Lotta alla criminalità

Usura ed estorsione aggravata, tre arresti a Reggio Emilia: in carcere anche due imprenditori calabresi

L'indagine è legata all'operazione "Minefield" che lo scorso febbraio aveva consentito di individuare un’associazione per delinquere costituita da soggetti originari di Cutro e vari professionisti che, attraverso un reticolo di “società cartiere”, ha gestito un imponente giro d’affari di oltre 30 milioni di euro nel settore delle prestazioni di servizi

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di Redazione Cronaca
17 agosto 2024
09:40

Arrestate dalla Guardia di finanza di Reggio Emilia tre persone per usura e estorsione aggravata. Le tre misure di custodia cautelare in carcere sono state eseguite nei confronti di due calabresi, al vertice del gruppo criminale, e di un imprenditore che al momento dell'arresto si trovava a Taranto.

Gli indagati lo scorso 10 agosto erano stati destinatari di altrettanti provvedimenti di fermo a seguito delle dichiarazioni di un imprenditore che ha riferito agli inquirenti di essere stato inserito in un meccanismo criminale e di aver subito diverse richieste di denaro, sia a carattere estorsivo sia usurario, da diversi soggetti. Le minacce più gravi sarebbero state effettuate da un giovane calabrese, figlio di un condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso del processo Aemilia.


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È stato arrestato anche un noto imprenditore locale (al momento del fermo si trovava in provincia di Taranto), gravemente indiziato di aver commesso reati di usura ed estorsione aggravata, avendo peraltro riscosso crediti usurari di elevato importo, fatti contrarre all’imprenditore di origine campana, in evidenti difficoltà economiche, soggetto a minacce e violenze. Lo stesso imprenditore era già emerso nell'ambito dell’operazione "Minefield" per aver posto in essere reati tributari legati all’utilizzo ed alla emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le attività d’indagine hanno fatto emergere come gli imprenditori calabresi avrebbero sollecitato la riscossione illecita dei crediti, derivanti dai reati già posti in essere dell'associazione per delinquere emersa nell’ambito dell’operazione “Minefield”, violando le prescrizioni del divieto comunicativo, loro imposte durante la precedente applicazione della misura degli arresti domiciliari; nel loro interesse avrebbero operato sul territorio reggiano anche ulteriori 3, contigui agli ambienti della criminalità organizzata, già arrestati lo scorso 10 agosto (durante l’esecuzione di una mirata attività di polizia giudiziaria, nell’ambito di un’attività condotta unitamente alla Squadra Mobile di Reggio Emilia unitamente al locale Comando provinciale dei carabinieri), a seguito di condotte estorsive e minacce nei confronti del già menzionato imprenditore campano.

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L'operazione “Minefield” dello scorso febbraio aveva consentito di individuare un’associazione per delinquere costituita da soggetti originari di Cutro, professionisti calabresi e campani che, attraverso un reticolo di “società cartiere”, ha gestito un imponente giro d’affari (stimabile in oltre 30 milioni di euro) nel settore delle prestazioni di servizi, quali, ad esempio, mestieri di pulizie, cantieristica e manodopera, in ambienti contigui alla criminalità organizzata.

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