Sparatoria a San Gregorio, condanna per Luigi Mancuso

Lo scorso novembre furono rinvenuti decine di bossoli esplosi da arma
di G. B.
5 luglio 2017
18:31
Sparatoria a San Gregorio
Sparatoria a San Gregorio

Due anni di reclusione per detenzione e porto in luogo pubblico di arma da fuoco. Questa la condanna in abbreviato del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Lorenzo Barracco, nei confronti di Luigi Mancuso, 25 anni, residente a San Gregorio d’Ippona, figlio del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mancuso (cl. ’49, alias ‘Mbroghjia, che sta scontando una condanna definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio). La vicenda processuale nasce dalla sparatoria del 4 novembre scorso nelle strade di San Gregorio d’Ippona quando alle prime luci dell'alba i carabinieri repertarono decine di bossoli esplosi da un arma.

 


Luigi e ed il nipote Giuseppe Ivan Mancuso (la posizione è stata stralciata nel giudizio ordinario) , difesi dall’avvocato Francesco Sabatino, erano stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto il 9 novembre per la sparatoria verificatasi a San Gregorio d’Ippona.

 

Nel corso dell’udienza, i due Mancuso avevano risposto alle domande del gip ammettendo (per quanto concerne la posizione di Luigi Mancuso) di aver sparato decine di colpi con una pistola calibro 7,65 detenuta illegalmente, ma negando di aver avuto alcun conflitto a fuoco con altri soggetti rimasti ignoti. Già nel corso della prima fase della vicenda giudiziaria, dinanzi al gipo Gabriella Lupoli, era caduta l’accusa di tentato omicidio.

 

Luigi Mancuso aveva finito di scontare lo scorso anno una condanna a 5 anni di reclusione per il tentato omicidio di un romeno avvenuto un paio di anni fa a San Gregorio. Lo straniero era stato colpito ripetutamente con un mattone e ridotto in fin di vita nel corso di una lite. G.b.

Giornalista
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