«Uniti contro le mafie»: è il grido degli studenti del “Ciliberto” di Crotone

VIDEO | Una giornata di confronto sulla criminalità organizzata e sulle vittime innocenti della 'ndrangheta con gli studenti dell'istituto nautico

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di Giuseppe Laratta
25 ottobre 2018
13:46

«Non vogliamo più che accada come in passato: tramite la scuola stiamo cercando di farci coraggio per migliorare la società. Negli ultimi anni nel nostro istituto abbiamo sempre parlato della storia di Dodò, ci ha molto colpito e lasciato un segno. Noi studenti siamo il futuro, abbiamo il ruolo principale nella battaglia contro le mafie; sapere come si muovono e il ruolo che ha nella società è una cosa fondamentale per capire cosa fare nel futuro, per riuscire a vincerla questa battaglia». E' il pensiero di Alessandra, studentessa dell'istituto nautico “Ciliberto” di Crotone, protagonista insieme ai compagni di liceo di una riflessione sui bambini vittime innocenti della criminalità organizzata. Lo spunto è stato dato dal libro del giornalista Bruno Palermo, dal titolo “Al posto sbagliato. Storie di bambini vittime di mafia”, che ha aperto il dibattito questa mattina insieme al collega Francesco Vignis, e a Giovanni Gabriele – padre di Dodò – e Pietro Canonico – padre di Gianluca, due ragazzini entrambi uccisi per sbaglio.

 


Quello che è uscito fuori, sentendo vari pareri degli studenti, è che loro stessi sono uniti contro le mafie, hanno capito cosa è il bene e cosa il male, nonostante vivano al Sud Italia, in Calabria. «Queste giornate sono molto importanti, soprattutto per noi giovani che non conosciamo la mafia – ha affermato ai nostri microfoni Carlotta, studentessa del nautico – dobbiamo parlarne di più, dobbiamo entrare di più nelle scuole, nelle case delle persone, per far capire in che situazione stiamo. Ci troviamo in una situazione critica, dove non si può più vivere, i bambini non possono più giocare liberamente. La mafia è tutto ciò che va nell'illegalità, però come ha avuto un inizio, avrà anche una fine. Dobbiamo cercare di combatterla, e uniti ce la possiamo fare».

 

«Dobbiamo capire, perchè un giorno questo mondo sarà nostro; dobbiamo provare a far finire tutto ciò, e soprattutto a non aver paura»: a dichiararlo è Sara, studentessa. «Muoiono vite innocenti – continua – viene sprecato sangue puro, e come dice Giovanni Falcone “come la mafia ha avuto un inizio, avrà anche una fine”: noi studenti dobbiamo capire come farla finire, e provare ad affrontare tutto ciò senza avere paura». «Purtroppo si, conoscevo già la storia di Dodò Gabriele, e quello che è successo non dovrebbe più ricapitare – ha dichiarato Christian – penso che non sia giusto solo il fatto che una persona debba uccidere un'altra persona. Bisogna risolvere tutto ciò, ma non con le manifestazioni: c'è bisogno di qualcosa di concreto; la lotta contro la 'ndrangheta si combatte da molto tempo, ma dobbiamo essere sempre di più uniti per sconfiggerla. Sicuramente è molto importante il dialogo tra le istituzioni, la scuola e gli alunni, perchè noi cresciamo nelle scuole e la nostra mentalità sarà condizionata da quello che i professori ci dicono. Magari quando facciamo qualcosa di sbagliato e non veniamo ripresi, continueremo a fare tutto ciò che è sbagliato; invece se verremo ripresi, e verremo corretti da quelli “che stanno sopra di noi”, dai nostri insegnanti, sicuramente qualcosa può cambiare».

 

Durante la giornata, i ragazzi hanno ascoltato un passo del libro letto da Francesco Vignis, giornalista napoletano “fuggito” per amore qui a Crotone, ma che non ha mai abbandonato né con la mente e né con il cuore la sua città d'origine, come non ha dimenticato i tempi bui degli omicidi del rione Sanità. Un episodio tra, purtroppo, i tanti riportati da Bruno Palermo nel suo libro: un volume «non facile da leggere», così come lo ha descritto l'autore, che parla di «devastazioni mentali e fisiche di persone» come i genitori di Dodò e Gianluca. Due storie molto simili, entrambi stavano giocando quando furono raggiunti da colpi d'arma da fuoco, ed entrambi non erano il bersaglio di quella maledetta guerra di mafia, della quale i due bambini non sapevano nemmeno cosa fosse. Non erano loro ad essere nel posto sbagliato, ma erano gli altri che hanno deciso di imporre questa stupida battaglia. Molto commoventi gli interventi di Giovanni Gabriele e Pietro Canonico che hanno risposto alle domande degli studenti, ma hanno ripercorso anche le tragedie che hanno vissuto. Ma c'è anche una sorta di rinascita che avviene con il dialogo con i ragazzi nelle scuole.

 

«Oltre alla legalità – ha dichiarato ai nostri microfoni il dirigente scolastico Girolamo Arcuri – la scuola, attraverso la lettura, deve creare uno spirito critico. Oggi i nostri giovani spesso non riescono a cogliere la verità all'interno di una informazione e comunicazione sempre più ingarbugliata. Questo libro si preoccupa di creare memoria, creare coscienze vigili, e spirito critico. Le organizzazioni criminali hanno ucciso anche donne e bambini, padri, madri e figli, e rappresentano un elemento ostativo alla crescita del territorio, perchè rubano il futuro ai nostri giovani».

Giornalista
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