Bandiere blu, Paolillo (Wwf): «In Calabria solo 9 su 780 km di costa. Da vergognarsi»

Il noto ambientalista responsabile dell'Oasi dell'Angitola ha evidenziato le differenze con le altre regioni d'Italia: «La Liguria ne ha 27 su 330 chilometri»
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di Redazione
8 maggio 2018
12:00

La recente assegnazione delle Bandiere blu 2018 ha suscitato numerose reazioni da parte di semplici cittadini e addetti ai lavori. Tra questi ultimi, Pino Paolillo del Wwf di Vibo Valentia, che ritiene il risultato «un clamoroso fallimento della tutela del mare calabrese, visto e considerato che, a dirla brutalmente, 9 località in una regione con 780 km di costa, sono davvero poca cosa. Più che esultare, ci sarebbe da vergognarsi».


Nella sua analisi, Paolillo evidenzia che «la prima in classifica è quella Liguria che di coste ne ha meno della metà, ma di bandiere blu ne fa sventolare ben 27, idem la Toscana (19 per 230 km), mentre ci supera abbondantemente persino la vicina e vituperata Campania. Per trovare un risultato analogo al nostro – prosegue -, dobbiamo andare in Abruzzo, più terra di pastori che di uomini di mare, che di litorali però ne ha appena 130 km».



L’ex responsabile regionale del WWF non ha risparmiato l’ironia per rinforzare il giudizio: «Di sicuro qualcuno penserà che si tratta del solito complotto anticalabrese per dirottare i flussi turistici verso altri lidi, affetto da quella sindrome schizofrenica cettoqualunquista secondo cui “la Sila è meglio del Canada e i nostri mari meglio dei Caraibi”, ma che dico? Della Polinesia! E che la nostra regione può offrire le sue bellezze “soprannaturali”, oltre alle solite, immancabili, ormai indigeste, eccellenze enogastronomiche e la “proverbiale ospitalità dei Calabresi”».


L’attenzione è stata poi spostata su un ulteriore e significativo dato: «Preoccupante poi il fatto che, da Tortora a Reggio Calabria (messa male pure la “città metropolitana”), praticamente su tutto il Tirreno calabrese, nessuna località possa fregiarsi dell’ambito vessillo. Neppure la tanto decantata Costa degli Dei, evidentemente oggetto di abbandono da parte della corte olimpica verso lidi, magari meno altisonanti, ma di sicuro più attraenti. Possibilmente con strade prive di crateri vulcanici e senza la coltre nastriforme di spazzatura ai lati delle carreggiate».


Alla luce dei risultati riportati, Paolillo ha concluso invitando a «rivisitare i vecchi slogan turistici di qualche anno fa: “Calabria, Mediterraneo da pulire” oppure “Se cerchi un mare da sogno, la Calabria te ne offre due, diciamo mezzo”».

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