Spread, manine e scudi fiscali: il Governo gialloverde vacilla?

Non sembrano smorzarsi le polemiche dopo la denuncia del vicepremier Di Maio su una modifica alla manovra all'insaputa del M5s. I pentastellati chiedono un nuovo Consiglio dei ministri, Salvini prima rifiuta ma poi apre. E intanto la differenza tra titoli di Stato italiani e tedeschi si allarga

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di Redazione
19 ottobre 2018
09:42

Ancora tensione nella maggioranza dopo l'accusa del vicepremier Luigi Di Maio ieri a 'Porta a Porta' sulla 'manina' che avrebbe modificato dopo il Cdm il decreto fiscale inserendo uno scudo anche per i capitali all'estero e allargando il tetto dei 100mila euro ad ogni singola imposta. I pentastellati vanno all'attacco della misura e ipotizzano un nuovo Consiglio dei ministri che esamini nuovamente il testo 'ripulito' dalla norma incriminata. Ma arriva lo stop di Matteo Salvini: «Il decreto resta. Non possiamo approvare un decreto e modificarlo il giorno dopo». E ancora: «Non si può costruire di giorno e smontare di notte. Non ci sono regie occulte, invasioni degli alieni oppure scie chimiche».

Ma i Cinquestelle non ci stanno: «Lunedì prima del Consiglio dei ministri c'è stato un tavolo politico in cui l'accordo raggiunto prevedeva nessun condono penale e niente scudo fiscale sui capitali esteri. Adesso - attacca la sottosegretaria Laura Castelli - Garavaglia e la Lega ci dicono che approvano una norma che introduce condoni penali e scudi fiscali per capitali all'estero? Allora c'è un problema politico».



A smorzare i toni arriva il premier Conte che convoca per sabato il Consiglio dei ministri. Una crisi di governo - puntualizza inoltre - «è una prospettiva futuribile, improbabile» e «se ci fosse una crisi» dal caso del dl fiscale «in questa vicenda non dimostreremmo né passione né responsabilità». A intervenire, in serata è anche Di Maio: «Adesso il tema è politico e se è un tema politico ha bisogno di un chiarimento politico. La sede giusta è il Cdm ma possiamo anche fare un vertice prima» ha dichiarato in diretta Facebook da Figline Valdarno. «Lo spread è a 327 - ha aggiunto - perché i mercati pensano che il governo non sia più compatto».


Ma sul Cdm si sabato Salvini precisa: «Io sabato ho l'appuntamento con la Coldiretti e soprattutto con i miei figli. Il Paese è importante ma sono importanti anche i figli». Quanto a Conte, Salvini assicura che «lo chiamerò perché apprezzo il lavoro che sta facendo. Spero che smettano tutti di fare polemiche. Non possiamo convocare consigli dei ministri per riapprovare decreti già approvati ma chiamerò Conte che è una persona squisita». La Lega è compatta sulla linea del suo segretario: se Matteo Salvini, come ha detto, non parteciperà sabato al Consiglio dei ministri annunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nessuno dei leghisti sarà alla riunione. È questa la linea che, a quanto apprende l'Ansa, gli esponenti governativi del partito di Salvini sono decisi a tenere.

Non tarda la replica di Di Maio: «Chi crede che sia suonato il requiem per il governo si sbaglia di grosso». Così il vicepremier - a W l'Italia su Rete 4 - parlando delle difficoltà di queste ore con l'alleato Lega. «L'irrigidimento di queste ore va risolto - ha aggiunto - Sono contento che il premier Conte abbia convocato una riunione. Con Salvini possiamo continuare a risponderci a mezzo stampa per sempre, ma spero che possa rinunciare a qualche appuntamento e risolvere questa questione. M5s non può votare in Parlamento un testo che preveda scudi fiscali per gli evasori. Io salvo chi è nelle grinfie di Equitalia non chi fa autoriciclaggio e credo che neanche gli elettori della Lega si vogliano impelagare con la difesa degli evasori» afferma il vicepremier.

Ma la misura della tensione è anche nella precisazione di fonti di Palazzo Chigi che in serata sottolineano che «il presidente del Consiglio Conte non ha mai minacciato dimissioni. Negli scambi telefonici avuti oggi, ha espresso in maniera risoluta la necessità di trovare una soluzione politica ai problemi emersi con il dl fiscale, spiegando ai suoi interlocutori che non c’erano alternative rispetto alla necessità di convocare un nuovo Cdm per giungere ad una soluzione». Risponde anche Salvini con una nota: «Le polemiche aiutano solo gli avversari del governo, i burocrati europei e gli speculatori. Basta litigi, lavoriamo e risolviamo gli eventuali problemi parlando, non litigando». In sostanza i due vicepremier si sono cercati ma non sono riusciti a parlarsi e Salvini alla fine smorza i toni: «Ancora non è stato convocato il Consiglio, ma se serve che Salvini ci sia, Salvini ci sarà».

L'opposizione intanto chiede al premier Giuseppe Conte di riferire in Aula sull'accaduto.

«Cosa fatta capo ha. Io quando prendo impegni con Di Maio e i cittadini li mantengo», dice Salvini a Bolzano. «Io quello che abbiamo discusso per ore ed ore in consiglio dei ministri l'ho trovato scritto», ha aggiunto. Per quanto riguarda un possibile consiglio dei ministri domani Salvini ha detto: «Io domani mattina sono a Cles e in tarda serata chiudo la campagna a Trento».


«Lo sapevano tutti». dice anche Massimo Garavaglia, sottosegretario all'Economia della Lega, a chi gli chiede chi fosse a conoscenza delle norme del decreto fiscale contestate da Luigi Di Maio. Lo sapeva anche Di Maio?, incalzano i cronisti. «Non lo so...», taglia corto Garavaglia. Non solo: Garavaglia va al contrattacco aprendo un altro fronte e, a proposito dei presunti aumenti delle assicurazioni Rc auto al nord per effetto della manovra dice netto: «Una norma mai vista, né condivisa». Il tema e la misura sull'Rc auto è stata discussa nella riunione sulla manovra la settimana scorsa ed è stata inviata agli alleati della Lega martedì mattina. Lo sostengono fonti del Movimento 5 Stelle, dopo le parole di Garavaglia.

«Nel testo del decreto fiscale sono state inserite norme non concordate in Consiglio dei Ministri. Se qualche nostalgico del passato pensa di fermare il cambiamento si sbaglia, quelle norme spariranno. Alle Camere invierò solo un testo pulito: con noi niente scudi né condoni», dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. «Sappiamo che i ministeri e gli uffici sono spesso legati a partiti che hanno governato negli ultimi anni ed abbiamo dei problemi, perché a volte ci troviamo delle norme infilate nei testi senza che Lega e 5 Stelle le avessero concordate» ha detto inoltre Fraccaro.

«Noi non amiamo i condoni, ci interessa di più l'idea di una pace fiscale con la rateizzazione, che è una parte che il governo ha previsto», ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine dell'assemblea di Assolombarda. «Questo significa - ha aggiunto - pagare tutte le tasse da parte delle imprese che hanno criticità oggettive, però significa nessuno sconto perché noi i condoni non li amiamo».

Intanto le opposizioni vanno all'attacco e chiedono che il premier Conte riferisca in Aula su quanto sta accadendo.

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