Addio alla truffa dell'Auditel? Dopo lo stop, serve una rivoluzione

Per 15 giorni i dati Auditel non saranno diffusi dopo l’inquinamento del campione. Una occasione per rivoluzionare un sistema che non ha mai funzionato, costruito sul duopolio Rai-Mediaset, poco trasparente, e facilmente manipolabile
di Redazione
16 ottobre 2015
15:56

Le mail di 4000 mila famiglie su 5600 sono state svelate: gli indirizzi sarebbero stati inviati alle altre famiglie dalla Nielsen, per errore. Un inquinamento del campione che ha costretto la società a stoppare le rivelazioni per 15 giorni, provocando la durissima reazione di Mediaset, che ha minacciato di rivolgersi ad altre società nel caso le rilevazioni non partano dopo questo stop annunciato. Un terremoto che può provocare una rivoluzione positiva nel mondo della televisione italiana, una anomalia mondiale.

Il sistema Auditel infatti, fin dal dicembre 1986, “condiziona la storia della televisione italiana – ha scritto Roberta Gisotti su Articolo21 – affermando la supremazia del duopolio Rai-Mediaset”. La penalizzazione maggiore, aggiunge la Gisotti, è per “l’emittenza locale, impossibilitata ad essere correttamente rilevata”.

Un sistema anomalo, costruito intorno alle due maggiori società televisive italiane, una pubblica e una in capo a Berlusconi, che in politica ci è entrato anche per salvaguardare questo sistema. Finora a nulla sono servite le denunce sulle incongruenze e gli errori del sistema Auditel, proprio perché il sistema è improntato sul duopolio, un sistema in cui i “controllati sono anche i controllori”.

Questo stop dovrà quindi servire per rompere “la dittatura dell’Auditel”, come richiesto da anni dai concorrenti di Rai-Mediaset e dalle tv locali di tutto il paese. Urge un intervento dell’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni, che da tempo avrebbe dovuto trattare la materia, finora sempre frenata da, scontate, pressioni politiche.

“La Casa di Vetro va abbattuta, non va restaurata – conclude la Gisotti - Oggi abbiamo istituti di ricerca pubblici e privati e tecnologie avanzate in grado di  fornire servizi di rilevamento televisivo adeguati ai tempi. Siano l’Autorità garante per le comunicazioni e il Servizio Pubblico Rai ad attivarsi in tal senso”.


Il panel di Auditel. 5.600 famiglie dovrebbero rappresentare l’intera popolazione italiana, 24 milioni di case. Ognuna di queste avrebbe, dunque, un peso statistico evidente: 50 di esse rappresentano poco meno dell’1 per cento del Paese. Chi fa parte del panel non deve conoscere quali sono gli altri soggetti per evidenti rischi di inquinamento dei risultati. E invece pare sia accaduto proprio questo: la Nielsen, la società alla quale sono affidate operativamente le rilevazioni per Auditel, avrebbe per mero errore umano rivelato i nomi delle famiglie.


L’inchiesta del Corriere della Sera. Dopo lo scandalo che ha travolto Auditel a parlare è una famiglia che fa parte del Panel svelando impensabili realtà.



Citiamo qui solo due ‘confidenze’ per nulla rincuoranti: non ci sarebbe nessuna traccia del famigerato telecomando con il quale gli appartenenti al panel dovrebbero segnalare, di volta in volta, quante persone sono sedute davanti alla tv. Il  numero di componenti del nucleo potrebbe dunque essere  frutto di una media?  Ma se così fosse la credibilità di Auditel si azzererebbe: la supposta superiorità del sistema Auditel nel calcolare lo share dei programmi rispetto alle metriche delle tv a pagamento come lo smart panel è basato proprio su questo numero.


E ancora: i dati relativi alle famiglie appartenenti al panel dovrebbero essere trattati con estrema cautela. La teoria dice che i nomi dovrebbero essere preservati dall’Auditel stessa mentre Nielsen dovrebbe gestire solo codici non riconducibili all’anagrafe. Ma la famiglia intervistata ammette di essere stata contattata direttamente sul cellulare per la richiesta di partecipazione, con nome e cognome. E quella stessa famiglia era stata già contattata anni fa per fare parte del panel. Pescata dunque due volte su 60 milioni di abitanti: una casualità?


Il telecomando fantasma e le falle nell’anonimato fanno pensare un bel po’.


Un’ombra sul futuro: nuovo panel con 15.600 famiglie? – Stop alle rilevazioni Auditel per le prossime due settimane.. ma poi – fa sapere la società - il panel sul quale fino a oggi Auditel ha fatto le sue rilevazioni (attraverso Nielsen) nei prossimi mesi sarà completamente sostituito. I criteri per fornire il famigerato share saranno gli stessi ma quello che seguirà sarà un nuovo super campione, quasi triplicato, allargato a 15.600 famiglie. Qualche dubbio che sia nuovamente la strada giusta da intraprendere è lecito averlo. Del resto, negli anni, la storia ci ha insegnato che le scelte e i criteri adottati da Auditel non sono stati esenti da polemiche, anzi tutt’altro.


Il duopolio Rai - Mediaset. La proprietà della società è divisa in tre fondamentali quote: televisione pubblica (RAI), emittenza privata (Mediaset), aziende che investono in pubblicità (UPA).


Le scelte e i criteri dell'Auditel per fissare i dati di ascolto sono state diverse volte contestate. I primi rilievi sono stati posti dalle Associazioni dei Consumatori che hanno investito il Tar del Lazio: alcuni studi avrebbero dimostrato la totale inattendibilità dei dati forniti con il sistema di rilevazione adottato, sbilanciato a favore del duopolio Rai-Mediaset.
La contestazione dei dati Auditel è cominciata con un'inchiesta di Giulio Gargia sul settimanale Cuore. Dalle testimonianze di alcune famiglie facenti parte del campione vennero fuori le distorsioni nell'uso del meter che rendevano inattendibile i dati immessi già dalla loro formazione. Il campione non sarebbe stata rappresentativo.

 
La sanzione arriva il 14 dicembre 2011, quando l'Antitrust infligge una multa di 1.8 milioni di euro alla società, per abuso di posizione dominante e pratiche anticoncorrenziali, in seguito ad un reclamo presentato da Sky Italia e in seguito all'ennesimo ritardo nella comunicazione dei dati riguardante l'audience.

Per l’Antitrust, infatti, dietro lo strapotere di Rai e Mediaset, c’è un sistema di misurazione degli ascolti televisivi che penalizza i canali, ad eccezione dei suoi due principali azionisti, proprio Rai e Mediaset.  In questo modo vengono dirottati verso di loro i maggiori investimenti pubblicitari. Dopo il Tar Lazio, nel luglio 2014 anche il Consiglio di Stato rigetta l’opposizione di Auditel, condannando la società a pagare la multa.
 


Lo stop alle rivelazioni una opportunità – Questo “incidente” deve quindi essere l’occasione per riformare un sistema di rivelazione totalmente inadeguato per i tempi moderni, e più volte discusso anche dagli investitori pubblicitari, coloro che più sono interessati ad avere dati certi sugli ascolti delle televisioni. E sono loro, insieme a tutte le realtà televisive fuori dal duopolio, a chiedere un serio intervento governativo sul tema.

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