Amori, orrori e bagliori di bizzarra umanità sulla tangenziale di Reggio Calabria

"Giuda" con prudenza: è apparsa anche questa scritta sulla bretella che collega allo svincolo autostradale. Un refuso che preannunciava il "tradimento" di lavori che non finiscono più. Percorrerla è ormai un’impresa, ma il tempo trascorso in auto non è sprecato: ecco tutto quello che si può ammirare per non perdere il senno nel traffico

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di Consolato Minniti
30 novembre 2018
12:20

Cari calabresi, che ogni giorno percorrete il raccordo autostradale di Reggio Calabria, impiegando almeno mezz’ora del vostro tempo per fare appena un chilometro, è inutile che continuiate ad imprecare. Esistono innegabili vantaggi dai lavori che Anas ha deciso di effettuare a metà novembre, con una tabella di marcia degna della vecchia A3, proprio quella strada che il raccordo ci permette di raggiungere.

 


Avete mai provato a fermarvi un momento, per assaporare quell’esperienza ai confini del mistico che solo una tangenziale congestionata può regalare? Noi l’abbiamo fatto ed i risultati sono stati più che confortanti.

Percorrendo la strada in direzione nord, abbiamo potuto ricavare una sorprendente corsa alla ricerca delle origini di ogni buon reggino che si rispetti. Si tratta di tutte quelle strade secondarie dimenticate per decenni e che, all’improvviso, riappaiono nei meandri dei ricordi, pur di evitare quell’attesa snervante. Abbiamo visto automobilisti quasi in lacrime per aver notato la chiusura dell’ingresso verso Sant’Elia di Ravagnese. Quello che faceva comparire e scomparire le auto sulla tangenziale con più maestria del mago Silvan. Abbiamo visto uomini e donne far finta di andare al bazar cinese o al supermercato, salvo poi fare una salita ripida e cercare gloria dalle parti del cimitero di Gallina, finendo per percorrere una strada quasi tripla rispetto a quella ordinaria. Che dire, poi, degli operai che, come fosse una simpatica minaccia, chiudono parte della carreggiata per risistemare il guardrail di uno svincolo – le aste sul S. Agata – mai aperto?

Il meglio, però, deve ancora venire. Perché abbiamo notato, ad esempio, che il rustico reggino è uno stile ancora molto in voga fra le abitazioni costruite a ridosso del raccordo. Piani terminati ed altri con i soli mattoni. Probabilmente sono di tutti quei ragazzi che sono strati costretti ad emigrare altrove, lasciando i genitori con l’inganno di una vita vissuta “al piano di sopra”.

Abbiamo potuto ammirare, sul lato sud, una casa con giardino confinante con un pannello fonoassorbente trasparente e vista tangenziale. Se fate attenzione, potete addirittura scorgere i proprietari affannati nelle normali faccende di casa. E se doveste avere bisogno di qualcosa: oplà, un balzo e sono da voi! Abbiamo scorto, stesi su di un balcone, solo capi rosa. Un bucato quasi monocolore, un inno alla femminilità. E poi, ancora, il “vedo non vedo” di un palazzo perfettamente rifinito all’esterno e completato solo per metà. Una parte con infissi, l’altra completamente in balia delle intemperie. Che dire, poi, della signora dei piani alti del nuovo palazzo giallo sul lato nord che, puntualmente, alle 14.20 di ogni giorno, si ferma per un pezzo sul balcone per ammirare lo Stretto!

Certo, dobbiamo ammetterlo: non ci ha fatto un grande effetto passare sopra il torrente Calopinace. C’è uno scempio fatto di abusivismo, ma quello lasciamolo alle inchieste giornalistiche serie. Stupisce, invece, una resistenza quasi stoica dei “lordazzi”, ossia coloro che, pur di non pagare i tributi e sperando di farla franca, decidono di ammassare buste d’immondizia ai margini del torrente.

