Belvedere, casa di cura manda 204 dipendenti in cassa integrazione

Il titolare della clinca Tricarico, l'imprenditore Giorgio Crispino, con una nota interna ha fatto sapere che la cassa integrazione verrà immediatamente interrotta quando l'attività riprenderà a pieno regime

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di Francesca  Lagatta
29 marzo 2020
11:26
La clinica Tricarico
La clinica Tricarico

Tutti i 204 dipendenti della Casa di cura Istituto Ninetta Rosano Tirrenia Hospital srl sono stati posti in cassa integrazione a causa dell'emergenza Covid 19. La clinica privata di Belvedere Marittimo, rilevata l'estate scorsa dall'imprenditore Giorgio Crispino, ha emanato un documento interno in cui assicura che «tale misura coprirà il personale con criteri rotativi tali da garantire la continuità del servizio offerto dai degenti», che in questo periodo nella struttura sarebbero meno di 30. Si specifica, inoltre, che «la cassa integrazione verrà immediatamente interrotta quando l'attività riprenderà a pieno regime».

La clinica milionaria

Fino all'estate scorsa, la clinica belvederese, nata agli inizi degli anni '70, era stata gestita dalla famiglia Tricarico per ben tre generazioni e per oltre 40 anni ha rappresentato un punto di riferimento per la buona sanità del Tirreno cosentino. Negli ultimi tempi, anche grazie allo smantellamento dell'ospedale civile di Praia a Mare, il flusso di utenza della clinica è aumentato a dismisura, rendendola di fatto, una delle strutture private tra le più ricche della regione, raggiungendo rimborsi annuali per le prestazioni sanitarie pari a 14 milioni di euro.


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Il fallimento e l'arrivo di Crispino

Insieme all'aumento del flusso di utenza, per la clinica Tricarico sono cresciute anche controversie e grattacapi giudiziari. Nonostante introiti da capogiro e stipendi stellari per la dirigenza, la clinica ha accumulato nel tempo oltre 100 milioni di euro di debiti con i fornitori e nel 2016 la vecchia società titolare ha tentato una riconciliazione finanziaria con un piano di rientro. Ma a luglio del 2018 il tribunale di Paola ha dichiarato il fallimento, anche se la procura diretta dal magistrato Pierpaolo Bruno teme possa trattarsi di bancarotta fraudolenta, ipotesi di reato tuttora oggetto di indagine.

Ad ogni modo la clinica è finita all'asta per 31 milioni di euro. Una cifra esorbitante, che avrebbe mandato in bianco l'asta se l'imprenditore Giorgio Crispino, già titolare di altre strutture, non avesse chiesto e ottenuto un contratto di gestione per un periodo di tre anni. Così, tutto è rimasto immutato e gli oltre 200 dipendenti, come chiesto dai giudici del fallimento, sono stati tutti riassunti. La nuova società è stata riaccreditata lo scorso 28 gennaio.

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