STIGE | Vini Zito imposti in Germania: in carcere i due imprenditori

L’azienda agricola avrebbe realizzato un’intera linea di prodotti vinicoli a servizio della cosca. Gli emissari garantivano la commercializzazione e il recupero dei crediti con metodi intimidatori
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di Luana  Costa
10 gennaio 2018
10:45
Valentino e Francesco Zito
Valentino e Francesco Zito

La colonizzazione del territorio tedesco passava soprattutto attraverso l’imposizione di prodotti lavorati e confezionati nel Crotonese. Così la cosca Farao-Marincola, decapitata ieri dall’operazione denominata Stige, aveva deciso di fare affari in Europa. Il meccanismo era molto semplice: facevano arrivare nei ristoranti o nelle attività commerciali di Francoforte, Monaco e Dusseldorf prodotti provenienti dalla Calabria spacciandolo in un primo tempo come errore di spedizione. Successivamente, la merce veniva imposta attraverso l’intimidazione. Proprio questo sistema ha permesso di stringere le manette ai polsi non solo a numerosi emissari della cosca in Germania ma anche a imprenditori agricoli locali.

 


Gli emissari

Gli emissari del sodalizio nel territorio tedesco del baden Wurttenberg avevano il compito di monopolizzare il mercato dei prodotti ortofrutticoli e il pescato nel territorio estero di riferimento nonché il compito di commercializzare, imponendoli, i prodotti anche vinicoli realizzati dalle imprese di ‘ndrangheta sedenti nel territorio cirotano, fra i quali l’azienda vinicola dei F.lli Zito riscuotendo i relativi crediti con metodi intimidatori dai ristoratori presso cui i prodotti venivano imposti al fine di assicurare l’ordinata espansione commerciale dei prodotti realizzati dalle imprese di ‘ndrangheta sedenti nel territorio cirotano e controllate dal sodalizio.

Gli imprenditori locali

Così sono finiti sotto accusa anche i fratelli Valentino e Francesco Zito titolari dell’omonima società agricola perché nella loro qualità di imprenditori e gestori di fatto dell’impresa pur non essendo inseriti stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, concorrevano in esso, assistendo ed adiuvando, attraverso condotte attive o passive, le finalità delle associazioni di tipo ‘ndranghetistico denominate “locale” di Cirò, fornendo un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo ai componenti dell’associazione si da agevolare le attività del medesimo sodalizio. In particolare, su disposizione dei plenipotenziari della cosca, producevano una vera e propria linea di prodotti vinicoli, che venivano imposti sia in Calabria che in Germania da Pino Sestito e Francesco Tallarico, i quali recuperavano i propri crediti per il tramite della carica d’intimidazione verso la “bacinella” della quale distraevano parte degli utili conseguenti l’attività della loro impresa.

 

Luana Costa

Giornalista
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