Luci spente e saracinesche chiuse, crisi nera del commercio a Vibo

VIDEO | Su Corso Vittorio Emanuele sempre più attività commerciali sono state costrette a chiudere. Ecco la testimonianza di chi, dopo mezzo secolo di attività, sta per gettare la spugna e di chi questa città sembra non riconoscerla più

di Cristina Iannuzzi
20 novembre 2019
08:18
Il corso di Vibo Valentia
Il corso di Vibo Valentia

Vibo Valentia, Piazza Municipio. Ore 17.30 di un pomeriggio autunnale. Manca un mese al Natale e molti commercianti hanno già iniziato ad addobbare le vetrine. Non sul corso Vittorio Emanuele III, un tempo cuore commerciale ma soprattutto civile di Vibo Valentia. Lì dove oggi regna il buio. 

Fino a qualche anno fa il corso era un luogo di incontro e di passeggio. Oggi è un susseguirsi di saracinesche abbassate. Della folla di gente che animava la piazza solo un lontano ricordo. Da qualche anno le attività sono ferme, come l'orologio sul campanile di Palazzo Luigi Razza, che nell'incedere della sera segna le dodici meno sette minuti, metafora di una città nella quale tutto, e non solo il tempo, sembra essersi fermato.


 

Luci spente, saracinesche abbassate. Questa è una città povera nella quale, tra affitti alle stelle, crisi dei consumi, centri commerciali e cecità della politica, il destino si mostra ineluttabile. Ce l'ha messa tutta la titolare di una storica gioielleria. Davanti al suo negozio un cartello annuncia l'imminente chiusura. «Non ce la faccio più - dice ai nostri microfoni - troppe le preoccupazioni che la scorsa estate mi hanno fatto crollare».

Un malore. La corsa in ospedale. Un forte stress emotivo che poteva costarle caro. Si è ripresa Rosanna, ma quel giorno ha giurato a sé e alla sua famiglia che avrebbe chiuso con il commercio. E così a fine dicembre anche la sua attività spegnerà per sempre le luci. Rosanna partirà a Roma dalla sorella. Ricomincerà daccapo. Consapevole di non essere più giovane, ma sicura che un'occupazione gratificante nella capitale la troverà. «Ho sempre lavorato, la voglia e la tenacia non mi mancano». Vibo l'ha ferita. L'ha schiacciata. Ha il cuore a pezzi e gli occhi gonfi di lacrime.

 

Rosanna, così, getta la spugna. Ha provato a resistere alla desertificazione del commercio, ma è stata una lotta vana, il cui epilogo infausto pone fine anche ad una storia imprenditoriale di famiglia, iniziata a metà degli anni '70.

Vibo Valentia oggi impallidisce nel confronto con il passato. Impallidisce nel confronto con Tropea. La perla del Tirreno è già immersa nel clima natalizio: lo spettacolo dell'Isola, le luminarie natalizie, gli addobbi nel centro che riscaldano l'atmosfera. 

Invece Vibo per le luminarie dovrà attendere. Il programma natalizio non è stato ancora scritto, forse neppure pensato.

«Questa non è la città calda e accogliente di un tempo - dice una donna che  si guarda attorno confusa -  Era un po’ di tempo che non venivo sul corso di Vibo per fare compere. Tanti negozi non li trovo più. Hanno chiuso… È desolante».

Le fa eco una coppia. «Un tempo frequentavamo la piazza per incontrare amici. Forse è colpa nostra che abbiamo dirottato i nostri acquisti nei centri commerciali. Forse però è anche colpa della politica che non fa nulla per incentivare il commercio sul corso».

Di chiunque sia la colpa, Vibo sta morendo. Presto non ci sarà più nulla da salvare.

Giornalista
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