Caulonia, il fascino del Caracolo tra fede e tradizione

Oggi pomeriggio l'appuntamento clou della Settimana Santa, che affonda le sue radici nella dominazione spagnola

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di Ilario  Balì
20 aprile 2019
09:44

E’ un po’ come il Carnevale di Rio per i brasiliani, l’appuntamento più atteso dell’anno a cui è vietato mancare. La processione del Caracolo di Caulonia rappresenta il momento clou di tutta la Settimana Santa nel piccolo borgo della Locride, quello in cui viene investita ogni risorsa aggiuntiva, riposta ogni attenzione, quella per la quale si ritorna una volta l’anno a ritrovare e ritrovarsi. Il rito che si celebra da secoli ogni sabato santo affonda le sue radici nella dominazione spagnola. Otto le statue portate in processione per le vie del paese, raffiguranti i momenti più significativi della Passione di Cristo. Il rito ha inizio quando le due arciconfraternite cittadine (del Rosario e dell'Immacolata), in passato rivali, con i propri confratelli vestiti di saio bianco e incappucciati con una corona di spine sul capo, si incontrano nel punto centrale del paese.

 


Dopo un lungo peregrinare tra vicoli e stradine il corteo giunge in piazza Mese. L’attraversamento della piazza richiede circa un’ora e dà luogo ad lungo movimento a chiocciola (dal termine arabo karhara, che indica il girare o il ruotare), scandito dal suono delle raganelle, al quale prendono parte, preceduti dalla banda, statue, fedeli, confratelli, aste, stendardi, croci e pennoni. 

 

Dopo l'ingresso nella chiesa Matrice, il corteo si ricompone nella piazza, riattraversa una parte del paese e, arrivato in via Vincenzo Niutta (il Ministro dell’epoca Cavour che proclamò l’unità d’Italia), si divide riformando i due gruppi che all'inizio l'avevano composto, ognuno dei quali fa ritorno alla rispettiva confraternita. Secondo alcuni storici, furono alcune famiglie spagnole, trapiantate a Caulonia (all’epoca Castelvetere) provenienti principalmente dalla Regione della Murcia e dall’area di Cartaghena a promuovere, alla fine del ‘600, l’avvento locale di una tradizione ultrasecolare nella penisola iberica. «Una processione strana e tragicomica – l’ha definita Davide Prota nel saggio “Ricerche storiche su Caulonia” – Un tempo vi partecipavano tutte le classi sociali. E di Caracolo si parlava per tutto l’anno, or preparandosi pel futuro, or commentando il passato».

Giornalista
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