La strage di Civita

Tragedia del Raganello, sei anni dopo un processo in corso e le Gole ancora sotto sequestro

Negli anni si è discusso molto su come potesse essere evitata la strage. Dal regolamento Gole sicure mai entrato in vigore alla sentenza della Cassazione su uno dei procedimenti giudiziari riguardanti quel giorno del 2018 in cui morirono in dieci 

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di Antonio Alizzi
20 agosto 2024
13:23
Il luogo della tragedia e, nei riquadri, le vittime
Il luogo della tragedia e, nei riquadri, le vittime

Tra le bellezze naturali presenti in Calabria c'è senza dubbio il Canyon del Raganello, situato tra 700 e 1.450 metri sul livello del mare, frutto di millenni di erosione e movimenti tettonici. Tuttavia, questo luogo meraviglioso oggi viene ricordato per un evento mortale.


I nomi delle vittime

Sei anni fa, il 20 agosto 2018, un'onda anomala travolse un gruppo di escursionisti, causando la morte di dieci persone e il ferimento di altre undici. Tra le vittime: Antonio Santapaola e Carmen Tammaro (genitori di una bambina salvata dai soccorritori), Myriam Mezzolla e Claudia Giampiero, Paola Romagnoli, Gianfranco Fumarola, Carlo Maurici e Valentina Venditti, Imma Marrazzo e Antonio De Rasis, la guida del gruppo, originario di Cerchiara di Calabria.

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Il regolamento mai entrato in vigore

Nel corso degli anni, si è discusso molto su come questa tragedia potesse essere evitata. Il regolamento "Gole Sicure", mai entrato in vigore, prevedeva norme che avrebbero potuto fare la differenza? Forse no, ma vediamo cosa conteneva.

L'Articolo 2 del regolamento consentiva l'accesso al canyon dal 10 giugno al 30 settembre. La tragedia si consumò proprio durante questo periodo, il 20 agosto, alle 15. La norma avrebbe regolamentato anche l'accesso ai sentieri prospicienti le gole, riducendo i rischi derivanti dalla caduta di materiali detritici. Tuttavia, quel giorno il gruppo, guidato da Antonio De Rasis, si trovava in una delle zone più pericolose del torrente, raggiungibile anche dal comune di San Lorenzo Bellizzi, altro comune situato nel Parco Nazionale del Pollino.

Il regolamento avrebbe inoltre richiesto la presenza obbligatoria di guide autorizzate, con pagamento di un pedaggio. Antonio De Rasis era una guida esperta, ma la sua presenza non ha evitato la tragedia causata da un'improvvisa onda di piena.

L'Articolo 3 imponeva l'uso di dispositivi di protezione individuale come caschi e vietava l'accesso ai minori di 10 anni, un punto cruciale, dato che Chiara, una delle superstiti, aveva solo 9 anni. Questa norma avrebbe impedito la sua presenza, salvandola da gravi ferite.

Un'altra disposizione del regolamento vietava l'ingresso a piedi nudi o con calzature inadeguate, consigliando l'uso di scarpe da torrentismo. Sebbene alcuni escursionisti non fossero adeguatamente equipaggiati, la forza devastante dell'onda anomala avrebbe comunque reso vano qualsiasi tentativo di resistere. L'accesso nelle ore notturne, vietato dal regolamento, non avrebbe influito su quanto accaduto poiché la tragedia si verificò in pieno giorno.

Le successive disposizioni, riguardanti il consumo di pasti, l'abbandono di rifiuti, l'accensione di fuochi, l'introduzione di animali, e il disturbo della quiete naturale, non avrebbero in alcun modo evitato l'evento tragico. Anche i divieti temporanei di accesso per motivi faunistici o selvicolturali non avrebbero avuto impatto su quanto accaduto.

Infine, l'articolo 15 prevedeva sanzioni amministrative per le violazioni del regolamento, ma anche questo non avrebbe impedito l'onda anomala che travolse il gruppo. Sicuramente, una maggiore attenzione all'ambiente avrebbe (forse) evitato di piangere la morte di dieci persone.

Tragedia del Raganello, i processi e le sentenze

Nel mese di ottobre del 2023, la quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha chiuso definitivamente il processo bis sulla tragedia del Raganello. Gli ermellini in questa circostanza avevano rigettato il ricorso della procura generale, confermando il provvedimento di proscioglimento degli imputati emesso in precedenza dalla Corte d’Appello di Catanzaro e ancor prima dal gup del tribunale di Castrovillari Biagio Politano.

La procura generale di Catanzaro aveva impugnato la sentenza di non luogo a procedere riguardo i reati di inondazione (riguardo la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati), dell’esclusione della responsabilità penale per i sindaci diversi da Alessandro Tocci, primo cittadino di Civita, in quanto l’evento mortale si verificò in un territorio diverso da quello amministrato da loro, e infine di lesioni semplici non supportate da alcuna denuncia.

Ad oggi rimane in piedi soltanto il processo sull’omicidio plurimo colposo dove sono a giudizio il sindaco di Civita Alessandro Tocci e i responsabili delle società di rafting del Pollino. Ricordiamo, in conclusione, che le Gole del Raganello sono ancora sotto sequestro.

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