Campanella, i lavoratori occupano la presidenza: ‘O i soldi o il carcere’

Una trentina di lavoratori della Fondazione Campanella hanno occupato la presidenza a Catanzaro e chiedono l’immediato pagamento delle spettanze residue
di redazione
30 gennaio 2015
15:15

Catanzaro - I lavoratori della Fondazione Tommaso Campanella hanno occupato la presidenza a Catanzaro. Vogliono “l’immediato pagamento delle spettanze residue” e minacciano “o i soldi o il carcere”. Il presidente Falzea e il direttore generale Mario Martina costretti a rimanere con loro. “I dirigenti – chiariscono i lavoratori – non si muovono di qui fino a quando non ci arriveranno i soldi. Siamo indebitati fino al collo e dalla prossima settimana ci restano solo gli strozzini come soluzione”.

 


“Attendiamo l’intervento delle forze dell’ordine – concludono i lavoratori – oggi da qui non esce nessuno fino a quando non saremo pagati. Vogliamo i nostri soldi. Non ci interessa dell’Asp, non ci interessa della Regione. O i soldi o il carcere! Attendiamo le forze dell’ordine”.

 

Il presidente Falzea, in una conferenza stampa, ha fatto il punto della situazione: “Siamo all'epilogo – ha esordito –È giunta richiesta di fallimento a causa della situazione di crisi in cui versa la "Campanella", una crisi derivata dai crediti che la Fondazione vanta nei confronti della Regione in base alla convenzione stipulata. La Regione, nel corso degli anni e in maniera del tutto unilaterale, dal 2010, ha deciso di ridurre i fondi da destinare alla "Campanella", passando dai pattuiti 40 milioni di euro, ad 11 milioni, senza che si potessero ridurre i posti letto e il personale, senza che i costi relativi ad unità operative esterne alla Fondazione fossero scorporati. Per chiarire: 11 milioni di euro non bastano neanche per pagare gli stipendi. Ecco come si è generata la crisi”.

 

“A fronte di un credito di oltre 100 milioni nei confronti della Regione, eravamo riusciti a concludere una transazione per 29 milioni – spiega il presidente - soldi necessari per chiudere i conti con le case farmaceutiche e pagare gli stipendi. A questo punto, però, la richiesta di fallimento sta inducendo i creditori a ritirarsi dalla transazione, tanto che alcuni (come la Novartis, ndr), hanno già eseguito richiesta di pignoramento delle somme dovute”.

 

“Abbiamo avuto rassicurazioni da parte del presidente Oliverio – ha concluso Falzea – che sta dimostrando un interesse concreto nei nostri confronti, contrariamente a quanto non abbia fatto la giunta precedente alla quale, probabilmente, la Fondazione non piaceva. I tempi però stringono, è necessario che arrivino in fretta i 29 milioni della transazione per poter continuare ad erogare un servizio fondamentale per i nostri ammalati”.

 

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