 

Ma l’esperienza è entusiasmante anche percorrendo l’arteria in direzione sud. Qui il premio “idea dell’anno” va all’agricoltore che ha creato un vero e proprio giardino sopra la galleria “Spirito Santo”. Curato nei dettagli, quasi da fare invidia. E superando proprio la galleria (a proposito, ma sta davvero messa così male?), fra pochi giorni, arriveremo al livello “top” con il classico presepe natalizio illuminato. Attrattiva che allieterà le code notturne dei reggini.

Ne avremmo ancora tante da raccontare, ma ci fermiamo qui. Perché c’è un altro capitolo che bisogna sviscerare. Quello delle leggende. Prestate attenzione, perché qui siamo a livelli mai raggiunti.

C’è chi racconta che, dopo l’era del “dating on line”, a Reggio Calabria sia in voga da un po’ il “dating on the road”. In cosa consiste? Considerato che utilizzare lo smartphone alla guida potrebbe costare davvero caro, non solo al portafogli ma anche alla nostra vita, in tanti, poco interessati al panorama, si sono concentrati su coloro che condividono la pena degli ingorghi. E così si racconta che siano nate simpatie nemmeno troppo velate. Come quella di Francesca e Peppe che, ogni giorno, si rivedono alla stessa ora, nel medesimo posto. Sempre lì, rigorosamente in fila. Lei con un’utilitaria celeste, lui con una berlina nera. Abbassano i finestrini e parlano per almeno un quarto d’ora. Ogni tanto pare che Peppe rimanga più indietro e sbagli interlocutrice, per le risate fragorose di Francesca. Ma c’è già chi scommette sul primo appuntamento. Proprio due giorni fa, qualcuno ha notato una coppia scambiarsi le chiavi di casa. Lei le aveva dimenticate e stava su una vettura. Lui, che andava al lavoro, le ha letteralmente lanciate da un’auto all’altra. Canestro e tempo risparmiato.

 

Ma qui arriva il vero problema. Qualcun altro – un po’ più appassionato di politica – ha messo in correlazione le dichiarazioni del ministro Toninelli di qualche mese fa, con quanto sta avvenendo a Reggio. Del resto, i jersey di cemento sistemati con precisione chirurgica sembrano quasi definitivi e il guardrail sradicato ha aperto spazi impensabili in mezzo alla carreggiata. «Vuoi vedere – si è ipotizzato – che Reggio diventerà la città-laboratorio dei ponti vivibili? Sì, proprio quelli dove la gente può vivere e giocare?». Gli spazi, in effetti, si prestano parecchio, la vista non è niente male e il clima gradevole. Ci sono pure i bagni chimici all’ingresso della galleria. Mancano solo i tavoli, le sedie e qualche gazebo per la pioggia. Del resto, proprio a Reggio, qualche tempo fa, un noto politico intendeva rendere «più vivibili i cimiteri». È già un passo avanti.

A noi, invece, questi giorni trascorsi in auto sono serviti a scoprire in radio il nuovo disco dei Tiromancino (Zampaglione, il cantante, è un reggino doc), fra una canzone che richiama uno stile “narcos” ed il titolo dell’albulm che sembra la sintesi perfetta del dramma di ogni automobilista: “Fino a qui”.

 

Ma soprattutto, le ore trascorse a riflettere ci hanno fatto tornare indietro con la memoria al 13 giugno quando, percorrendo la sopraelevata del Porto, abbiamo letto il pannello delle informazioni Anas. Aveva qualcosa di strano, tanto da indurre chi stava accanto a noi a fare una foto. Poi la scoperta. C’era scritto “Giuda con prudenza”. Abbiamo le prove e le pubblichiamo. E visto che tanti si sono sentiti traditi da questa scelta di eseguire i lavori a novembre, ci sorge un dubbio: non è che forse si trattava di un messaggio subliminale di Anas, volto a mettere in guardia i reggini da ciò che di lì a poco sarebbe accaduto?

Giornalista
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