Tropea, muore dopo essere stato dimesso dall’ospedale: la famiglia scrive al ministro Lorenzin

La lettera inviata da Dario Francolino, il figlio del 76enne di Spilinga deceduto la scorsa domenica. Sul caso è stata aperta un’inchiesta: «Le chiedo di aiutare la magistratura a fare luce su quanto accaduto perché non accada più e di impedire a chi ha sbagliato di sbagliare ancora, causando tanto dolore»
24 gennaio 2017
15:59
Ospedale di Tropea
Ospedale di Tropea

Caro Ministro Lorenzin,


le scrivo perché vorrei evitare che ciò che è successo a mio padre possa capitare a un’altra persona. Mio padre è morto da solo in casa all’una di notte dopo che è stato dimesso alle nove dal Pronto Soccorso di Tropea.


 

Le ricostruisco brevemente ciò che è accaduto: mio padre si è sentito male domenica pomeriggio, intorno alle 17. Accusava un forte dolore alla pancia, e visitato dalla guardia medica che gli ha consigliato di recarsi al pronto soccorso, è stato accompagnato dal suo medico di famiglia all’Ospedale di Tropea.

 

Muore dopo le dimissioni dall’ospedale di Tropea, aperta un’inchiesta 

 

È stato tenuto più di tre ore al pronto soccorso e poi dimesso: è entrato con un dolore diffuso tra petto e collo e l’hanno dimesso, non risolvendo il problema e non investigando sulle cause del suo malessere - è stato fatto un solo elettrocardiogramma, non ripetuto, che ha fatto emergere delle aritmie sinusoidali. Dopo aver letto l’esito “anomalo” dell’elettrocardiogramma alle 21.01, alle 21.08 è stato dimesso dandogli come terapia una soluzione fisiologica e un farmaco anti ulcera. Mio padre è tornato a casa ancora accusando il dolore e all’una e 28 sono arrivati i paramedici allertati da mia madre che non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.

 

Troppi punti oscuri e tanti dubbi che io e la mia famiglia vogliamo vengano chiariti. Abbiamo sporto denuncia alla Questura di Vibo Valentia che ha disposto l’autopsia, annullando i funerali – che erano già stati organizzati alla velocità della luce con la guardia medica, che si era presentata a casa mia chiamata dall’impresa di pompe funebri, che aveva firmato la lettera di decesso imputando la causa a un arresto cardio circolatorio, che sappiamo essere la causa di quasi tutte le morti, e avviando così tutta la macchina organizzativa.

 

Ministro, allora le chiedo: come può una persona che si sente male alle 17 del pomeriggio dopo che si è affidata alle cure di un ospedale morire da solo a casa 7 ore dopo? Mio padre non era cardiopatico, mi si può dire che tutto può succedere all’improvviso e va bene, ci credo ma mio padre ha avuto 7 ore di sofferenza e dei sintomi evidenti.

 

Non posso accettare che mio padre non sia stato tenuto in osservazione quella notte e sia stato mandato a casa con una leggerezza e superficialità sconcertante. Dalle 21 alle 24 doveva stare in ospedale, se fosse rimasto lì probabilmente si sarebbe salvato, o forse no, ma non lo sapremo mai.

 

Io non ho nessuna prova che lui sia morto per inefficienza o negligenza dell’Ospedale di Tropea so, però, che in questo ospedale non è stato rispettato un protocollo per cui se hai una sintomatologia devi essere monitorato e tenuto sotto controllo. Mi occupo da 24 anni di salute e medicina, ho visto tanti casi di malasanità e pensavo fossero così lontani da me e invece ne sono rimasto coinvolto. Chiedo sia fatta luce fino infondo su eventuali responsabilità senza dare pregiudizialmente colpe a nessuno.

 

Qualunque cosa sia successa quella notte e perchè sia stata presa la decisione di non ricoverare mio padre deve essere spiegata. Questo per onorare la persona di mio padre, che era una persona seria, che aveva scelto di tornare a vivere in Calabria perché aveva fiducia nella Calabria e nei calabresi e invece questa fiducia è stata tradita. Chiedo con forza l’impegno delle istituzioni, che lei Ministro faccia intervenire gli ispettori del Ministero della Sanità presso la struttura del pronto soccorso di Tropea perché possano supportare l’impegno della magistratura e delle forze dell’ordine per accertare la verità.

 

Ministro lei ha appena avuto dei figli, se dovesse scegliere dove partorire si affiderebbe alle cure di un presidio dove nascono 15 bambini all’anno o in uno dove ci sono 100 parti al giorno?

 

Mio padre, potrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere morto perché si è affidato alle cure di una struttura che non ha una competenza specifica cardiologica, potrebbe essere morto perché la struttura che non aveva questa competenza potrebbe, con una leggerezza inaudita, non averlo indirizzato verso dei presidi adeguati come quelli di Catanzaro o Cosenza – perché in questa regione c’è la buona sanità. Mio padre ha avuto 7 ore di tempo prima di morire e nessuno l’ha mandato in una struttura adeguata.

 

In me non c’è rabbia, ma tanta amarezza. Ho preso atto che mio padre non c’è più, non sono ancora riuscito a versare nemmeno una lacrima, ora voglio solamente onorare la sua memoria, aiutando la magistratura a fare il suo lavoro. Noi accetteremo qualunque risultato arriverà. Vogliamo solo sapere se mio padre aveva qualche altro mese o anno da vivere…

 

Ho lavorato per un’azienda che si occupa di farmaci oncologici, sappiamo quanti soldi si spendono in questo settore, anche lei Ministro lo sa visto che ha appena disposto un fondo per i farmaci oncologici che hanno l’obiettivo di prolungare la vita dei pazienti. Si spendono miliardi nel mondo per aumentare di poco tempo la vita delle persone, in questo caso abbiamo lasciato andare una vita senza preoccuparcene.

 

D’altro canto, però, voglio anche esprimere il mio ringraziamento all’autorità giudiziaria e alla Questura di Vibo Valentia che si è mossa con una tempestività ammirevole e con un’umanità a cui raramente si immagina quando pensiamo agli organi giudiziari. Ho trovato delle persone che mi hanno ascoltato e preso provvedimenti immediati e in questo caso l’immediatezza è fondamentale, perché i funerali erano già stati disposti e poi tutto si sarebbe complicato.

 

Credo non serva ricordarle, Ministro, che da agosto ci sono stati già una decina di casi di malasanità. E allora perché i piccoli ospedali sul territorio che si occupano di tutto senza avere una competenza profonda su niente sono ancora aperti?

 

Le chiedo, Ministro, di aiutare la magistratura a fare luce su quanto accaduto perché non accada più e di impedire a chi ha sbagliato di sbagliare ancora, causando tanto dolore.

 

Dario Francolino

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