Marò, sentenza conclusiva dell’Aja: «Per l'India colpevoli prima di essere accusati»

Il Tribunale arbitrale internazionale dovrà decidere se sia l'Italia o l'India a dover indagare ed eventualmente processare i due fucilieri della Marina coinvolti nella morte di due pescatori indiani nel febbraio 2012

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di Redazione
8 luglio 2019
11:27

I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone «sono funzionari dello Stato italiano», impegnati nell'esercizio delle loro funzioni «a bordo di una nave battente bandiera italiana» e  «in acque internazionali», e pertanto «immuni dalla giustizia straniera». Lo ha detto l'ambasciatore Francesco Azzarello, davanti al Tribunale arbitrale internazionale all'Aja, sottolineando che «Agli occhi dell'India non c'è presunzione di innocenza: i Marò erano colpevoli di omicidio ancora prima che le accuse fossero formulate».

Il diplomatico rivendica per l'Italia la giurisdizione del caso, ricordando inoltre che in India «ci sono stati ingiustificabili rinvii del processo. Sono state inventate speciali procedure, in violazione con la stessa Costituzione indiana».


Il Tribunale arbitrale internazionale all'Aja dovrà decidere se sia l'Italia o l'India a dover indagare ed eventualmente processare i due fucilieri della Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, coinvolti nella morte di due pescatori indiani nel febbraio del 2012.

«Le considerazioni umanitarie sono rilevanti: alla fine di questo arbitrato, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno stati privati, a vari livelli, della loro libertà senza alcuna imputazione per otto anni», ha proseguito il diplomatico.

«Le vittime sono solo i due pescatori indiani»

«L'Italia sostiene di avere l'esclusiva giurisdizione» sulla vicende dei marò, «ma bisogna tenere a mente che l'India e due suoi pescatori sono le vittime di questo caso»: «due esseri umani a bordo di una barca indiana sono stati uccisi da individui che erano su una nave commerciale», ha detto il rappresentante di Delhi, G. Balasubramanian, nell'udienza all'Aja del Tribunale arbitrale internazionale chiamato a decidere proprio sulla giurisdizione del caso. «L'Italia ha infranto la sovranità indiana nella sua zona economica esclusiva» con i due marò che hanno «sparato con armi automatiche contro un peschereccio indiano, il St. Antony, che aveva pieno diritto a operare in quell'area senza il timore di essere fermato, essere oggetto di spari e avere due dei suoi membri di equipaggio uccisi», ha aggiunto il rappresentante indiano in aula. Il caso «è materia di tribunali nazionali e non dell'arbitrato internazionale» il cui mandato «si limita all'interpretazione e all'applicazione dell'Unclos (la Convenzione dell'Onu sul diritto del mare, ndr)», ha concluso G. Balasubramanian.

L'Italia auspica ora che lo stesso Tribunale emetta una sentenza che «risolva pienamente e in modo definitivo la disputa» sulla giurisdizione del caso.

L'udienza durerà due settimane, fino al 20 luglio, con la sentenza in arrivo entro sei mesi.

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