Il dato

Economia sommersa, Calabria terra di evasione: illegalità al top in Italia

Secondo la Cgia nell’ambito dei redditi non dichiarati, del lavoro nero e irregolare la nostra regione risulta essere la maglia nera per propensione  

di Redazione Economia
19 ottobre 2024
10:44

Ad eccezione del Molise, è diminuita in tutte le regioni d'Italia la dimensione dell'economia "non osservata" o meglio nota come sommersa, quella dei redditi non dichiarati, del lavoro nero e irregolare e delle altre attività non dichiarate. Lo afferma l'Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre sulla base degli ultimi dati disponibili riferiti al 2021, che a livello nazionale toccano i 201,6 miliardi di euro, con una incidenza percentuale sul Pil del 10,1%, contro i 195 del 2019, che incidevano sul Pil per il 10,8%.

In valore assoluto, le contrazioni più importanti hanno riguardato il Lazio, con -2,2 miliardi, la Lombardia con -1,9 miliardi, la Campania con -1 miliardo e la Toscana con -943 milioni di euro.


Ci sono due unità di misura per valutare il peso dell'economia non osservata, in valore assoluto o in percentuali sul valore aggiunto regionale. Per la prima modalità, il fenomeno si concentra nelle regioni settentrionali che tendenzialmente hanno un maggior numero di abitanti e un livello di ricchezza prodotta superiore alla media. L'impatto più elevato si registra così in Lombardia, con 31,3 miliardi. Segue il Lazio con 20,9, la Campania con 18, il Veneto con 15 e l'Emilia Romagna con 14,8. Per incidenza di questa piaga sociale ed economica sul Pil regionale, la realtà più investita è la Calabria con il 19,2%. Seguono la Campania con il 18%, la Puglia con il 17,6%, la Sicilia con il 17,3%, la Sardegna e il Molise con il 16,3% ciascuna.

Anche la stima dell'evasione fiscale, intesa come imposte, tasse e contributi non pagati, è in calo. Secondo i dati del Mef, nel 2021 (ultimo dato disponibile) è scesa a 82,4 miliardi, di cui 72 riconducibili alle entrate tributarie e 10,4 ai contributi. Il dato complessivo rispetto al 2019 è diminuito di ben 17,8 miliardi (-17,8%).
Gli strumenti che hanno assicurato questi ottimi risultati, per la Cgia sono in primo luogo l'applicazione della cosiddetta compliance; in secondo luogo l'introduzione della fatturazione elettronica e l'obbligo dell'invio telematico dei corrispettivi; in terzo luogo gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la Pubblica Amministrazione e del reverse charge per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni.

«Per contrastare maggiormente l'evasione – sottolinea l'associazione artigiana – bisogna continuare nella diminuzione del carico fiscale complessivo, ed essere inflessibili con chi è completamente sconosciuto al fisco. Ovviamente, bisogna essere altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene “targati”, fanno i furbi. Tutto questo, comunque, senza essere costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con l'intento giustizialista di gettare in galera gli evasori e buttare la chiave. Nel frattempo, riteniamo che per ridurre l'infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei paesi europei sia auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo, allo stesso tempo – conclude la nota – un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e per aiutare chi si trova in difficoltà».

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