Al vescovo di Locri il premio Bonifacio VIII per una cultura della pace

Per monsignor Oliva non c’è serenità laddove i diritti essenziali vengono negati o non sono riconosciuti. E nel suo intervento un pensiero per la sua terra: «La pace va unita alla riconciliazione degli animi»

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di R. G.
19 febbraio 2020
15:47

Il vescovo della diocesi di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva, ha ricevuto ad Anagni, Frosinone, il premio Internazionale Bonifacio VIII, giunto alla XVIII edizione, su invito del Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis e del Presidente del Comitato Scientifico mons. Enrico dal Covolo, su proposta della delegazione della Regione Calabria e di quella Interregionale Sicilia-Calabria-Puglia gestite rispettivamente da Pietro De Luca e Domenico Lizzi. Il vescovo di Locri-Gerace è stato accolto dal sindaco di Anagni Daniele Natalia.

La solenne cerimonia, che si è svolta nella duecentesca sala della Ragione del Comune di Anagni,  ha registrato la partecipazione di personaggi del calibro di Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea e del Consiglio dei Ministri, del cardinale Dominique Mamberti, di mons. Giuseppe Sciacca, del leader islamico Edmond Brajmai, dell’on. Gianluca Rizzo, dell’ambasciatore libanese Farid el-Khazen, del magnifico rettore della Salesiana don Mauro Mantovani, del sindaco di Assisi Stefania Proietti.

«Per una cultura della pace»

Per monsignor Oliva «l’istituzione e conferimento di un premio “per una cultura della pace” induce alla riflessione su un tema di ampia portata e d’interesse generale, su cui la Chiesa ed il magistero pontificio, le organizzazioni internazionali, le Accademie culturali, hanno sempre richiamato l’attenzione. Nessuno può esimersi dal confrontarsi con esso. E’ il destino dell’uomo e la sua vita, la sopravvivenza dei popoli e delle nazioni che sono in gioco e che dalla pace sono interpellati. Per sua stessa vocazione ogni uomo è chiamato ad essere artefice di pace - ha aggiunto - laddove si svolgono la sua vita e le complesse trame di relazioni umane. La pace si costruisce dal basso, partendo dalle periferie, laddove l’umanità manifesta tutte le sue fragilità e povertà».


Il messaggio di monsignor Oliva

«Penso alla mia terra, la Locride, nell’area metropolitana di Reggio Calabria, nella Regione Calabra, ove la pace va unita alla riconciliazione degli animi, che si correla, essenzialmente, ad un impegno di crescita e di sviluppo sociale e civile, di formazione al valore della legalità, della giustizia e del rispetto. Valori su cui si fonda un’esistenza umana veramente tale. Non c’è pace laddove i diritti essenziali, i più elementari, vengono negati o non sono di fatto affermati e riconosciuti. Laddove ciò che spetta per diritto lo si concede per favore. La lotta contro il potere criminale delle cosche e contro la pervasiva corruzione, vero cancro del sistema democratico, va unita ad un piano di sviluppo che renda le comunità soggetti protagonisti del proprio futuro».

L'invito alla responsabilità

Per il vescovo della Locride «prioritario è il diritto alla pace che non è quietismo o assenza di conflitti, ma valore fondante la storia e la cultura dei popoli. Essa trova la sua vera consacrazione nel Vangelo attraverso il canto che gli Angeli intonarono sulla grotta di Betlemme: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". Se il termine "gloria" richiama lo splendore di Dio che suscita la lode riconoscente delle creature, "pace" sintetizza la pienezza della vita e l’essenza dell’amore, che s’identifica con Cristo stesso. Accogliere la pace come dono e come responsabilità: ecco il percorso che rende più umana la nostra esperienza terrena – ha concluso mons. Oliva -. Un percorso che ha bisogno di tradursi in un concreto impegno a costruire la pace con la nostra vita e che dà senso e valore ad ogni iniziativa, sia essa culturale o sociale e religiosa, che fa della pace il suo obiettivo principale».

Giornalista
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