L’allarme

Peste suina, la Lega chiede interventi decisi e mirati contro i cinghiali in Calabria al commissario nazionale Filippini

Il consigliere regionale Mattiani ha raccolto le istanze dei settori colpiti e presentato richiesta formale in commissione Agricoltura alla Camera tramite il deputato Sasso

di Redazione Economia
22 ottobre 2024
16:45
Il deputato della Lega Rossano Sasso con il commissario Psa Giovanni Filippini
Il deputato della Lega Rossano Sasso con il commissario Psa Giovanni Filippini

L’allarme per la Peste suina africana (Psa) continua a destare preoccupazione in Calabria, in particolare nell’area della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Ad oggi sono state istituite diverse zone rosse per il contenimento della Psa, e nella zona “2” della Città Metropolitana di Reggio Calabria è stata chiusa la caccia con l’ordinanza n. 5 del 2 ottobre 2024.

«Tuttavia, tale decisione ha sollevato numerose preoccupazioni tra agricoltori, allevatori e cacciatori locali, che lamentano i gravi danni causati dalla crescente popolazione di cinghiali, responsabili di devastazioni a raccolti, terreni agricoli ed ecosistemi. Con l’attività venatoria chiusa e senza alcuna misura atta al depopolamento, i cinghiali stanno proliferando a dismisura causando danni incalcolabili», si legge in una nota della Lega.


Il consigliere regionale della Lega, Giuseppe Mattiani, ha raccolto le istanze di questi settori e, tramite il commissario della Lega in Calabria, Rossano Sasso, ha presentato questa mattina in commissione Agricoltura della Camera dei deputati una richiesta formale al commissario straordinario nazionale per l’emergenza Psa, Giovanni Filippini, chiedendo interventi decisi e mirati per il depopolamento dei cinghiali.

«Non possiamo permettere che il comparto agricolo, già fragile in Calabria, continui a subire danni così gravi senza misure efficaci per arginare il fenomeno - ha dichiarato Mattiani -. Abbiamo proposto l’apertura immediata della caccia nelle aree cuscinetto non colpite dalla Psa, prolungandola oltre il 2 gennaio 2025, come previsto dal calendario venatorio. Non ci sono più motivi per mantenere chiusa la caccia, visto che l’ultimo caso di Psa nella zona risale al novembre 2023».

Mattiani e Sasso chiedono che anche in Calabria si valutino interventi dell'esercito per tutelare l’agricoltura e limitare i danni causati dalla fauna selvatica, riconoscendo l'importanza dei cacciatori come vere e proprie sentinelle del territorio per arginare e debellare la peste suina. La Regione Calabria è già intervenuta in maniera decisa per tutelare le produzioni agricole e gli allevamenti con un apposito bando per 22 milioni di euro.

Anche il consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro ha espresso preoccupazione per l’emergenza cinghiali: «La dilagante presenza degli ungulati sul territorio regionale continua a produrre danni incalcolabili alle nostre aziende agricole, mettendo in pericolo l’intera filiera agroalimentare calabrese. È una situazione insostenibile, e la presenza dei cinghiali deve tornare a livelli di tolleranza gestibili. Nel frattempo, è fondamentale rafforzare le misure in atto, rendendo più rapidi e congrui i risarcimenti».

Le prossime settimane saranno decisive per verificare se le autorità nazionali risponderanno alle richieste avanzate dalla Lega e dalle categorie colpite in Calabria, auspicando soluzioni concrete ed efficaci per contrastare l’emergenza Psa e i danni economici ad essa connessi.

La risposta del commissario straordinario nazionale Giovanni Filippini

Il commissario Filippini ha elogiato la Calabria per i progressi compiuti, facendo «un plauso alla regione Calabria, perché come sapete il 20 settembre siamo riusciti a togliere la zona tre, che era la zona infetta per il suino domestico. Abbiamo ancora la zona due nell’ordinanza. In tutte le zone 2, 3 e anche zona 1, ho inserito una frase che permette, a fronte di situazioni epidemiologiche e dati di sorveglianza favorevoli, di poter fare delle deroghe. Questo cosa significa? Significa che ho la necessità, insieme al gruppo di esperti, di avere dati e informazioni dai territori. Se siamo in presenza di dati relativi alla sorveglianza e alla sicurezza, si potrà dare una deroga. Per quanto riguarda la zona due, si può depopolare il cinghiale non attraverso lo strumento della caccia, ma attraverso lo strumento del controllo».

Filippini ha inoltre spiegato: «Abbiamo stabilito che è possibile effettuare il depopolamento di cinghiali con 15 persone e tre cani in zona due, in maniera sempre coordinata e controllata. Se non facciamo questo, rischiamo di diffondere ancora di più la malattia. Invece, dobbiamo trasformare questa ondata epidemica in un’azione centripeta, andando a togliere mano a mano le zone infette. Questo è il nostro obiettivo: controllarla, confinarla e andare a ridurre progressivamente la zona due. Lo stesso si può fare in zona uno, che è quella più delicata. Se un cinghiale infetto in incubazione viene cacciato e si sposta in zone bianche, allarghiamo ancora di più il rischio di diffusione».

Filippini, nel ribadire di poter concedere delle deroghe ma subordinandolo alla ricezione di nuovi dati da parte della Regione, ovviamente migliori rispetto al passato, ha concluso con un appello: «Per questo chiedo a tutti, ma soprattutto ai cacciatori, che considero le vere sentinelle dei territori insieme ad agricoltori e allevatori, di aiutarci. Questa è una battaglia che si vince tutti insieme, facendo sorveglianza e agendo in maniera coordinata, altrimenti rischiamo di perdere il controllo della situazione».

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