Il focus

Viaggio tra le macerie di Ecolandia, dove la speranza non ha lasciato il passo alla rassegnazione

Un racconto che lascia tanta amarezza. Un olezzo di malaffare misto a cenere che tra sospetti e certezze mai palesate ha aperto uno spazio che obbliga alla riflessione

 

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di Elisa Barresi
1 ottobre 2024
09:01

Un primo attentato ha distrutto gli uffici e l’impianto di videosorveglianza e, a poche settimane di distanza, un altro incendio ha raso al suolo quello che sarebbe stato il centro ristoro. Le immagini in questo momento parlano più di mille parole. E tutti, guardando a quel cumulo di cenere e detriti, alle nostre latitudini riescono a ricamare con dovizia di particolari cosa sia potuta accadere. Indagini in corso e tutto ancora da chiarire ma i metodi sono chiari e li conosciamo bene, purtroppo. Le foto, il resoconto delle forze dell’ordine, la solidarietà. Nulla ha reso davvero l’idea di quale sia la devastazione lasciata ad Ecolandia. In lembo di terra strappata al degrado e riconsegnata alla città sottoforma di bellezza a qualcuno, evidentemente il bene generato ha dato fastidio.

È stato un viaggio che ha lasciato l’amaro in bocca. Un olezzo di malaffare misto a cenere che tra sospetti e certezze mai palesate ha aperto uno spazio che obbliga alla riflessione. Ci ha accompagnato il presidente Giuseppe Minniti, amareggiato e deluso ma non sconfitto. Forse quel lembo di terra ha interessi che non riusciamo a vedere. Forse, più semplicemente, non si vuole lasciar fiorire la bellezza perché è ormai noto che sia l’unica arma contro le storture di un mondo criminale. «Come ha detto lei, forse c'è qualche altro interesse su questa terra. Il problema di fondo è uno solo: non avendo cognizione delle cause riconducibili a questi attentati, sui quali la magistratura e le forze di polizia dovranno indagare, noi non sappiamo come comportarci. Indubbiamente siamo preoccupati. Non vorremmo che nel giro di qualche mese possa venire colpita un'altra struttura del parco. In quel caso, ci troveremmo in grosse difficoltà. Ci rendiamo conto che c'è ancora la voglia di resistere.


Nel contempo, speriamo che tutte le associazioni che hanno manifestato la propria solidarietà possano starci vicino. In questo senso, è prevista proprio un'assemblea di tutte queste associazioni che negli anni ci sono state vicine, per capire come possiamo fare a continuare a gestire il parco, renderlo sempre vivibile e funzionale agli interessi di tutta la comunità reggina e non solo. Perché in questo momento vediamo che il parco è attivo, è curato, ma quella che è stata la progettazione che negli anni lo ha visto protagonista di eventi di un certo calibro, ora è ferma. Non c'è un momento di stasi, ma la situazione è la seguente: la nostra concessione è formalmente scaduta nel 2023. Di fatto, noi siamo qui presenti per garantire la presenza e evitare che atti come quelli che abbiamo visto possano ripetersi, e non solo. C'è il rischio che quest'area diventi terra di nessuno. Stiamo mettendo in atto uno sforzo immane, con un notevole sborso economico, per garantire la cura del parco».

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Una realtà che chiede solo di non essere abbandonata per non favorire eventuali interessi che riporterebbero quel terreno nelle mani di chi vuole quel quartiere degradato. E l’appello del presidente Minniti è chiaro e a lui abbiamo chiesto se quanto accaduto ha frenato le attività del Parco che quest’estate ha mancato diversi appuntamenti. «È anche vero che rischiamo di non poter più sostenere questi costi, e in tal senso chiediamo al Comune un intervento, o alle istituzioni interessate, affinché questa esperienza possa continuare. Con il consorzio Ecolandia siamo stati sempre chiari: noi non vogliamo gestire il parco, vogliamo che ci sia continuità gestionale. Poi, che vengano persone o enti più bravi di noi va bene, ma ciò che ci interessa è evitare che il parco torni al degrado vissuto negli anni passati. Rispondendo alla sua domanda sul perché determinate attività quest'anno non si siano fatte, il motivo è semplice: essendo scaduta la concessione, non abbiamo potuto più organizzare eventi. Quest'estate, e credo che lo sappiano tutti, il parco era diventato un punto di riferimento culturale e artistico di tutta la città. Penso ad alcuni eventi particolari, come Ecojazz, che non si è più potuto fare proprio perché non possiamo tenere iniziative alla luce della concessione scaduta. È un peccato, perché c'è stato un importante investimento per riqualificare quest'area».

Si parla sempre di rigenerazione urbana proprio per recuperare quegli spazi che, spesso e volentieri, quando sono abbandonati, finiscono in mano alla criminalità o diventano piazze di spaccio o altre attività illecite. Questo parco doveva garantire ai ragazzi un luogo di rigenerazione, e ora si rischia di lasciarlo nuovamente in abbandono. Gli incendi che ci sono stati dimostrano che, evidentemente, a qualcuno Ecolandia dà fastidio.

«Quello che oggi vede è grazie all'impegno del consorzio, che con progetti mirati è riuscito a rigenerare un parco che, quando ci è stato consegnato, era completamente degradato. Questo è un dato di fatto. Tutto ciò che vede, anche ciò che è stato incendiato, è frutto di una serie di interventi progettati negli anni. I numeri garantiscono che in questo decennio migliaia di ragazzi, migliaia di studenti e associazioni scout hanno utilizzato questo spazio. Oggi siamo in una condizione di limbo, nella quale aspettiamo risposte e riscontri da parte degli enti interessati. Devo dare atto che, nonostante la burocrazia abbia creato dei problemi, ultimamente vedo un interesse da parte della Prefettura. Infatti, la Prefettura ha un occhio vigile rispetto a questa situazione. Lo stesso Comune si sta muovendo per risolvere un lungo contenzioso con l'Agenzia del Demanio, perché parte di questo parco ricade in zona comunale e un'altra parte in zona demaniale. La scadenza della concessione è avvenuta proprio a causa di questo contenzioso tra Comune e Demanio. Ma, ripeto, devo dare atto che il Comune, negli ultimi tempi, sta dando una grande accelerata alla problematica, tenuto conto che una parte del parco, le cosiddette ex infermerie, sarà oggetto di un intervento nell'ambito dei progetti PINQUA. Si prevede che queste infermerie diventeranno una struttura ricettiva, probabilmente un ostello della gioventù. Quindi, tutta la situazione è in movimento. La nostra richiesta è di accelerare i tempi, affinché possiamo avere al più presto una risposta e riuscire a resistere in queste situazioni di difficoltà».

Questo parco rischia di essere abbandonato fino a quando le istituzioni e gli attori interessati non prenderanno delle posizioni. Nel frattempo, un nuovo bando, ma qual è lo stato attuale delle cose? Quale futuro si prospetta per questo parco?
«Auspichiamo che demanio e comune trovino al più presto un accordo o una transazione definitiva per procedere a un nuovo bando. Ci auguriamo che, nel rispetto dei principi del progetto urbanistico di recupero dell'area, il bando si rivolga a imprese non profit e sociali, per mantenere le caratteristiche di inclusione sociale e rigenerazione urbana, senza escludere interventi speculativi privati. Ci teniamo alla continuità gestionale: se enti più capaci riusciranno ad aggiudicarsi questo bando, ben venga. Il nostro sacrificio in questi dieci anni è stato quello di mantenere vivo questo polmone per la città e per la nostra comunità reggina».

Giornalista
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