“Cuore di Rondine”, il libro del capitano Alfa presentato a Luzzi VIDEO

Il racconto della vita segreta di un fondatore del Gis, il reparto speciale dei carabinieri per contrastare il terrorismo e la criminalità organizzata: «Non siamo giustizieri o Rambo, siamo solo gente che fa il suo lavoro e crede nella giustizia»
21 novembre 2016
09:38

"Cuore di Rondine" è il titolo del libro autobiografico scritto dal capitano Alfa, uno dei fondatori del Gis, il reparto speciale dei carabinieri istituito dall'allora ministro degli interni Cossiga per contrastare il terrorismo e la criminalità organizzata. Insieme ad altri due storici componenti del corpo speciale, il capitano Alfa è stato a Cosenza concedendosi alle domande dei giornalisti. Un evento di assoluta rarità nel quale, naturalmente, l'uomo, originario per ironia della sorte della stessa città di Messina Denaro, non ha svelato la propria identità.

 


«L'idea del libro scaturisce da un dialogo con un giornalista inviato di guerra. Eravamo a Nassirya, di notte. Lui era un po' teso e allora, per distrarlo, ho iniziato a raccontargli la mia vita. È stato lì che ho raccolto il suo suggerimento di scrivere una biografia di questo straordinario periodo trascorso con l'Arma dei Carabinieri». Poi aggiunge: «Io sono di Castelvetrano, lo stesso paese di Matteo Messina Denaro. Quindi, come si vede, in Sicilia e nella mia città non ci sono solo persone criminali. State certi che prima o poi lo acciufferemo, spero presto». 

 

Accompagnato da due dei suoi fidati compagni, anche loro con il volto coperto da un passamontagna, il capitano Alfa si è poi recato in una scuola di Luzzi «perché - ha spiegato - una bimba di 8 anni ha scritto all'editore che voleva, come regalo di Natale, soltanto avere la possibilità di conoscerci e noi, anche senza rivelare la nostra identità, abbiamo voluto accontentarla. Mia moglie dice che la mia prima vita è il mio lavoro - dice alla stampa il carabiniere del Gis - e comunque l'anno prossimo terminerò la mia carriera, poi farò una vita normale. Ma quando toglierò il passamontagna, ecco, quella sarà la mia missione più difficile. La mia famiglia non sa mai nulla di quello che facciamo e, purtroppo, devo dire, non ci siamo mai goduti l'infanzia dei nostri figli, per le nostre assenze prolungate. In Calabria ricordo di essere intervenuto per il rapimento di Cesare Casella - dice il Comandante Alfa - Nei Gis ci sono molti militari del sud: mi piace dire che nel sud non ci sono solo mafiosi, e io ne sono un esempio, e dico a tutti che non siamo giustizieri o Rambo, siamo solo gente che fa il suo lavoro e crede nella giustizia. Adesso stiamo creando due centri di addestramento per i giovani - sottolinea Alfa - perché vogliamo che i giovani vengano da noi a cercare adrenalina e motivazioni, senza ricorrere a droghe o a lanci dall'alto nelle piscine».

 

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