Mafia, affari e scommesse online all’ombra del latitante Messina Denaro

Tre fermi e sequestro beni per circa 5 milioni di euro nell’ambito dell’operazione Mafiabet. Indagato anche il deputato regionale di Forza Italia, Stefano Pellegrino

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di Redazione
22 febbraio 2019
09:10
Il latitante Messina Denaro
Il latitante Messina Denaro

Tre fermi e un sequestro beni per circa 5 milioni di euro eseguiti dai carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e del Ros. Il fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Dda di Palermo riguarda gli imprenditori Calogero Jonn Luppino, campobellese di 39 anni, lo zio Salvatore Giorgi, 60 anni, anche lui di Campobello di Mazara, e Francesco Catalanotto, di Castelvetrano, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e altro.

L’ascesa dell’imprenditore

Le indagini hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo delle scommesse e giochi on line. Ascesa favorita dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare le apparecchiature delle società di Luppino e Giorgi, a fronte di pesanti ritorsioni.


I soldi per le necessità del boss Luppino

Dal canto suo Luppino, aiutato da Giorgi che gestiva la cassa dell'associazione mafiosa in questo settore imprenditoriale, si occupavano del sostentamento, relativo alle spese legali e alle altre necessità del boss detenuto Franco Luppino, nonché del finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano. In particolare Catalanotto, rappresentava l'anello di congiunzione operativo tra Luppino e la famiglia di Castelvetrano, come riferisce l’agi, vantava una particolare vicinanza a Rosario Allgra, cognato del latitante Matteo Messina Denaro.

Il 'vizio' del gioco e... della politica

Ce n’è tanta di politica nel blitz "Mafiabet" dei carabinieri che ha portato al fermo di tre persone. Tra gli indagati anche il deputato regionale di Forza Italia, Stefano Pellegrino: al sessantenne politico marsalese è contestato il reato di corruzione elettorale, senza l'aggravante dell'agevolazione mafiosa. Pellegrino e' un avvocato penalista, è stato eletto all'Ars con 7.670 preferenze e adesso siede nella Commissione regionale antimafia.

Il sostegno elettorale

Secondo la Dda di Palermo avrebbe ricevuto il sostegno elettorale di due dei fermati di oggi, Salvatore Giorgi, detto Mario, e Calogero John Luppino animatori del movimento politico "Io Amo Campobello". Luppino e soprattutto Giorgi, infatti, "in ossequio alle disposizioni impartite dal carcere dal boss Franco Luppino, spiegano gli inquirenti, "hanno sostenuto la candidatura alle elezioni regionali del politico locale, promettendo e somministrando generi alimentari a cittadini del luogo in cambio della promessa di voto". Tra i fermati, Calogero Luppino, imprenditore di Campobello di Mazara nel campo delle scommesse e dei giochi on line, dal 2006 al 2011, è stato consigliere comunale con l'Udeur e assieme allo zio Salvatore Giorgi, detto Mario, è stato tra i fondatori del movimento "Io Amo Campobello" tuttora attivo sul territorio. Giorgi - che secondo l'accusa gestiva la cassa dell'associazione mafiosa nel settore imprenditoriale delle scommesse - negli anni scorsi è stato assessore della cittadina del Trapanese. Secondo i pm i due avrebbero messo a disposizione il loro bacino elettorale in cambio di un tornaconto illecito.

10 persone indagate

 Nel blitz oltre ai tre fermati - tra cui spicca pure Francesco Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara, ritenuto l'anello di congiunzione operativo tra Luppino e la famiglia di Castelvetrano, vantando una particolare vicinanza a Rosario Allegra, cognato del latitante Matteo Messina Denaro - sono indagate una decina di persone. Luppino nel 2014 ottenne una concessione per un centro di accoglienza e con l'associazione Menzil Salah ne aprì uno a Salaparuta (Trapani) per cinquanta persone in un immobile di proprietà del Comune. Tra le società sequestrate dai carabinieri anche una di trasporti creata per far spostare i migranti ospitati in un centro d'accoglienza.

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