odore insopportabile, a terra ci sono vermi e vetri rotti, si intravedono cumuli di spazzatura e vestiti, i mobili sono devastati e i muri sono pieni di fuliggine. E' lì dentro che vive Salvatore, ormai da anni.

Quando è sulla soglia del cancello, lui stesso rimane interdetto per qualche secondo, guarda quel posto con distacco e ha l'aria di chi sa di averla combinata grossa. Gli chiediamo: «Ti piacerebbe avere una casa nuova?». E lui risponde sì, con voce timorosa. Poi gli chiediamo ancora: «Ti piacerebbe che qualcuno venisse a toglierti da questo posto?». Salvatore si gira di scatto, non risponde, i suoi occhi sono diventati lucidi, non parla, ha un groppo in gola, ma il suo sguardo non mente. L'averci condotto volontariamente in quel covo di sporcizia e ossessioni, dove l'umanità si ferma appena fuori, è una chiara richiesta d'aiuto.

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