Gioia Tauro, il porto non si ferma: lavoratori in trincea e produttività alta

VIDEO | Nel terminal container tra piani di alta sicurezza contro il contagio covid-19 si assicura l'operatività di una struttura che rifornisce di merce le filiere produttive rimaste attive 

di Agostino Pantano
30 marzo 2020
16:59

Su 1.200 dipendenti di Mecedenter, poco meno della metà tutti i giorni si reca a lavoro tra misure di sicurezza elevante, per assicurare al Paese l’operatività di questa che rimane una delle principali “porte d’Europa” per il rifornimento delle merci. Il resto degli addetti, in questo che è il primo scalo italiano per teu movimentati, lavora in remoto. A chiunque entri nel terminal container misurano la temperatura, e per favorire il distanziamento tra i portuali è stato raddoppiato il numero dei mezzi per portarli sulla banchina. Perché a Gioia Tauro nulla si può e si deve fermare, tra le precauzioni che al terminalista sono costate un piano che per ora supera 300.000 euro.

 


Noi siamo entrati in questa trincea di fatica, paura e merce, dove come sempre è arrivata una nave, la Jude della Msc,  che porta 19.000 container ed è lunga 400 metri: in Italia solo qui può essere scaricata. «In tempi normali – spiega il manager Antonio Testi – la produttività per questa nave era di 28 teu movimentati ogni ora. In questi giorni di emergenza, siamo scesi a 25, un numero comunque alto tenuto conto anche che c’è stato maltempo».

 

Non si lamenta il terminalista, neanche quando guarda al transit time di una nave rimasta in porto solo 30 ore. Il privato attutisce il colpo, ed è il pubblico che semmai ingoia amaro. La regione non ha risposto alla proposta fatta dal commissario dell’Autorità portuale, Andrea Agostinelli, che per evitare il rischio di bloccare un lavoro essenziale aveva chiesto tamponi a tappeto per rilevare per tempo eventuali contagi. L’ammiraglio Agostinelli è toscano. Tra i pochi commissari mandati in Calabria a non essersi allontanato mai in questi giorni, assieme al segretario dell’ente Pietro Preziosi.

«Se manteniamo questa produttività – conclude Agostinelli – questo porto aperto rimarrà, anche a emergenza finita, un punto imprescindibile per la ricostruzione dell’economia del Paese».  

               

Giornalista
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