Santa Maria di Catanzaro: un quartiere, molteplici disagi: «Non ci sentiamo al sicuro»

VIDEO | Barriere architettoniche, strade dissestate, acqua arancione dai rubinetti e scarsa sicurezza. Ecco le testimonianze dei cittadini

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di Rossella  Galati
30 marzo 2019
07:11

«La situazione è veramente critica, io non posso uscire perché trovo barriere dappertutto». Vive da 20 anni nel quartiere Santa Maria di Catanzaro Michele Ungaro e da 20 anni, seduto sulla sua sedia a rotelle, lotta con quelle barriere architettoniche con gli impediscono di muoversi liberamente. «Ho fatto le mie richieste al comune ma non è servito a nulla. Senza considerare che in questo quartiere non si è mai visto un vigile urbano. Quando esco mi trovo davanti a marciapiedi sui quali non posso passare perché sulle rampe sono sistemati i bidoni della spazzatura oppure trovo le macchine parcheggiate – dice amareggiato Michele -. In alcuni casi posso salire sui marciapiedi ma poi non posso scendere perché dalla parte opposta non è stato fatto lo scivolo o perchè ci sono dei pali che mi impediscono di passare e quindi sono costretto a fare il giro dalla strada con il rischio di non essere visto dalle macchine in transito. Limito le mie uscite proprio per questo motivo. Sono stufo di questa situazione». Ma in questo quartiere, che fa da cerniera tra il centro e la marina, i problemi sono anche altri.  A cominciare dall’acqua che fuoriesce dai rubinetti. «Spesso l’acqua è arancione – dicono cittadini e commercianti – probabilmente ci sono batteri che possono provocare infezioni. Paghiamo 150 euro all’anno per cucinare poi con l’acqua minerale». E ancora, quello che chiedono i cittadini di Santa Maria, è una maggiore attenzione per il decoro urbano tra strade dissestate e verde pubblico non curato. «Dobbiamo camminare guardando per terra perché le strade sono piene di buche – dice una signora -.  Gli alberi vanno potati – aggiunge un altro catanzarese –. E’ inutile piantarli se poi nessuno se ne interessa. Il comune serve per questo, per risolvere i problemi dei cittadini – sottolinea un altro abitante del quartiere – io non vedo nessuno in giro, né assessori né sindaco. Evidentemente c’è disinteresse».

«Non ci sentiamo al sicuro»

Tanti problemi dunque con i quali i cittadini devono fare i conti ogni giorno  in un quartiere in cui non si sentono nemmeno al sicuro. «Non dormiamo tranquillamente la notte perché c’è chi ruba negli appartamenti, negli uffici. E non ci sono vigili urbani». Ed è proprio in questo quartiere che da più di 50 anni esiste l’Istituto Palazzolo Suore delle Poverelle che, oltre ad una scuola materna, comprende una pronta accoglienza per donne in difficoltà, una casa famiglia per minori con problemi e un semiresidenziale pomeridiano per bambini. «Questa struttura è stata per 40 anni un punto di riferimento e un approdo per la gente di questo quartiere – spiega suor Nicoletta Vessoni – la ristrutturazione dell’edificio ha rallentato un po’ questa dimensione ma la nostra casa è sempre stata molto vicina alla gente. Fino a venti anni fa qui vicino c’erano gli zingari che oggi sono nel quartiere Pistoia. Io personalmente faccio servizio tutti i giorni in carcere a Siano e la mia parrocchia di appartenenza è quella di Pistoia. Quindi mi trovo con i bambini qui in casa, con i loro papà a Siano e con le loro mamme a Pistoia. Conosco bene i disagi e in questo quartiere sono tanti. La delinquenza spicciola è molto diffusa – aggiunge suor Nicoletta -. Penso che in posti come questo la Chiesa deve diventare un elemento di grandissima accoglienza. Oggi la gente, qui come altrove, ha bisogno di qualcuno che ascolti senza giudicare. Noi uomini e donne di fede non siamo migliori, dobbiamo essere molto più vicini alla gente. Mi auguro che queste persone percepiscano la vicinanza della Chiesa».


 

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