Agnese Moro a Polistena: «Vi racconto mio padre»

Organizzato dall'istituto “Giuseppe Rechichi”, l'appuntamento è stata l'occasione per tracciare un ritratto del grande statista ucciso dalle Brigate Rosse
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di A. P.
26 aprile 2018
17:32

Un viaggio nella memoria quello celebrato all’auditorium del comune di Polistena dove, in occasione del quarantennale della morte, si è celebrata la figura del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio del 1978 dopo 55 giorni di sequestro.

 


L’incontro è stato organizzato dal liceo “Giuseppe Rechichi” alla presenza di autorità pubbliche, civili, politiche e militari ma soprattutto di tantissimi studenti. Studenti che hanno avuto la possibilità di sentire la figlia del grande leader politico, Agnese Moro la quale ha tracciato il ritratto del padre. Dalla sua infanzia, alla giovinezza, passando per l’impegno universitario e politico fino alla sua morte. La ferita per Agnese Moro è ancora aperta, ma ricordare suo padre allevia quel dolore che si porta dietro da 40 anni.

 

All’incontro con gli studenti hanno preso parte tra gli altri Nicola Irto, presidente del consiglio regionale, Giovanni Laruffa, presidente dell’associazione culturale “Rechichi”, i sindaci di Polistena e Taurianova, Michele Tripodi e Fabio Scionti, Don pino de Masi, referente dell’associazione “Libera” il magistrato antimafia Roberto di Palma e Francesca Maria Morabito, dirigente scolastico del “Rechichi” la quale ha ringraziato Agnese Moro «per avere accettato il nostro invito. La sua presenza e quella degli altri ospiti ha contribuito ad accrescere il senso di responsabilità e i valori etici e civili che ogni giorno con le attività didattiche ed extra-curriculari divulghiamo tra i nostri studenti».

 

Agnese Moro dal palco dell’auditorium del comune di Polistena ha commentato diverse foto del padre fino a giungere a quella diffusa dalle Br il giorno del sequestro. Non c’è rabbia nelle sue parole. «Il rancore e l’odio - ha affermato - non portano a niente. Ti fanno solo altro male. Certo, mi aspettavo un po’ più di interesse da parte di chi avrebbe potuto fare qualcosa nel tirarlo fuori anche se la responsabilità ovviamente rimane quella delle Brigate rosse e di chi in particolare ha premuto il grilletto che ha ucciso mio padre. Però, da uno Stato come il nostro, mi sarei aspettata un qualche tentativo di salvare questa vita, un tentativo che però non c’è stato”.

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