Vibo, la Cgil sull’emergenza lavoro: ‘lo Stato se ne lava le mani’

Duro comunicato della Cgil di Vibo Valentia, dopo 15 giorni di presidio a Piazza Martiri d’Ungheria.
12 marzo 2015
13:42

“È davvero disarmante dopo 15 giorni di estenuante e civile protesta con migliaia di lavoratrici e lavoratori non avere ancora compreso la gravità dei problemi in cui versa il territorio e lasciare le dovute responsabilità in un nulla di fatto. Anzi, a voler pensare male, lo Stato se ne sta lavando completamente le mani:


1)    la vertenza Provincia completa il suo pellegrinaggio Istituzionale a Roma con la miserevole carità di un governo nazionale che si impegna a trasferire all’Ente i legittimi crediti 2013 e 2014 già contabilizzati ed acquisiti in bilancio per una cifra di circa 1,5 mln di euro. Sorvola, ovviamente, con la leggerezza del caso, tutti gli impegni richiesti ben oltre le criticità stipendiali. Il problema della gestione di un Ente, che rappresenta il polmone Istituzionale e politico del territorio, non ha avuto, nemmeno, l’attenzione nel considerare le emergenze legate ai servizi e ed alle fondamentali attività amministrative e sociali . Le scuole senza fitti, riscaldamenti e laboratori informatici con l’ausilio di rete; le strade rarefatte di asfalto e senza sicurezza nella viabilità, il latente dissesto idrogeologico di un territorio ad alto rischio certificato; le aziende creditrici dell’Ente, che chiudono e licenziano con i soldi in cassa alla Provincia, per finire al cruciale ruolo di programmazione e di governo nello sviluppo del territorio che l’Ente Costituzionalmente riveste.



2)    La Vertenza Infocontact chiude al ribasso ministeriale il ramo aziendale su Rende con 23 lavoratori a casa, la riduzione oraria per tutti i produttivi diretti e la chiusura dei centri periferici. Il ramo di Lamezia sospeso in nottata, e aggiornato a domani, è stato inibito all’accesso della Regione Calabria e ci lascia, ovviamente, poco ben sperare. Tuttavia rimane inspiegabile come un settore che vive di committenze pubbliche (Enel, Poste, ecc) e di sostegni con fondi europei per la formazione ed altro rivesta un potere contrattualmente forte, tale da interdire il ruolo sindacale e, soprattutto, le ingerenze del ruolo politico in ossequio all’art. 41 della Carta Costituzione.  

   
3)    La vertenza Gam e Oil Spa dove la chiusura l’hanno già decisa a tavolino. Non solo rimane alquanto  dubbio il mancato esercizio provvisorio previsto nella gestione aziendale fallimentare, che avrebbe potuto acquisire liquidità per i trattamenti stipendiali con la lavorazione delle commesse in giacenza ma adesso, anche, la scelta di avviare le procedure di mobilità, nonostante la recentissima legge sugli ammortizzatori sociali preveda la CIGS Ministeriale nella fattispecie considerata. Posto, inoltre, la possibilità di fittare l’azienda o di trovare possibili acquirenti in attesa, anche, del pronunciamento della Corte d’Appello sul ricorso al fallimento, fatto dalla proprietà.


4)    La vertenza dei pescatori di Nicotera, che pur incanalata sui tavoli regionali per gli sviluppi di un percorso propositivo, segna ulteriori inasprimenti giudiziari nei confronti dei lavoratori, dopo le note vicende che hanno generato forti tensioni con l’operazione d’intervento militare. Alcuni avvisi di garanzia notificati ai pescatori lasciano vani i propositi nei tentativi di rasserenare gli animi e di trovare le condizioni per sostenere la criticità del settore.  


Per quanto tutto questo ci amareggia e preoccupa ulteriormente, si rafforza in tutti noi la scelta di un resistenza civile nell’”accampamento emergenza lavoro” per continuare con forza la protesta sociale e la proposta sindacale. Serve una indifferibile risposta dal governo nazionale che guardi a misure finanziarie, quanto a strumenti e poteri per ripristinare l’agibilità democratica e per aiutare una possibile ripresa economica e garantire la sostenibilità sociale e civile del territorio”.

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