Se i messaggi contro la mafia ad alcuni danno più fastidio della mafia stessa

Il gruppo Pubbliemme ha deciso di fare una scelta di campo e veicolare platealmente un concetto che forse, ad alcuni, e per diversi motivi non è piaciuto
26 marzo 2018
12:58
Il manifesto affisso da Pubbliemme
Il manifesto affisso da Pubbliemme

Titola Gazzetta del Sud, domenica 25 marzo, in apertura della Cronaca di Vibo Valentia, "Pubblicità progresso contro la mafia ma… sugli spazi abusivi – La segnalazione dell’ex sindaco di Jonadi Nazzareno Fialà: l’amministrazione prima autorizza il cartellone e poi ne ordina la rimozione – Gli impianti posizionati in via Mattia Preti sanzionati dalla municipale". Mettiamo ordine, partendo dal presupposto che questo articolo e questi titoli malcelano una gravissima mistificazione.

 


Intanto l’origine della nostra campagna. Cogliendo il messaggio lanciato dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri alla comunità vibonese, nel corso delle ultime conferenze stampa tenute in seguito alle operazioni condotte sul territorio, ovvero "Lo Stato sta facendo la sua parte, ora tocca a voi", il gruppo Pubbliemme LaC - dopo anni in attesa di segnali così incisivi della presenza delle istituzioni in un territorio in cui società civile e imprese hanno dovuto sopportare l’asfissiante presenza delle cosche - ha inteso avviare una campagna outdoor di sensibilizzazione delle coscienze. Ed ha deciso, il gruppo Pubbliemme LaC, di diffondere sui suoi impianti, in tutto il territorio, un monito chiaro "Tu sei Stato, la mafia no – Sostieni la lotta dello Stato alla criminalità organizzata – Denuncia". L’abbiamo fatto per una scelta di campo: utilizzare tutti i nostri mezzi per sostenere l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura antimafia. Ognuno deve decidere da che parte stare e deve farlo non solo per slogan, ma denunciando!

 

Uno di questi manifesti è stato affisso in via Mattia Preti, a Jonadi. Un territorio che negli anni è stato teatro di intimidazioni e attentati dalla matrice estorsiva e nel quale pochi, troppo pochi, hanno avuto il coraggio di denunciare. Qui il consigliere comunale di opposizione a Jonadi, Nazzareno Fialà, chiama la polizia municipale, la induce a sanzionare il cartellone. La ricostruzione che offre a Gazzetta del Sud, nel servizio a firma di Vincenzo Varone – fatto: ex sindaco di Mileto la cui amministrazione è stata commissariata per infiltrazioni mafiose – è assolutamente falsa, strumentale e diffamatoria. Intanto gli «spazi abusivi» (ex sindaco Varone, perché mai scrive al plurale? E perché, neppure per inciso, nel suo articolo non ha trascritto quel che è riportato nel manifesto? E non ci risponda che basta la fotina allegata, la preghiamo…) sono tutt’altro che «abusivi», anzi, sono stati regolarmente autorizzati dal Comune di Jonadi.

 

Assolutamente falsa, poi, è la circostanza secondo cui è stata ordinata la rimozione in seguito all’intervento della polizia municipale che, sì, ha comminato un verbale (al minimo edittale secondo quanto previsto dall’articolo 23 del Codice della Strada), ma senza alcuna sanzione accessoria (non esiste alcun ordine di rimozione). Perché allora sarebbe stato sanzionato quel manifesto? Perché – secondo la polizia municipale sollecitata da Fialà – l’impianto non rispetterebbe la distanza prevista dal Codice della strada rispetto alla carreggiata. Peccato, però, che prima che il Comune di Ionadi autorizzasse quello stesso impianto, esso abbia ottenuto il necessario nulla osta proprio dall’Anas, ovvero l’ente proprietario della Strada.

Ci sovviene una domanda: perché l’ingegnere Fialà ha sollecitato l’intervento della polizia municipale proprio davanti al nostro cartellone contro il racket e non ha fatto altrettanto il giorno prima, quando su quell’impianto erano affissi comuni messaggi pubblicitari?

 

Diamola, però, qualche ulteriore informazione. Per realizzare quell’impianto, Pubbliemme ha inviato una richiesta al Comune di Jonadi quando era sindaco proprio l’ingegnere Fialà: per due anni quella richiesta non ha ottenuto alcuna risposta. Abbiamo appreso che quell’impianto avrebbe infastidito alcuni congiunti dello stesso consigliere d’opposizione, i quali posseggono un’attività commerciale nelle vicinanze. Da qui l’ostilità, palesatasi in più occasioni, nei nostri confronti.

 

Con l’insediamento del sindaco Arena, otteniamo l’autorizzazione attesa, ciò – peraltro – dopo aver ottenuto, come anticipato, il nulla osta dell’Anas. Ci chiediamo, è possibile che un amministratore pubblico o un politico utilizzi il proprio ruolo per fini personali? E la stessa Polizia municipale – il cui verbale è stato impugnato e, siamo certi, verrà anche annullato – perché non ha ritenuto opportuno consultare l’Ufficio tecnico del Comune?

 

Ovviamente agiremo in tutte le sedi giudiziarie contro quest’ennesima azione diffamatoria e lesiva perpetrata nei nostri confronti. Contestualmente invitiamo l’ex sindaco di Jonadi a mostrare altrettanta determinazione nel combattere la sua personale battaglia contro quel nostro impianto in via Preti, legittimo, autorizzato, tutt’altro che abusivo, per denunciare quei mafiosi che hanno messo mani e piedi, con il racket, col piombo e col cemento, nella sua Jonadi, nella vicina Vena Superiore e nella zona industriale di Vibo Valentia.

 

CdA Gruppo Pubbliemme

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