Guerra aperta

La nuova statale 106 e il caso dei terreni espropriati, gli agricoltori pronti alla battaglia legale: «Qui agrumeti e uliveti secolari»

VIDEO | Il Comitato cittadino si mobilita contro il nuovo tracciato dell'infrastruttura denunciando i danni all’economia agricola e urbana: «Pronti a ricorrere al Tar»

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di Matteo Lauria
21 settembre 2024
16:08

Il dibattito sulla realizzazione della nuova Statale 106, che attraverserà il territorio di Corigliano Rossano, si intensifica. Nel corso dell'incontro tenutosi ieri, i privati espropriati hanno espresso le loro preoccupazioni e annunciato un imminente ricorso al Tar contro il progetto dell'Anas, che prevede espropri di terreni agricoli di pregio, come agrumeti e uliveti secolari.

Le preoccupazioni degli espropriati

Salvatore Acri, presidente del Comitato di Corigliano Rossano, ha affermato: «Siamo contrari al tracciato perché va a toccare una fonte economica fondamentale per il nostro territorio, espropriando terreni di prima classe, agrumeti e uliveti secolari. La nostra economia si basa sull'agricoltura e, pur riconoscendo la validità del progetto dell'Anas, crediamo che debba essere modificato per non danneggiare il tessuto economico del territorio». La mancanza di coinvolgimento della cittadinanza è uno dei punti critici sollevati dal Comitato. «Non si tratta solo di interessi privati, ma di tutelare la città nel suo insieme. Dividere il territorio con questo tracciato è un oltraggio, e mostra l'incapacità politica delle parti coinvolte,» ha aggiunto Acri.


A esprimersi in modo ancora più tecnico è stato l’ingegnere Giuseppe Scorzafave, consulente del Comitato ed ex funzionario Anas, il quale ha messo in luce i vizi procedurali e tecnici del progetto: «Anas si è presentata con un atteggiamento di arroganza, supportata dalla legge “sblocca cantieri”, ma senza mai coinvolgere la cittadinanza in un confronto pubblico. Questo atteggiamento ha portato a un progetto che il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha definito viziato, rilevando lacune nella progettazione che potrebbero far lievitare i costi in modo esorbitante». Uno dei principali punti di contestazione è la scelta del tracciato, che avrebbe potuto seguire un percorso alternativo meno impattante. «Perché non è stata considerata l’alternativa 4, che prevedeva un tracciato a monte, evitando di danneggiare gli agrumeti? Ci ritroviamo invece con un progetto che prevede un viadotto imponente e invasivo sopra lo scalo di Corigliano, definito un “obbrobrio” dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici», ha spiegato Scorzafave. 

L’intervento del legale

A rappresentare legalmente il Comitato nel ricorso al Tat è l'avvocato Giovanni Spataro, del Foro di Cosenza, che ha descritto i punti chiave del ricorso: «I punti che tratteremo sono sia procedurali, per i vizi che riteniamo sussistano nel procedimento adottato da Anas, sia di merito, riguardanti il tracciato e le sue criticità. Crediamo che l'Anas non abbia tenuto in debito conto le istanze della cittadinanza e delle amministrazioni locali, ignorando le deliberazioni dei consigli comunali e il Psa consortile che prevedeva un tracciato diverso». Secondo Spataro, il progetto attuale non tiene conto delle necessità del territorio e dei suoi abitanti: «L’opera strategica della Statale 106 deve sì servire l'interesse pubblico, ma non può ignorare le esigenze dei cittadini. Anas avrebbe dovuto valutare soluzioni meno impattanti per il territorio, ma non lo ha fatto, e questo sarà uno dei principali punti che solleveremo al Tar, sia dal punto di vista procedurale che del merito del progetto».

Il legale ha poi spiegato come i vizi riscontrati si fondino anche sulle perplessità espresse dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici: «Le prescrizioni tecniche ed economiche del Consiglio non sono state affatto considerate durante l’approvazione del progetto. Ci troviamo di fronte a un progetto di fattibilità tecnico-economica lacunoso sotto diversi punti, e sarà nostra cura portare queste criticità all'attenzione del Tar Lazio.»

Esiti incerti ma determinazione ferma

Spataro ha evidenziato come, nonostante la mancanza di pronunce giurisprudenziali specifiche su questo caso, esistano precedenti favorevoli in cui i consigli comunali hanno avuto voce in capitolo su opere strategiche: «Siamo di fronte a un’opera gigantesca, ma la giurisprudenza amministrativa ha già stabilito in casi analoghi che le decisioni di tale portata non possono prescindere dal confronto con i consigli comunali e con i cittadini. Attendiamo di capire quale sarà l’orientamento del Tar e, eventualmente, del Consiglio di Stato». Infine, l’avvocato ha affrontato il tema del bilanciamento tra interesse pubblico e privato: «Il diritto amministrativo si basa sul contemperamento degli interessi. Se da una parte l’amministrazione pubblica deve perseguire il fine pubblico, dall’altra è obbligata a limitare il più possibile i danni per i privati coinvolti. In questo caso, l’esproprio dei terreni agricoli deve essere giustificato da un fine pubblico chiaro, che però deve essere raggiunto senza trascurare le esigenze dei cittadini». Il Comitato e i suoi rappresentanti sono dunque pronti a portare avanti la battaglia in tutte le sedi competenti, per garantire che la realizzazione della Statale 106 non avvenga a discapito dell'economia locale e del benessere del territorio.

 

Giornalista
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