Prostituzione infantile e spose bambine, anche la Calabria a rischio

Nel corso di un master universitario all’ateneo Roma Tre, è stato lanciato l’allarme su questi fenomeni troppo spesso sottovalutati
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di Redazione
17 dicembre 2017
11:49
Alessia Bausone e Laura Coccia
Alessia Bausone e Laura Coccia

Prostituzione infantile, spose bambine e diritti alla sessualità delle persone disabili sono stati gli argomenti portanti del master universitario in “Educazione affettiva e sessuale, clinica forense, per l'infanzia, l'adolescenza e la genitorialità”, organizzato dell'Università Roma Tre, che ha visto vestire i panni di docente alla giurista calabrese Alessia Bausone, insieme alla parlamentare Laura Coccia, componente della commissione cultura. Entrambe esponenti del Partito democratico, hanno dismesso i panni più prettamente politici e hanno assunto il ruolo rispettivamente di dottoranda in Teoria del diritto dell'Università Catanzaro e di dottoressa di ricerca in Storia dell'Università La Sapienza di Roma. I temi trattati, solo apparentemente eterogenei, hanno avuto come anello di congiunzione l'obiettivo di contrastare la violenza in tutte le sue varie forme.

 


Bausone, in particolare, ha affrontato la problematica della prostituzione infantile, un fenomeno aumentato negli ultimi anni con percentuali allarmanti e che non è di certo assente nelle province calabresi. Una prostituzione che si evolve e che non riguarda solo la tratta di giovani migranti e zone povere economicamente e culturalmente, ma che tocca le bambine (e, in minor numero, i bambini) che svolgono attività prostitutiva come “imprenditori di se stessi”, come il caso emblematico delle “baby squillo” dei Parioli.

 


«Una prostituzione 2.0 - ha detto Bausone - che passa dal web e dai social network e non dalla strada ed è anche a buon mercato, in quanto l'utilità ricevuta può non essere solamente denaro, ma ricariche telefoniche o altre regalie di minimo valore economico , come hanno dimostrato i casi calabresi di don Felice La Rosa, il parroco arrestato a Zungri nel vibonese l'anno scorso, e di Bisignano nel cosentino».

 


Il discorso si è poi focalizzato sul fenomeno, altrettanto violento, delle “spose bambine”, che vede le giovani e giovanissime mercificate e “oggetto di contratti tra famiglie”. «Un fenomeno - ha sottolineato la giurista calabrese - non solo africano, ma che riguarda anche la Calabria, dove può capitare che le ragazzine vengano costrette al matrimonio dalle famiglie, che sperano così di garantire alle figlie un futuro più agiato». «È di pochi anni fa la notizia – ha ricordato a questo proposito - del matrimonio forzato di una 13enne per suggellare un patto tra clan nella Locride».

 


Dal canto suo, Coccia si è soffermata su come il disegno di legge sull'assistenza sessuale delle persone disabili che giace in Senato sia da accantonare perché il fenomeno “paralegale” di certi “lovegivers” mina il corretto sviluppo e la concreta consapevolezza della sessualità delle persone con disabilità, in particolare con disabilità intellettivo-relazionale, tenendoci a precisare che non esiste “la disabilità”, ma “le disabilità”, ognuna delle quali merita eguale, ma diversa attenzione.

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